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Padre Pio

 

La Storia

La Vita di Padre Pio da Pietrelcina - il frate dei miracoli

La nascita a Pietrelcina. L'infanzia.

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Era il pomeriggio del 25 maggio 1887, cadeva di mercoledi', nel cuore della vecchia Pietrelcina, una localita' del Sannio in provincia di Benevento, nel rione Castello - cosi' chiamato perche' un tempo, al posto delle arroccate case secolari, che furono edificate sulla roccia della Morgia, c'era il castello longobardo - poco distante dalla piazza del municipio, nasce da Grazio Maria Forgione (1860-1946) e Giuseppa De Nunzio (1859-1929), il piccolo Francesco, (il futuro Padre Pio), cosi' chiamato per la devozione che la mamma aveva per il poverello di Assisi. Talune fonti indicano la sua nascita nel primo pomeriggio, altre intorno alle ore del tramonto. E quest'ultima versione e' avallata proprio dalla mamma del piccolo che ricorda di aver partorito da sola in casa senza l'aiuto del marito. Lei stessa, quel giorno aveva deciso di interrompere in anticipo il lavoro nei campi, perche' sentiva che mancava poco alla nascita. Aveva lasciato il marito con qualche ora di anticipo rispetto al previsto e gli aveva raccomandato di non tardare. L'uomo l'aveva rassicurata dicendogli che di li' a poco l'avrebbe raggiunta. Il lavoro nei campi si prolungo' oltre il previsto e cosi' il marito arrivo' a casa quando il bambino era gia' nato.

Quella della famiglia Forgione era la vita dura e semplice dei contadini, fatta di lavoro onesto ed intessuta di una profonda fede cristiana. I genitori non risparmiarono sacrifici per crescere i loro sette figli ed educarli nel timore di Dio. Entrambi frequentavano la chiesa del paese ed onoravano come tutti i Pietrelcinesi le numerose festivita' e ricorrenze religiose che si succedevano durante l'arco dell'anno.

L'attivita' di sostentamento, per quasi tutti gli abitanti del luogo, era costituita principalmente dall’agricoltura: semina, vendemmia, raccolta delle olive, pascolo delle pecore, mietitura erano le occupazioni che assorbivano la vita di quell’umile gente. A quei tempi il popolo era diviso in piu' ceti sociali. C'erano i grandi proprietari terrieri, i piccoli possidenti (come Grazio Maria) e i braccianti, cioe' coloro che dipendevano dalle prime due categorie e che lavoravano direttamente per esse. Grazio Forgione, detto Zi' Grazio, era un uomo allegro, volonteroso, "dalla parlata dialettale e dai modi talvolta sbrigativi e rudi". La moglie Giuseppa, chiamata mamma Peppa, era "una donna amabile e religiosa e che tutti ricordano come una popolana dai tratti di gran signora". Era quest'ultima ad occuparsi della famiglia, soprattutto quando il marito, per ragioni di lavoro, era costretto ad allontanarsi. Lo faceva con un impegno e una dedizione tale da permettere al consorte di partire anche per lunghi periodi.

Quando per esempio Francesco espresse il desiderio di studiare per farsi monaco non esito' a lasciare la famiglia per guadagnare il necessario per il figlio studente. Il piccolo Francesco era il quartogenito, ma la famiglia si sarebbe ingrandita ancora perche' dopo di lui arrivarono altre tre sorelle.

Francesco era un bimbo calmo e tranquillo; non era capriccioso ed ubbidiva sempre ai genitori. Era un ragazzo esemplare, aveva trascorso l'infanzia e l'adolescenza come ogni bambino, secondo una vita ordinaria che era comune a tutti i ragazzi di allora, alternandosi tra i piccoli lavori campestri e il pascolo delle pecore. Talvolta appariva persino troppo schivo . Amava la solitudine ed aveva una particolare predilezione per la chiesa "Santa Maria degli Angeli", oggi "Sant.'Anna", dove imparo' le prime nozioni di dottrina cristiana e dove spesso si isolava, d'accordo con il sacrestano, per stare in compagnia di Gesu' sacramentato.

Spesso la mamma lo invitava a trascorrere un po' di tempo con gli amici, ma egli rispondeva che non ci voleva andare, perche' "essi bestemmiavano."

Mentre era intento ai piccoli lavori ai quali la famiglia lo incaricava, il piccolo Francesco, se era solo, recitava il rosario; se invece si trovava in compagnia di qualche amico, si divertiva insieme a loro a modellare oggetti di ogni tipo con la creta. Preferiva realizzare in maniera molto artigianale le figure dei santi, l’Arcangelo Michele per esempio, al quale fu devotissimo per tutta la vita, e, in prossimita' delle feste di Natale il presepe, il bambin Gesu' e i pastorelli.

Fin da giovanissimo senti' vivo il desiderio della sofferenza per amore di Gesu'. A volte, e lo testimonia proprio la mamma di Francesco, anziche' coricarsi nel letto preferiva dormire a terra e tenere come capezzale una pietra. Altre volte si sottoponeva spontaneamente ad asprissime penitenze.

Una ricerca affannosa di solitudine e di sofferenza che cresceva con il passar del tempo e che era una preparazione in vista della sua missione apostolica.

Francesco era molto riservato, di carattere umile ed accomodante, tuttavia era selettivo nelle amicizie, evitava scrupolosamente di accompagnarsi con "ragazzi dall'occhio falso, gli scostumati dalla parola facile, gli insinceri, quelli che non erano buoni e bravi ragazzi". Egli apprese le prime elementari nozioni scolastiche da un contadino che aveva frequentato la scuola elementare, costui gli insegno' a leggere e scrivere; quando si manifesto' l' ispirazione a consacrarsi alla vita religiosa Francesco continuo’ gli studi da maestri privati, ( tra i piu' noti il maestro Caccavo con il quale sporadicamente si incontrava anche dopo la sua ordinazione sacerdotale) finche' il 6 gennaio del 1903 parti' per il noviziato.

L'entrata in noviziato.

Come ho gia' detto la data precisa dell’entrata di Francesco nel locale convento di Morcone in provincia di Benevento, per il noviziato, risale al 6 gennaio 1903. Il futuro Padre Pio aveva allora 15 anni. Da quel momento il giovane fraticello abbandonera' definitivamente "le delizie" e le tentazioni del mondo per legarsi fino alla fine dei suoi giorni ai voti di poverta', di obbedienza e di castita'. E' in questa circostanza che decidera' di consacrarsi per sempre a Dio. Sulla soglia di casa prima di partire, il piccolo Francesco chiese la benedizione della madre. Ella sconvolta gli disse: "Figlio mio...tu mi stracci il cuore, ma in questo momento di distacco non pensare al dolore di tua madre. San Francesco ti chiama e tu devi andare". Per tutta la notte precedente la partenza, il fanciullo non aveva fatto altro che torturarsi ed assillarsi, ma il Signore proprio in quei momenti lo aveva confortato ed incoraggiato dandogli la forza di non versare nemmeno una lacrima.

Il 22 gennaio dello stesso anno, dopo una buona settimana di esercizi spirituali, nei quali il piccolo Francesco coversa solo con Dio e con nessun altro, indossa l'umile saio del cappuccino e riceve il nome di Fra Pio da Pietrelcina. In questo contesto decide di offrire la sua esistenza per il bene dell'umanita' attraverso la sofferenza trovando conforto ai mali del mondo terreno attraverso la devota ed insistente preghiera, che ha sempre contraddistinto la sua vita e il suo apostolato.

