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Guerre civili

L'ideale politico rimaneva allora l'unità di fede, la riforma protestante ha creato un cambiamento che non poteva non portare a divisioni e guerre.


Non fu soltanto un fatto religioso, anche un fatto politico con ripercussioni politico/sociali sia in ambito nazionale sia in quello internazionale. Infatti ha prodotto un fermento di divisione all’interno della vita di ogni nazione che portò a delle vere e proprie guerre civili. Ognuno dei due campi voleva assicurare la sua supremazia, non si poteva immaginare di coabitare con l'altro, così il XVI secolo segna l’inizio di un periodo di guerre di religione che sono la conseguenza della rottura dell’unità religiosa. Proprio in quel momento si capì che non si poteva farsi la guerra per sempre, estirpare un'eresia con la forza delle armi. Si cercò un compromesso, quindi questo periodo di guerre religiose, ci fu anche quello delle paci delle religioni, inizia l'idea di tolleranza, i vari stati per far cessare le guerre, hanno cercato di arrivare ad un compromesso politico/religioso che permettesse ai seguaci delle due religioni di coabitare all’interno dello stesso Stato. Fra questi compromessi ricordiamo:

La Francia era equamente divisa tra cattolici e protestanti, non c’era predominio né di una parte, né di un’altra. La lotta contro le nuove correnti di riforma e contro le nuove eresie cominciò agli inizi del 1560 e fu affidata a degli inquisitori nominati dai vescovi col placet (poco concesso) del parlamento e del re. La politica religiosa di Francesco I (1515-1547) fu fino al 1540 esitante, da questa data in poi, invece, effettuò una politica repressiva contro i protestanti

Nel 1543 il re di Francia pubblicò le Lettere patenti, che contenevano gli articoli della vera fede e l’indice dei libri proibiti Nel 1547 muore Francesco I e gli succede Enrico II (1547-1559) che promulga, nel 1551, l’editto di Chateaubriant e, nel 1559, quello di Ecoven: due editti repressivi. Il re, pur volendo, non poté svolgere un’azione repressiva contro i protestanti, come avveniva in Spagna, perché era ostacolato dal parlamento.

La pace di Cateai-Cambreis (aprile 1559), stipulata fra il re di Francia Enrico II e il re di Spagna Filippo II, permette ai due re cattolici di dedicarsi all’estirpazione delle eresie nei loro rispettivi paesi. Dal 1560 fino alla fine del secolo, in Francia si vive un nuovo periodo di disordini e violenti scontri: una guerra civile, fra gli appartenenti alle due professioni religiose. Si arriva alla guerra civile perché: la scomparsa di Enrico II porta a un indebolimento del potere reale provocato dall’instabilità dell’istituzione monarchica. Infatti per quasi 40 anni il trono sarà occupato sia da giovani re (Francesco II; Carlo IX) sia da sovrani rinnegati dai sudditi (Enrico III; Enrico IV);

La nascita del partito protestante degli Ugonotti è legata alla diffusione del calvinismo, che prima degli anni ’60 era diffuso soltanto fra il popolo, anche presso la nobiltà. Questo partito vuole ottenere la libertà di religione e di far cessare l’egemonia politico/religiosa della cattolicissima Spagna.

Con la morte di Enrico II, diventa reggente di Francia Caterina dei Medici, la quale nella speranza di promuovere una forma di coesistenza pacifica tra le due confessioni, abbandonò la politica repressiva dei suoi predecessori. Ma lo scontro fu inevitabile, e si arrivò a una serie di massacri, il peggiore dei quali fu quello di Saint Barthelemy dell’agosto del 1572, durante il quale furono massacrati tutti gli Ugonotti di Parigi e dintorni.

Il nuovo re di Francia, Enrico IV di Navarra, al momento della sua ascesa al trono era il capo degli Ugonotti francesi e per questo, in un primo momento fu rinnegato dai sudditi cattolici, che si erano costituiti nel movimento della Lega. Questo movimento era appoggiato dal papa e dal re di Spagna, che voleva riportare sul trono di Francia un re cattolico. Però il re Enrico IV fu alquanto abile perché, al fine di riconquistare il favore dei cattolici, nel 1593, nella basilica di Saint-Denis, abiurò solennemente e quindi ritornò alla fede cattolica. Nel 1594 ricevette l’unzione sacrale e finalmente entrò a Parigi. Nell’aprile del 1598, sotto il suo regno, si arriva alla promulgazione dell’editto di Nantes. Con questo editto, il re Enrico IV cercò di organizzare la coesistenza pacifica tra le due confessioni e questo implicava: il riconoscimento del fatto protestante, il riconoscimento di una esistenza legale alla religione cosiddetta riformata; la riaffermazione del diritto cattolico, cioè il riconoscimento del carattere cattolico del regno di Francia. Con questa norma si ponevano dei limiti alla diffusione delle eresie nel regno di Francia. Queste due norme che sono in contrapposizione, hanno reso l’editto ambiguo e quindi sarà contestato sia dai cattolici, sia dagli stessi protestanti.

L’editto concedeva ai protestanti i seguenti privilegi (e non riconosceva dei diritti):

Il fatto che ai protestanti venivano concessi dei privilegi e non riconosciuti dei diritti indicava chiaramente che non s’intendeva stabilire la parità fra cattolici e protestanti. Infatti Enrico, nell’apertura dell’editto, si presenta come il re cristianissimo, che vorrebbe vedere i propri sudditi ritornare alla fede cattolica. Questo editto ha lo scopo di ristabilire il cattolicesimo in Francia. In sintesi possiamo affermare che l’editto di Nantes fu un editto di tolleranza, dove tolleranza sta ad indicare che i protestanti venivano sopportati come un male minore rispetto al male maggiore della guerra civile.