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La fine degli Hohenstaufen

Con Corradino si estingueva la casa degli Hohenstaufen, la cui ambizione e insieme utopia fu quella di piantare una propria potenza familiare nel­l'Ita­lia mer­dionale


Federico II era rimasto in Italia, dove il legato Gregorio di Montelongo animava la resistenza dei comuni lombardi contro l'imperatore.

Nelle lotte furi­bonde tra Guelfi e Ghibellini il paese divenne campo di devastazioni e gli opposi­tori dell'imperatore, specie gli ecclesiastici e i frati mendicanti, dovettero speri­mentare la ferocia della sua vendetta. Finché la battaglia presso Parma, con la vit­toria della Lega, segnò il de­clino della potenza imperiale. Federico abbandonò al­lora l'alta Italia, la­sciandovi il figlio Enzo, fatto prigioniero l'anno successivo dai Bolognesi a Fossalta e si ritirò in Puglia dove, vittima di un attacco di dissente­ria, morì il 13 dicembre 1250 nel Castello di Fiorentino, presso Lucera, pentito e assolto dalla scomunica da parte dell'arcivescovo di Palermo.

La lotta proseguì anche dopo la morte di Federico. Innocenzo IV, da Lione, tornò in Italia nel 1251, stabilendosi però a Perugia, deciso a non più tolle­rare gli Hohenstaufen sul trono imperiale. Contro Corrado IV, figlio e successore dell'imperatore, fece predi­care la crociata e lan­ciò la scomunica.

Quando poi Corrado IV, al­l'inizio del 1252, chiamato dai Ghibellini, scese in Italia per unirsi a Manfredi, suo fratellastro e principe di Taranto, il papa gli tagliò la strada e offrì la corona di Sicilia al principe inglese Edmondo (1253).

Corrado morì nel maggio 1254, a soli 26 anni. Per il figlio suo minorenne Corradino (nato nel 1252), assunse la reggenza nell'Italia meridionale Manfredi, contro cui proseguì la lotta il nuovo papa, il card. Conti, eletto il 18 dicembre 1254, col nome di Alessando IV (1254-61).

Manfredi, nonostante la scomunica pa­pale, ricevette la co­rona di Sicilia offertale dai grandi di quella terra e, dimentico dei suoi obblighi verso il nipote Corradino, si fece incoronare a Palermo (1258), estendendo gradatamente la sua potenza nell'Italia centrale e setten­trionale, grazie all'aiuto dei ghibellini.

In Germania, dopo la morte di Guglielmo d'Olanda (1256), si ebbe di nuovo una doppia elezione: il collegio dei sette principi elettori elesse il conte Riccardo di Cornovaglia, fratello del re Enrico III d'Inghilterra; mentre il partito del­l'arcivescovo di Treviri elesse re Alfonso X di Castiglia, nipote di Filippo di Svevia. Ma in realtà l'impero rimase privo di un capo supremo.

Il 29 agosto 1261 fu eletto Urbano IV (1261-64), francese di na­scita, già patriarca di Gerusalemme, il quale bandì una crociata contro Manfredi e, nel 1263, offrì il regno a Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia s. Luigi IX, il quale sceso con un esercito in Italia (1265) rice­vette l'investitura feudale; quindi, a Roma, da cinque cardinali, fu inco­ronato re dell'Italia meridionale (gennaio 1266).

Un mese dopo, con la battaglia di Benevento (25 febbraio 1266), Urbano IV riportò vittoria su Manfredi che morì in combattimento. Così Carlo d'Angiò divenne pa­drone del regno e condusse nell'Italia cen­trale e settentrionale una po­litica guelfa in favore del papa.

Nel 1267 vi fu un ultimo tentativo di ri­conquista del regno da parte del quindicenne Corradino, duca di Svevia e re di Gerusalemme e di Sicilia, chiamato dai Ghibellini d'Italia. Dopo qualche successo ini­ziale fu però sconfitto a Scurcola-Tagliacozzo da Carlo (23 agosto 1268). Fatto prigioniero, fu processato e decapi­tato, insieme a dieci nobili compagni, il 29 ottobre 1268 a Napoli.

Con Corradino si estingueva la casa degli Hohenstaufen, la cui ambizione e insieme utopia fu quella di piantare una propria potenza familiare nel­l'Ita­lia mer­dionale, in contrasto con i diritti feudali del papa e la vo­lontà di congiungere la co­rona siciliana con quella germanica, co­stringendo la Curia romana a cercare un appoggio nella Francia, la nuova grande po­tenza nascente in Europa. La fine degli Hohenstaufen coinvolse l'auto­rità imperiale che venne profonda­mente scossa. Ma anche il pre­stigio del papato ne uscì debilitato da quella lunga e rovi­nosa guerra contro l'im­pero degli Hohenstaufen.

L'Italia andava sempre più disgregandosi politicamente, men­tre cresceva la forza e l'indipendenza dei comuni. Il regno dell'Ita­lia meri­dionale cadde sotto il dominio di Carlo I d'Angiò perdendo così l'unità e la floridezza acquistata con i Normanni e sviluppata da Federico II.