Il periodo di noviziato fu durissimo per Fra Pio; si sa che la vita conventuale e' soggetta a regole rigidissime, ma nel periodo che precede la nomina dei voti solenni i giovani frati sono costretti a discipline ancor piu' dure. Fra Pio affronto' questo periodo con tutta la serenita' e lo spirito di adattamento che solo un'anima eletta dal Signore puo' avere. Le rigide regole imposte dalla vita in convento erano da lui accettate con rispettosa umilta' ed esemplare obbedienza, egli non trascuro' nessuna delle disposizioni impartite dai suoi superiori. Scrive ancora Alessandro da Ripabottoni - Con quali propositi entro’ in convento e con quale impegno Fra Pio visse l’anno di noviziato ? Ce lo dice lui stesso in una lettera autobiografica del 1922...Il Signore faceva intendere al quindicenne Francesco che per lui "il posto sicuro, l’asilo di pace era la schiera della milizia ecclesiastica. E dove meglio potro’ servirti, o Signore, se non nel chiostro e sotto la bandiera del poverello di Assisi...Che Gesu’ mi faccia la grazia di essere un figlio meno indegno di San Francesco"-. (Padre Pio da Pietrelcina - A. da Ripabottoni - pagg.28-29 - Ed. Padre Pio da Pietrelcina).

Finalmente arrivo' il giorno della nomina dei voti solenni che avvenne il 27 gennaio del 1907, a Sant'Elia a Pianisi in provincia di Campobasso, dove compi' anche gli studi liceali e ginnasiali. Piu’ tardi, e piu’ precisamente negli ultimi mesi del 1905 fu trasferito dal Convento di Sant’Elia a Pianisi a San Marco La Catola, in provincia di Foggia, dal quale ripartira’ per tornare nuovamente in provincia di Campobasso nell’aprile del 1906.

Le malattie, le prostrazioni fisiche, il ritorno a Pietrelcina.

Fu proprio in quel periodo che il fisico di Fra Pio, provato dalle penitenze e dagli sforzi che si imponeva, comincio' ad accusare i primi segni di stanchezza; una debolezza che si manifestava nel corpo e nello spirito e che costrinse i superiori del convento di Sant'Elia a Pianisi a rimandarlo a Pietrelcina nella speranza che l'aria di casa e la presenza della famiglia potesse giovare alla sua salute malferma.

E' durante la sua permanenza a Pietrelcina che egli compie i passi piu' importanti della sua vita spirituale e getta le basi per quella che dovra' essere la sua futura missione apostolica. Egli trascorre giornate intere assorto in preghiera. Ore di intensa e devota contemplazione, isolato dai rumori della frenetica vita del paese, nei campi o nei boschi di Piana Romana a Pietrelcina, dove i genitori possedevano degli appezzamenti di terra e un casale, oppure nella stanza della torretta della sua casa natale, dove si dedicava a letture spirituali e alla fervente invocazione del Signore.

Alla fine del 1907 fa ritorno a Serracapriola dove aveva trascorso un breve periodo subito dopo l'emissione dei voti solenni, finche' nel novembre dell'anno dopo si trasferi' nel convento di Montefusco in provincia di Avellino, luogo nel quale completo’ i suoi studi di teologia.

Ma fu nel Duomo di Benevento che si realizzo' il suo sogno, il 19 dicembre del 1908. Il giovane fra Pio ricevette gli ordini minori e alcuni giorni dopo il suddiaconato. Nel luglio del 1909 divennne diacono nella chiesa del convento di Morcone e finalmente il 10 agosto del 1910 e' il momento della sua consacrazione sacerdotale da parte di Mons. Paolo Schinosi, arcivescovo di Marcianopoli. Quattro giorni dopo celebrera' la sua prima messa proprio a Pietrelcina nella stessa chiesa dove 23 anni prima fu battezzato.

Padre Pio e il diavolo.Vessazioni, tentazioni diaboliche e protezione divina.

Il diavolo ha una rilevanza fondamentale, nella vita del "frate stigmatizzato". Satana non ha potuto affliggerlo con l' ossessione ne tantomeno con la possessione, ma non gli ha risparmiato ogni sorta di tentazioni, che erano dirette ad impedire che avesse contatti anche solo epistolari con i suoi direttori spirituali. Lo scrive Padre Tarcisio da Cervinara desumendolo da brani tratti dall'Epistolario: "Il diavolo mette tutto il suo diabolico artificio per impedire che riveda Padre Agostino, come pure cerca di ostacolarlo ogni volta che vorrebbe scrivergli, vorrebbe privarlo anche della sua direzione spirituale, vera tavola di salvezza; e Padre Pio deve farsi sempre tanta forza ogni volta che deve comunicare a Padre Agostino le sue cose. Specialmente quando si tratta di rivelare al padre spirituale le infernali insidie, Satana si dispiace immensamente: " Mi va suggerendo di tralasciare di narrarvi cio' che passa tra me e lui, e mi insinua di narrarvi piuttosto le buone visite, le sole che possono piacervi ed edificarvi".

"I cosacci" pretendono poi dal Padre che, nel ricevere una lettera dal suo direttore spirituale, egli la strappi prima di aprirla o che la getti nel fuoco, dicendogli che: "Se cio' facevo si sarebbero ritirati per sempre e non mi avrebbero piu' molestato". In una lettera di Padre Agostino- scrive ancora Padre Tarcisio da Cervinara, ricavando i testi delle lettere dall'Epistolario del frate stigmatizzato - il foglietto arrivo' in bianco; ed in un'altra lettera il foglietto fu trovato tutto imbrattato di inchiostro. Padre Pio annota a questo punto: " Le lettere scritte ci sembrano in principio illeggibili, ma dietro che vi ponemmo sopra il crocifisso si fece un po' di luce tanto da potersi leggere sebbene a stento". Il Padre pensa che in questi casi vi sia una vendetta di Barbablu'. (Il diavolo nella vita di Padre Pio Padre Tarcisio Da Cervinara pagg.38-39 Ed. Padre Pio da Pietrelcina)

Per tutto il corso della sua vita, ma in special modo fino ai 30 anni, Padre Pio fu duramente provato e tentato dal demonio che insistentemente attaccava la sua anima per allontanarlo da quella fede devota e strapparlo a Dio. Le vessazioni diaboliche furono numerosissime come lui stesso scrive ai suoi direttori spirituali. Padre Pio non tralascia di confidare i particolari specifici di queste cruente lotte contro "Barbablu'".

Padre Pio era convinto che tutto cio' rientrasse nei disegni di Dio, pertanto accettava con umile rassegnazione qualunque circostanza dettata dal volere del Cielo. Erano tuttavia episodi che lasciavano un segno indelebile nell'anima del giovane fraticello di Pietrelcina, erano avvenimenti cosi' sconvolgenti ed aberranti che solo un'anima santa come la sua poteva sopportare e vincere.

Padre Pio fu tentato da Satana in tutti i modi, tuttavia non aveva mai ceduto alle fosche trame e alle lusinghiere ed allettanti promesse che gli prospettava il maligno. I dubbi, la svogliatezza, i sentimenti di indifferenza e di sgomento furono frequentissimi, essi arrivavano a colpire nell'intimo il povero fraticello e le argomentazioni piu' frequenti che si instauravano con i suoi direttori spirituali vertevano quasi esclusivamente su tutte quelle amare e pesanti tribolazioni che a causa del demonio la sua anima era costretta a patire.

"Le tentazioni", - dice il suo direttore spirituale - "sono come il fuoco che purificano. Esse sono come colpi di martello e di scalpello con cui il divino Artefice, prepara le pietre, cioe' le anime elette, che dovranno far parte dell'edificio eterno" - ed ancora - " Sembra a prima vista che le tentazioni macchino anziche' purificare lo spirito. Ma non e' cosi'. Le tentazioni sono come il sapone, il quale diffuso sui panni sembra imbrattarli ed in verita' li purifica. L'essere tentato, e' segno evidente che l'anima e' bene accetta da Dio. Le tentazioni quindi non sono un castigo, ma prove di amore, e bisogna gioire per questo. Sono segno di predilezione divina, sono la prova dell'anima che Dio vuole sperimentare quando la vede in forze necessarie a sostenere il combattimento ed intessersi il serto della gloria".(Il Diavolo nella vita di Padre Pio - pag.53 - Padre Tarcisio Da Cervinara).

"Gli attacchi satanici contro il Padre allora sono continui, rabbiosi, furenti; e sono pure crudeli, efferati, spietati.

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I testi dell'Epistolario lo indicano a chiare lettere.

"L 'altra notte, - confida il frate a Padre Agostino - la passai malissimo; quel cosaccio da verso le dieci che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi in continuazione.

Molte furono le diaboliche suggestioni, che mi poneva davanti alla mente, pensieri di disperazione, di sfiducia verso Dio. Ma viva Gesu', poiche' io mi schernii col ripetere a Gesu': vulnera tua merita mea.

Alle cinque del mattino, allorche' quel cosaccio ando' via, un freddo si impossesso' di tutta la mia persona da farmi tremare da capo a piedi, come una canna esposta ad un impetuosissimo vento.

Duro' un paio d'ore. Andai del sangue per la bocca" ("Il diavolo nella vita di Padre Pio" - Padre Tarcisio da Cervinara pag. 35 Ed. Padre Pio Da Pietrelcina)

Ma il demonio non sempre e' solo a tentare la povera ed umile anima del frate di Pietrelcina, esso e' accompagnato come dice lui stesso da numerosi "satelliti". Padre Pio scrive ancora al suo direttore spirtuale:

"...State a sentire quello che ebbi a soffrire poche sere fa da quegli impuri apostati.

Era gia' notte avanzata, incominciarono il loro assalto con un rumore indiavolato, e sebbene nulla vedevo in principio, capi' pero' da chi era prodotto questo si' strano rumore: e tutt'altro che spaventarmi, mi preparai alla pugna con un beffardo sorriso sulle labbra verso costoro. Allora si che mi si presentarono sotto le piu' abominevoli forme e per farmi prevaricare incominciarono a trattarmi in guanti gialli; ma grazie al cielo, li stringai per bene, trattandoli per quello che valgono. Ed allorche' videro andare in fumo i loro sforzi, mi si avventarono addoso, buttando per aria guanciali, libri, sedie, emettendo in pari tempo gridi disperati e pronunciando parole estremamente sporche" (Epistolario I pag.330).

Satana - scrive Padre Tarcisio da Cervinara - minaccia ancora il Padre "che si ostinera' a non dargli retta, e allora con lui fa cose che mente umana non potra' immaginare giammai".

La convinzione che sia il Nazareno l'artefice delle tentazioni diaboliche in Padre Pio si intuisce dalle parole che il frate scrive in quest'altra lettera che reca come destinatario il nome di Padre Agostino; egli testualmente dice:

"...Gesu' non cessa di volermi bene, anche contro ogni mio demerito, perche' non cessa di farmi affliggere di piu' da quei brutti ceffoni.

Oramai sono sonati ventidue giorni continui che Gesu' permette a costoro di sfogare la loro ira con me. Il mio corpo, padre mio, e' tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici. Piu' di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotermi in tale stato. Ora ditemi, non e' stato Gesu' che mi ha aiutato in questi si' tristi momenti in cui, si' privo di tutti, i demoni hanno cercato di distruggermi e perdermi ? E aggiungete ancora che anche dopo che costoro si sono allontanati, sono rimasto svestito per molto tempo, perche' impotente a muovermi, con questa stagione si' rigida. Quanti malanni si sarebbero dovuti scatenare su di me, se il nostro dolcissimo Gesu' non mi avesse aiutato ! Ignoro quello che mi accadra'; so' soltanto pero' una sola cosa con certezza, che il Signore non verra' mai meno nelle sue promesse: - Non temere, io ti faro' soffrire, ma te ne daro' anche la forza - mi va ripetendo Gesu'. Desidero che l'anima tua con quotidiano ed occulto martirio sia purificata e provata; non ti spaventare se io permetto al demonio di tormentarti, al mondo di disgustarti, alle persone a te piu' care di affliggerti, perche' niente prevarra' contro coloro che gemono sotto la croce per amor mio e che io mi sono adoperato di proteggere- Quante volte - mi ha detto pocanzi Gesu' " - mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso". (Epistolario I - pagg.338-339.).

Il servizio militare, Padre Pio a Pietrelcina.

Le sofferenze di Padre Pio furono molteplici, egli soffri, nella carne e nello spirito, i patimenti del Cristo sulla Croce. Padre Pio negli ultimi anni della sua vita fu colto anche da un'aridita' di spirito, si sentiva sfiduciato, non aveva piu' il desiderio di pregare, si sentiva impotente davanti a chi continuava a chiedergli aiuto. Padre Pio in sintesi provo' la cosiddetta "notte dei sensi", quella sensazione dell'abbandono di Dio, prima di salire al Cielo, la stessa tensione emotiva che aveva provato il Redentore sulla croce prima di morire; ma ritornero' su questo argomento in un'altra sede, dove lo sviluppero' in modo piu’ accurato.

Padre Pio era provato dagli enormi sforzi che egli stesso imponeva al suo fisico, ore interminabili assorto in preghiera o in confessionale, un ministero intenso e sfibrante che lo teneva impegnato per la maggior parte della giornata. Una esemplare ed ammirevole volonta' di servire Dio a tutti i costi, un caparbio desiderio di celebrare la SS. messa di incontrare Gesu' sacramentato, nonostante le sue condizioni di salute talvolta non glielo permettessero.

Se uniamo ad un fisico cosi' duramente provato dalla fatica e dal sacrificio, anche la scarsa alimentazione, beh dobbiamo proprio dedurre che solo una volonta' di ferro e un'anima eletta da Dio puo' aver sopportato senza colpo ferire, tutti i dolori e le sofferenze delle quali quotidianamente era "vittima".

Le note ipertermie, le cosiddette febbri elevatissime hanno contraddistinto una parte della giovinezza del "frate stigmatizzato", soprattutto nel periodo durante il quale indossava l'uniforme militare nel corso della prima guerra mondiale, febbri tuttavia che nemmeno la scienza medica di oggi riuscirebbe a spiegare. Certe volte il termometro riusciva a segnare temperature elevatissime. Non potendole misurare con i normali termometri in uso negli ospedali, si ricorreva ai termometri da bagno che arrivavano addirittura ai 48°. Per questi motivi e per altri connessi al suo stato di salute Padre Pio fu mandato dapprima in licenza di convalescenza e poi definitivamente posto in congedo assoluto - riformato perche' affetto, secondo la diagnosi dei medici, da "broncoalveolite doppia".

"Durante la sua permanenza a Pietrelcina - dice Padre Antonio Gambale, attuale parroco del piccolo centro beneventano - dopo che fu congedato, Padre Pio esercitava tutte le attivita' che si svolgono in una normale parrocchia. Preparava i ragazzi alla prima Comunione, alla Cresima, li seguiva in quello che doveva essere il loro cammino di fede. C'e' una lettera del 1912 indirizzata al Padre provinciale nella quale Padre Pio confida di essere sfinito dopo aver preparato addirittura piu' di 400 persone tra bambini e adulti. Pietrelcina e' importante nella spiritualita' di Padre Pio non soltanto perche' qui e' nato, e' diventato cristiano, ha maturato la sua vocazione religiosa, ma proprio perche' da questa comunita' e' sbocciato questo dono di Dio, dato, come lo definisce il Papa all'umanita' intera ".

La prima volta che l'umile servo di Pietrelcina vide S.Giovanni Rotondo, fu nel luglio del 1916, accompagnato da Padre Paolino da Casacalenda. Si trattava soltanto di una visita, ma in quel luogo, cosi' selvaggio e cosi' tranquillo, Padre Pio, si sentiva piu' vicino a Dio, riusciva ad instaurare un vero colloquio con il Padre Celeste; infatti poco piu' tardi chiedera' al superiore di essere assegnato al piccolo convento di S.Giovanni Rotondo. Il Padre superiore gli accorda il trasferimento e il paesino sul Gargano diventa "la sua dimora" per oltre 50 anni, fino alla morte avvenuta nelle prime ore della mattina di lunedì 23 settembre 1968.

In questo luogo di pace e tranquillita', tanto caro a Padre Pio, avviene il prodigio della trasverberazione e delle stimmate, che il Signore gli aveva gia' preannunciato qualche anno prima durante la sua permanenza a Pietrelcina. Le mistiche ferite che lo segneranno definitivamente per 50 anni e che lo faranno vivere in "concetto di santita'", furono preannunciate la sera del 5 agosto 1918. Egli stesso lo riferisce in una lettera al suo Padre spirituale:

" Me ne stavo confessando i nostri ragazzi la sera del 5, quando, tutto ad un tratto, fui riempito di un estremo terrore alla vista di un Personaggio Celeste che mi si presento' dinanzi all'occhio dell'intelligenza.

Teneva in mano una specie di arnese, simile ad una lunghissima lancia di ferro con una punta bene affilata, e sembrava che da essa punta uscisse fuoco. Vedere tutto questo e osservare detto Personaggio scagliare con tutta violenza il suddetto arnese nell'anima mia, fu tutto una cosa sola ! A stento emisi un lamento, mi sentivo morire ! Dissi al ragazzo che si ritirasse perche' mi sentivo male e non sentivo la forza di continuare. Questo martirio duro' senza interruzione fino al mattino del giorno 7. Cosa io sofrii in questo periodo si' luttuoso io non so dirlo ! Persino le viscere vedevo che venivano strappate e stiracchiate dietro quell'arnese, e tutto era messo a ferro e a fuoco ! Da quel giorno in qua' io sono stato ferito a morte. Sento nel piu' intimo dell'anima mia una ferita che e' sempre aperta e mi fa spasimare assiduamente. Non e' questa una nuova punizione inflittami dalla Giustizia Divina ? Giudicatelo voi quanta verita' sia contenuta in questo e se io non ho tutte le ragioni di temere, di essere in un'estrema angoscia..." (Epistolario I pagg.1065-1066).

Pensate lo stato d'animo del povero fraticello. Ecco cosa scrive al padre spirituale a questo riguardo: "Mio carissimo padre , vorrei per un solo istante scoprirvi il mio petto per farvi vedere la piaga che il dolcissimo Gesu' amorosamente vi ha aperto in questo mio cuore. Esso finalmente ha trovato un amante che si e' talmente invaghito di lui, che non sa piu' inasprirlo. Questo amore voi lo conoscete. E' un amante che non si adira mai con chi l'offende. Infinito e' il numero delle misericordie di lui che il mio cuore porta con se'. Ed allorche' gli domando che cosa ho fatto per meritare tante consolazioni, lui sorride e mi va ripetendo che a tanto intercessore nulla si nega. Mi chiede in ricompensa solo amore; ma non lo debbo forse a lui questo per gratitudine ?" (Epistolario I - pag.316).

Le Stimmate.

La stigmatizzazione vera e propria avvenne la mattina del 20 settembre 1918, come riferisce lo stesso Padre Pio al suo confessore, Padre Benedetto da San Marco in Lamis:

"...Cosa dirvi a riguardo di cio' che mi domandate, del come sia avvenuta la mia crocefissione ? Mio Dio ! Che confusione e che umiliazione io provo nel dover manifestare cio' che Tu hai operato in questa meschina creatura !!!

Era la mattina del venti settembre. Ero nel coro, dopo la celebrazione della santa messa, allorche' venni sorpreso da un riposo simile a un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni nonche' le stesse facolta' dell'anima si trovarono in una quiete indescrivibile.

In tutto questo vi fu totale silenzio intorno a me. Vi subentro' subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto ed una posa nella stessa rovina.

E tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi innanzi un misterioso Personaggio, simile a quello visto il 5 agosto, da cui si differenziava in questo solamente, che aveva le mani, i piedi e il costato che grondavano sangue. La sua vista mi atterri'...cio' che sentii in quell'istante non saprei dirvelo...mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore che sentivo sobbalzare dal petto.

La vista del Personaggio si ritiro' ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue!

Immaginate lo strazio che sperimentai e che vado esperimentando continuamente quasi tutti i giorni; la ferita del cuore getta assiduamente del sangue, specie dal giovedi' sera fino al sabato.

Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio e la confusione susseguente che io provo nell'intimo dell'anima ! Temo di morire dissanguato se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore col ritirarsi da questa operazione...

Mi fara' questa grazia Gesu' che e' tanto buono? Togliera' almeno da me questa confusione che io esperimento per questi segni? Innalzerò forte la mia voce a Lui e non desistero' dallo scongiurarlo affinche' la sua Misericordia ritiri da me non lo strazio e il dolore, perche' lo veggo impossibile dato che io voglio inebriarmi di dolore, ma questi segni esterni che mi sono di una confusione indescrivibile...".(Epistolario I - pagg.1093-1094).

"Il fenomeno delle stimmate..." - spiega Padre Albino della Badia di San Lorenzo in Trento,- ..."e' concesso dal Signore a determinate anime, per renderle partecipi ai dolori stessi di Gesu'. Le anime si purificano soltanto attraverso il dolore, senza il dolore non c'e' conversione, non c'e' santificazione.

Quanto piu' uno soffre, tanto piu' si eleva e si santifica. Quindi certe anime Dio le destina a questa immagine perfetta del Cristo che soffre, salvando l'umanita'. Il Signore sceglie le anime, le santifica, ne fa dei capolavori e di queste anime si serve perche' avvenga il Regno di Dio. Egli non ha dei programmi come i nostri, lui cerca di salvare e di santificare tutti, poi c'e chi risponde di piu' chi risponde meno, c'e' chi risponde direttamente a queste grazie e chiamate del Signore e chi invece indirettamente attraverso la testimonianza di qualche santo o di qualche anima santa".

Il prodigio delle stimmate fu attentamente studiato e valutato sia dalla scienza che dalla Chiesa che istitui una serie lunghissima di visite di medici, eminenti teologi e religiosi. Quest'ultima in casi del genere si pronuncia cautamente prima di considerare l'aspetto mistico dell'evento. Nel caso specifico si astenne dal pronunciarsi e attese gli esiti delle visite dei medici mandati dal Santo Uffizio, che nel corso di molti anni stilarono ampie relazione a riguardo. Vi propongo di seguito una serie di testimonianze tratte da "Le Stimmate di Padre Pio" a cura di padre Gerardo di Flumeri - pubblicato dalle "Edizioni Padre Pio da Pietrelcina. Padre Placido da San Marco in Lamis lascia un ampia testimonianza a riguardo, eccola:

"Le prime visite furono del dott. Angelo Maria Merla di San Giovanni e del dott. Luigi Romanelli di Barletta, mandati dal Provinciale, Padre Pietro da Ischitella. Nell'agosto del 1920 il Santo Ufficio mando' il dott prof. Amerigo Bignami, ateo, dell'Universita' di Roma, per un approfondito esame del fenomeno.

Questi defini' le piaghe semplici lesioni ed ordino' che per 15 giorni il Padre non le toccasse, e quattro Padri di fiducia gli fasciassero e sfasciassero le piaghe, sicuro che dopo 15 giorni sarebbero scomparse.

Al mattino prima di andare all'altare per celebrare, gli sfasciavamo le mani, e per non rovinare di sangue il camice, le tovaglie, il corporale, un Padre con l'ovatta ogni tanto asciugava le piaghe.

Questo professore ateo nel visitare Padre Pio lo sevizio' un poco, e voleva ficcare lo spillo per vedere se la mano era bucata. Padre Pio ne rimase spaventato ed atterrito; e disse che non si sarebbe piu' fatto visitare".(Le stimmate di Padre Pio - pagg.75-76).

Giogio Festa, medico cattolico, pochi mesi dopo, nell'ottobre 1919 arrivo' a San Giovanni Rotondo per visitare il Padre. Ecco la testimonianza di Padre Placido da San Marco in Lamis: "...il dottor Festa entro’ nella stanzetta del Padre ed osservo' solamente le piaghe alle mani. Le bacio con tanta riverenza, e se ne ando' in chiesa ove passo' qualche ora ginocchioni dinnanzi all'Immacolata dell'altarino, a sinistra di chi entra.

Al mattino, prima che Padre Pio si alzasse, gli feci visitare le piaghe dei piedi e quella del costato. Visito' con somma delicatezza e poi ritorno' a Roma.

Due anni dopo il dottor Festa e il dottor Romanelli ritornarono a San Giovanni per una visita di controllo e lasciarono un'ampia relazione che cosi' conchiude.

Le cinque lesioni da noi osservate nel Padre Pio debbono essere considerate come vere e proprie lesioni anatomiche dei tessuti, la cui persistenza, dopo due anni da quando sono comparse; le cui strane caratteristiche anatomico-patologiche; la cui sede corrispondente alle parti in cui nostro Signore si offri' al supremo olocausto della Croce; potranno costituire un mistero per chi, dai veli della natura, non sapra' assurgere alla sintesi della religione e della fede". (Le stimmate di Padre Pio- pag.77).

Testimonianze e relazioni sul fenomeno delle stimmate ne esistono moltissime, ma vi rimando a testi specifici che trattano approfonditamente dell'argomento, il mio interesse ora si concentra sull'aspetto religioso; e' quello che mi interessa conoscere maggiormente.

"Le stimmate di Padre Pio" - mi riferisce Padre Gerardo di Flumeri durante un'intervista- "sono rimaste nascoste per alcuni mesi, e cioe' tutto ottobre, novembre, dicembre del'18 e forse anche gennaio del '19. Poche persone sapevano in principio del fenomeno della stigmatizzazione. Poi i giornali ne cominciarono a parlare e comincio' a riversarsi a San Giovanni Rotondo tantissima gente.

Ma nei primi mesi, la notizia era nota soltanto ad alcuni gruppi, ad alcune persone del convento, ad alcuni figli spirituali e ai superiori ".

Le stimmate rimasero impresse in Padre Pio per 50 anni, e poi scomparvero. Ci sono ampie testimonianze anche fotografiche a questo proposito. Gia’ alcuni mesi prima del 23 settembre 1968, si poteva notare un'attenuazione del fenomeno, le piaghe di Padre Pio si stavano rimarginando, non usava piu' camici con le maniche lunghe per nasconderle e coloro che assistevano alla sua Messa poterono notarlo. Gesu' stesso del resto durante un'estasi aveva confidato a Padre Pio, sconvolto per il singolare evento, "le porterai 50 anni e poi verrai a me".

Le stimmate di Padre Pio facevano parte dei disegni di Dio, che e' capace di eventi straordinari, talvolta anche "spettacolari" per manifestarsi. Forse e' proprio per mezzo di queste manifestazioni che l’uomo si avvicina alla fede per cominciare un rapporto piu' intenso sulla via del Cristo Redentore.

Ecco la testimonianza sulle stimmate della signora Mariarosa Frumento: "Quando venni per la prima volta a San Giovanni Rotondo nel '47, Padre Pio celebrava nella piccola chiesetta, quella antica. Sulla destra c'e' l'altare di San Francesco.

Io che sono piccola cercavo di sgattaiolare sempre avanti, in modo da essere piu' vicina alla balaustra. Durante la messa per rispetto a Gesu', il Padre non portava i guanti, sicche' da quella distanza mi era possibile vedere benissimo le sue ferite. I miei occhi andavano sempre alle stimmate e ricordo che una volta le vidi in una maniera straordinaria. Le croste andavano dalla prima falange all'inizio del polso. Erano croste enormi, dure. Quando mi avvicinavo per baciarle sembravano montagne. I rivoli di sangue tra una crosta e l'altra entravano nel camice sia dalla parte del palmo che del dorso. E noi guardavamo estasiate quel grande fenomeno che erano le stimmate".

"Ho visto distintamente le stimmate di Padre Pio in molte occasioni - spiega l'avvocato Antonio Pandiscia - in verita' ho potuto vedere solo quelle delle mani e devo dire che ogni volta rimanevo profondamente turbato ed estasiato. Provavo anche una specie di angoscia soprattutto nel pensare quanto lo facessero soffrire ".

Le persecuzioni. Gli amici e i nemici di Padre Pio.

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Il "dono" singolare delle stimmate di Padre Pio provoco' numerosissime reazioni di assenso che determinarono progressivamente la sua fama di santita'. Da quel momento in poi centinaia di fedeli ogni giorno raggiungevano attraverso il percorso impervio delle strade del Gargano il piccolo convento di San Giovanni Rotondo. Questo esodo di massa che cresceva smisuratamente, soprattutto dopo che la stampa parlo' del fenomeno, determino' posizioni contrastanti nei confronti di Padre Pio. Fu l'inizio di una polemica durisssima fra coloro che sostenevano il frate e i nemici del servo di Dio. Il frate si trovo' improvvisamente al centro di un fenomeno di religiosita' e di superstizioni, tutto cio' valse ad attirare su di se’ l'attenzione della Santa Sede. La situazione era delicatissima, al punto tale che il Santo Uffizio non soddisfatto delle due relazioni contrastanti ricevute dal dottor Amerigo Bignami e del dottor Romanelli, decise di mandare a san Giovanni Rotondo alcuni suoi incaricati (il dottor Festa) per studiare da vicino l'oggetto di tanto parlare.

Nonostante la relazione del dottor Festa confermi la natura e le caratteristiche mistiche del fenomeno, la Santa Sede non si convinse e all'improvviso interruppe le visite di controllo dei medici e pose severe regole che vietavano al frate di avvicinare chichessia.

A Padre Pio non resta che trovare conforto nella preghiera, rassegnato ed umile accetta la volonta' del Signore, trovando in Lui la forza necessaria per non restare vittima del dolore.

Di li' a poco il dottor Festa, divenuto nel frattempo fedele devoto di Padre Pio, torna a San Giovanni Rotondo e si oppone duramente alla teoria di Padre Gemelli, secondo la quale, tutti gli stigmatizzati, eccetto San Francesco, sono stati degli isterici e dei nevrotici. Padre Agostino Gemelli, medico e psicologo di chiara fama, visito' Padre Pio il 18 aprile 1920; era benvoluto dai superiori ed era considerato l'astro nascente dell'ordine francescano. Insieme a Francesco Olgiati e Ludovico Necchi aveva in progetto di realizzare la prima universita' cattolica italiana.

Ma Padre Pio tratto' duramente Padre Gemelli, che in maniera molto sbrigativa chiese al frate di mostrargli le ferite.

"Siete munito di un'autorizzazione scritta?" - chiese Padre Pio- "No, scritta no, tuttavia...." Il frate interruppe bruscamente Padre Gemelli e disse: "In questo caso non sono autorizzato a mostrarvele", e se ne ando'. Padre Gemelli rimase esterrefatto ed esclamo': "Ne riparleremo, padre".

Nel frattempo verso il convento di San Giovanni Rotondo si muovevano centinaia e centinaia di fedeli ogni giorno, la gente rimaneva ad attenderlo per ore, implorando il nome del frate come quello di un Santo.

Ma le vere persecuzioni di Padre Pio, non erano nemmeno cominciate. Fu qualche tempo dopo, in riferimento ad una affermazione di Mons. Pasquale Gagliardi che dichiarava testualmante: "Padre Pio e' un indemoniato e i frati di San Giovanni Rotondo una banda di truffatori", che il Santo Uffizio, sotto il pontificato di Pio IX, si pronuncio' per la prima volta, riguardo al fenomeno delle stimmate, affermando che: "a seguito di accurati accertamenti, si e' pervenuti alla conclusione che i fenomeni attribuiti a Padre Pio non possono considerarsi di carattere soprannaturale. I fedeli sono dunque pregati di comportarsi in conformita' allo spirito di tale dichiarazione"

Qualche tempo dopo ed esattamente il 24 luglio 1924 il Santo Uffizio emettera' ancora un duro rimprovero ai fedeli, proibendo loro di intrattenere con il frate qualsiasi relazione anche solo epistolare. Nel frattempo i nemici piu' accaniti di Padre Pio, si erano organizzati per far si’ che il frate fosse trasferito da San Giovanni Rotondo, in modo tale da porre fine a tutta quella lunga serie di fanatismi e di reazioni incontrollate.

Il 12 agosto 1923 Padre Pio scrive al sindaco (1) del paese: "Illustre signor sindaco, i fatti svoltisi in questi giorni mi hanno profondamente commosso e mi preoccupano immensamente, perche' mi fanno temere che io possa involontariamente essere causa di luttuosi avvenimenti per questa mia cara cittadina. Io prego Iddio che voglia allontanare tale sciagura facendo ricadere su di me qualunque mortificazione. Pero' se come Ella mi ha comunicato, e' stato deciso il mio trasferimento, io la prego di adoperarsi con ogni mezzo perche' si compia la volontà dei superiori, che e' la volonta' di Dio, e alla quale io obbediro' ciecamente. Io ricordero’ sempre codesto popolo generoso nelle mie povere ed assidue preghiere implorando per esso pace e prosperita' e, quale segno della mia predilezione, null'altro potendo fare, esprimo il desiderio che, ove i miei superiori non si oppongano, le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra..." (Epistolario IV pag.734)

La quiete dopo la tempesta.

Il trasferimento sembrava ormai certo, i nemici di Padre Pio erano riusciti ad intessere un piano straordinariamente astuto e nulla poteva ormai fermare quello che sembrava assolutamente inevitabile.

Tuttavia, successe un fatto inatteso. Forse per i turbamenti violenti dell'ordine pubblico e per le dure contestazioni degli abitanti di San Giovanni Rotondo in merito al probabile trasferimento di Padre Pio, il Ministro De Bono si adopero' personalmente, presso il Segretario di Stato Cardinal Merry Del Val. Dopo il suo intervento non si parlo' piu' del trasferimento di Padre Pio. Le rigide regole della Santa sede vietavano al frate di ricevere i fedeli, di svolgere il ministero della confessione, di intrattenere rapporti di alcun genere anche di tipo epistolare. Padre Pio per molti anni visse come un monaco di clausura, gli era permesso solamente celebrare la messa, ma in forma privata, senza la presenza del pubblico, in una piccola cappella sita in seno al convento di San Giovanni Rotondo. Le persecuzioni e le privazioni imposte da Roma durarono fino al 1933, quando Papa Pio XI, convinto dal risultato di un’ inchiesta di mons. Felice Bevilacqua e di Emanuele Brunatto figlio spirituale di Padre Pio, decise di emettere un decreto in cui qualunque restrizione a carico del frate veniva revocata. Contestualmente l’arcivescovo di Manfredonia mons. Gagliardi, uno dei piu’ accaniti nemici di Padre Pio, veniva destituito dal suo incarico, insieme ad altri sacerdoti.

La Casa Sollievo della Sofferenza.

Al di la' dei numerosi miracoli compiuti da Padre Pio, e dei quali mi occuperò in un capitolo specifico, "il vero miracolo del "Santo del Gargano"- dice l'Avvocato Antonio Pandiscia, in un'intervista concessami nella primavera del 1994- fu "La Casa Sollievo della Sofferenza"; possibile che su una nuda roccia - continua Pandiscia - possa verificarsi il miracolo di dare sollievo agli ammalati ? Su questa roccia e' sorto il piu' grande ospedale d' Europa ed e' nato in una fredda sera del gennaio 1932 (2) quando Padre Pio riuni' degli amici e disse: "Io voglio costruire un ospedale per dare sollievo agli ammalati poveri, perche' in ogni ammalato che soffre c'e' Gesu' che soffre, in ogni ammalato povero che soffre c'e' Gesu' che soffre due volte. Padre Pio insomma ha voluto questo immenso ospedale per dare sollievo nella carne. Il suo "vero miracolo" come lo definisce l'avvocato Pandiscia trova compimento il 5 maggio del 1956, quando innanzi ad una moltitudine di persone accorsa da tutto il mondo in occasione dell'inaugurazione della "Casa sollievo della Sofferenza" pronuncio' un breve ma intenso discorso:

"Signori e fratelli in Cristo, la "Casa Sollievo della Sofferenza" e' al completo. Ringrazio le persone che da ogni parte del mondo hanno cooperato. Questa e' la creatura che la Provvidenza aiutata da voi ha creato...ve la presento. Ammiratela e beneditela insieme a me... il Signore Iddio. E' stato deposto nella terra un seme che egli riscaldera' con i suoi raggi d'amore. Una nuova milizia fatta di rinunzie d'amore sta' per sorgere a gloria di Dio e a conforto delle anime e di quei corpi infermi. Non ci private del vostro aiuto, collaborate a questo apostolato di sollievo della sofferenza umana. E la carita'' divina, che non conosce limiti e che e' luce stessa di Dio e della vita eterna, accumulera' per ciascuno di voi un tesoro di grazie di cui Gesu' si e' fatto erede sulla croce...". (Padre Pio e la sua opera - Edizioni Casa Sollievo della Sofferenza pag.65)

Padre Pio diceva sempre che bisognava visitare gli ammalati - continua l'avvocato Pandiscia- bisognava visitare quelli che soffrivano. Il messaggio di Padre Pio e' stato prima di tutto un messaggio a favore degli ammalati, per quelli che soffrono nella carne, per i diseredati, il suo era un messaggio di giustizia. Una volta vidi un signore che supplicava Padre Pio di aiutarlo perche' era accusato di una bancarotta fraudolenta e sarebbe stato arrestato. E allora io intervenni e dissi: "Padre Pio, quest'uomo ha solo sete di giustizia" e lui in dialetto sorridendo rispose: "Uhe' guaglio', ma questa e' solo la giustizia di questa terra". Quindi per Padre Pio c'era anche un impegno spirituale, un giorno la giustizia divina arrivera' per dare sollievo a quelli che hanno sete di giustizia".

L'attuazione del suo progetto di carita'divina prendeva corpo- come mi ha riferito l'avvocato Pandiscia- in una fredda serata del 1940, ma come e' possibile che abbia trovato realizzazione un opera cosi' imponente e del valore di decine di miliardi ? Come si sa Padre Pio era legato dal voto di poverta', non poteva liberamente disporre di danaro, eppure fu proprio lui a versare il primo piccolo contributo per l'avvio del suo ambizioso progetto. Egli verso' come obolo, una monetina che aveva ricevuto in elemosina da una vecchietta nel 1940. Da quel momento in poi, dopo la divulgazione della notizia, giunsero offerte da ogni parte del mondo, contributi talvolta anche di centinaia di milioni. Padre Pio era convinto che la carita' umana avrebbe compiuto il miracolo. Ed infatti cosi' fu.

A dare una sferzata decisiva per la realizzazione della "Casa Sollievo della Sofferenza" fu lo sfruttamento di alcuni brevetti che Padre Pio aveva ricevuto dalla contessa Bajocchi, miracolata da Padre Pio, che mise a sua disposizione tutti i guadagni che ne sarebbero derivati dalla loro commercializzazione. Il frate poteva utilizzarli a sua discrezione, come meglio credeva. Non potendo in prima persona disporre del danaro che i brevetti fruttavano grazie alla sua commercializzazione all'estero, Padre Pio nomino' una persona di sua fiducia alla quale diede l'incarico di occuparsene in sua vece. Si trattava di Emmanuele Brunatto che si converti' dopo una visita fatta a Padre Pio nel 1920. Egli visse nel convento di San Giovanni Rotondo fino al 1925 poi si trasferi' a Pietrelcina. Ecco cosa scrive il frate al Brunatto nel 1937 per chiarire e delucidare alcuni punti relativi alla commercializzazione dei famosi brevetti: "Mio carissimo in Cristo, Gesu' sia tutto il tuo sostegno ed il tuo conforto e ti avvinga a se' con la sua grazia. Viene a te il comune amico e fratello Ciccillo ed a lui affido il mio paterno amplesso. Fortunato lui che puo' procurarsi questo piacere. Cosa non farei, se mi fosse possibile, di procurarmelo anch'io. Ma sia fatta sempre l'amabile volonta' del Signore.

Sono a pregarti a mani giunte a non frapporre difficolta' nel cedere l'altro brevetto per negoziarlo negli Stati Uniti.

Non mettere, figliuol mio, nella disperazione questa povera gente, che si trova nell'assoluta impossibilita' di fare anche dei minimi sacrifici. Del resto un tre per cento non e' disprezzabile.

Sbrigami questo Ciccillo e non perdete ne' tempo e ne' la propizia occasione.

Io ti ricordo sempre con crescente affetto nel Signore e in lui ti abbraccio. P.Pio da Pietrelcina".(Epistolario IV Ed. Padre Pio da Pietrelcina - pagg. 746-747).

La morte di Padre Pio. I funerali.

La sera del 22 settembre 1968 Padre Pio era nella sua cella da qualche ora, dopo aver impartito l'ultima benedizione ai fedeli che si accalcavano nel cortile del convento. La mattina aveva sostenuto un grande sforzo fisico per poter celebrare quella che sarebbe passata alla storia come la sua ultima messa. Nell'ultimo periodo il superiore del convento aveva dato ordine ai confratelli, perche' si dessero il turno per l'assistenza al venerato Padre.

Quel giorno era Padre Pellegrino ad occuparsi di lui. Padre Pio era a letto. Lo sguardo emaciato e il fisico provato. Egli sembrava impaziente. Tra le 21.00 e le 24.00, aveva chiamato circa ogni ora Padre Pellegrino chiedendogli che ore erano, sembrava che aspettasse qualcuno, che fosse in ansia per l'arrivo di qualcuno. Dopo la seconda chiamata che avvenne intorno alle 22.00, Padre Pio chiese al suo confratelllo di rimanere con lui per recitare qualche preghiera. Intorno alle 23.00 Padre Pellegrino augurata la buonanotte ritorno’ nella sua cella, che era attigua a quella del venerato Padre, tuttavia rimarrà sveglio perche' in ansia per la salute di padre Pio.

Dopo circa un'ora Padre Pio torna a chiamare, era da poco passata la mezzanotte. Il frate era diventato molto pallido e il suo respiro si faceva affannoso di minuto in minuto. Padre Pio invita Padre Pellegrino a fargli compagnia, e tra una parola e l'altra continua a chiedere l’ora.

Sono le ultime ore di vita del "Santo del Gargano". Ha inizio l'epilogo finale.

Padre Pio scambia le ultime battute con il frate di turno, raccomandandogli di dire la messa la mattina seguente in sua vece, poi chiede di confessarlo e di rinnovargli i voti religiosi.

Padre Pio poco dopo la confessione dice a Padre Pellegrino: "Senti, se il Signore mi chiama oggi, chiedi perdono ai confratelli e a tutti i figli spirituali per i fastidi che ho dato e chiedi una preghiera per l'anima mia".

Padre Pellegrino risponde: Padre Spirituale, io penso che il Signore la manterra' in vita ancora a lungo", poi quasi per accontentarlo aggiunge: "comunque se dovesse avere ragione lei, chiedo un'ultima benedizione per i confratelli, i suoi figli spirituali e i suoi ammalati". Padre Pio risponde: "si li benedico tutti, anzi chiedo la carita' affinche' sia il Padre Superiore a farlo al posto mio."

E' trascorsa circa mezz'ora, Padre Pio desidera alzarsi dal letto. Lo fa senza problemi con le sue gambe,(in quegli ultimi mesi Padre Pio si spostava all'interno del convento sempre con una sedia a rotelle), esce all'aperto ed osserva il cielo e le stelle. Sembra rapito dal silenzio della notte. Dopo un po' rientra nella stanza accompagnato da Padre Pellegrino e si siede in poltrona. Egli asciuga il sudore dalla fronte del vecchio frate, il respiro si fa piu' affannoso, gli occhi paiono gonfi di lacrime, le labbra sono diventate bluastre. Padre Pellegrino sempre piu' preoccupato per lo stato di Padre Pio si appresta ad andare a chiamare qualcuno. Padre Pio lo ferma dicendo: "Uhe Guaglio', non disturbare nessuno", ma Padre Pellegrino non lo ascolta e da’ l'allarme avvertendo gli altri confratelli delle condizioni di salute in cui si trovava Padre Pio. In breve l'intero convento e' in allerta. Qualcuno chiama il professor Sala sindaco di San Giovanni Rotondo e medico curante di Padre Pio. Verso l' 1.30 arriva e fa un'iniezione a Padre Pio nella speranza che la sua salute migliori. Nel frattempo le uniche parole che pronuncia mentre il rosario scorre fra le sue mani sono: "Gesu' Maria...Gesu' Maria..." Padre Pio rimane pienamente lucido fino alle 2.00 circa, quando improvvisamente i battiti del cuore diventano lentissimi, quasi impercettibili. Alle 2.10 Padre Paolo impartisce a Padre Pio l'estrema unzione ed i medici, tra i quali anche il dottor Giuseppe Gusso e il dott. Scarale, iniziano un ultimo disperato massaggio cardiaco per scongiurare la morte del frate. Poco prima delle 2.30, la cella e' piena di gente, tutti in un muto silenzio, il rosario cade a terra, il respiro di Padre Pio non si sente piu', sembra che dorma. Alle 2.30 un ultimo lungo respiro, il capo reclina sull'omero destro. Padre Pio muore.

Ai funerali parteciparono piu' di centomila persone, la bara con le spoglie del "Santo del Gargano" furono fatte passare anche sotto la "Casa sollievo della sofferenza" per un'ultimo saluto ai suoi ammalati . "Non fu un funerale..." scrive Padre Livio Dimatteo (1) su "La voce di Padre Pio", "fu invece un trionfo simile a quello che si tributava a un console romano vittorioso di ritorno dalla battaglia con le sue legioni; con la differenza che alla sfilata non c'erano ne vittoriosi, ne vinti, non legionari in armi; ma un esercito orante di centomila persone tra sacerdoti, religiosi, vescovi, autorita' e una folla sterminata di amici e figli spirituali del Padre". Scene commoventi ed episodi indimenticabili contraddistinsero la cerimonia funebre del venerato padre, che duro' moltissime ore.

Una commemorazione continua, braccia che si protendevano verso il carro funebre, saluti che arrivavano da ogni parte, migliaia di fiori gettati lungo il percorso, gente disperata in lacrime che piangeva la sua morte. Erano presenti gran parte dei figli spirituali, i suoi confratelli, molte personalita' politiche e religiose.

Ora Padre Pio riposa li' nella terra del Gargano, dove egli stesso desiderava essere sepolto. I luoghi sacri di Padre Pio sono meta di tantissimi pellegrinaggi, ogni giorno migliaia di fedeli, pregano devotamente sulla sua tomba e chiedono l'intercessione del venerato Padre per i probelmi che assillano questa nostra povera esistenza terrena ed anche per le piccole esigenze quotidiane.

Esistono numerose testimonianze, di persone che hanno ottenuto anche dopo la sua morte miracolose guarigioni e grazie, in virtu' della sua intercessione. Scrive ancora Padre Livio Di Matteo: "Ogni giorno dentro e fuori il santuario...si svolge un continuo spettacolo di fede. In modo particolare il sabato e la domenica c'e' un fiume di persone che si riversa in quella cripta dove e' sepolto il Padre e di li' si sprigionano tante grazie spirituali e materiali".

 

 

SCHEDA BIOGRAFICA DI PADRE PIO

1887 (25 maggio) Nasce a Pietrelcina (Benevento).
1903 (6 gennaio) Si reca a Morcone (Benevento) per iniziare il noviziato tra i Cappuccini.
(22 gennaio) Veste i «panni di probazione» e diventa Fra Pio da Pietrelcina.
1904 (22 gennaio) Emette la professione dei voti semplici.
(25 gennaio) Si trasferisce a S. Elia a Pianisi (Campobasso) per iniziare la «rettorica».
1907 (27 gennaio) Emette la professione dei voti solenni.
(fine ottobre) A Serracapriola (Foggia) per iniziare lo studio della sacra teologia.
1908 (fine novembre) A Montefusco (Avellino) per continuare la teologia.
(19 dicembre) Riceve gli ordini Minori a Benevento.
(21 dicembre) Diventa suddiacono nella stessa città.
1909 Durante i primi mesi dell'anno a Pietrelcina, malato.
(18 luglio) Riceve l'ordine del diaconato nella chiesa del convento di Morcone.
1910 (10 agosto) Ordinazione sacerdotale nel sacello dei canonici del duomo di Benevento.
(14 agosto) Prima Messa solenne a Pietrelcina; in quest'anno si hanno le «prime apparizioni di stimmate» (cf. Epist. I, lett. 44).
1911 (fine di ottobre) E’ mandato a Venafro, ma la malattia lo costringe quasi continuamente a letto. Succedono fenomeni straordinari.
(7 dicembre) Torna a Pietrelcina.
1915 (25 febbraio) Per motivi di salute, ottiene il permesso di poter continuare a stare fuori convento, ritenendo l'abito cappuccino.
(6 novembre) E’ chiamato alle armi.
(6 dicembre) Assegnato alla 10a compagnia di Sanità a Napoli.
1916 (17 febbraio) A Foggia nel convento di S. Anna.
(4 settembre) A S. Giovanni Rotondo.
(18 dicembre) Rientra al corpo militare di Napoli. Licenze e richiami sino al 16 marzo 1918, riformato per «broncoalveolite doppia».
1918 (5-7 agosto) Trasverberazione.
(20 settembre) Stimmatizzazione.
1919 (15-16 maggio) Luigi Romanelli, primo medico che visita Padre Pio dopo la Stimmatizzazione.
(26 luglio) Relazione medica di Amico Bignami.
(9 ottobre) Visita medica di Giorgio Festa.
1922 (2 giugno) Primi provvedimenti del Sant'Ufficio.
1923 (31 maggio) Il Sant'Ufficio dopo una inchiesta decreta non constare della «soprannaturalità dei fatti attribuiti a Padre Pio».
(17 giugno) Altri ordini: Padre Pio celebri nella cappella interna del convento senza pubblico e non risponda né per sé né per altri a lettere a lui indirizzate.
(26 giugno) Causa sommossa popolare, Padre Pio celebra di nuovo in chiesa.
(8 agosto) Padre Pio viene a conoscenza dell'ordine (datato al 30 luglio) di trasferirsi ad Ancona, a disposizione.
(17 agosto) Causa fermento popolare, si differisce la rimozione.
1929 (3 gennaio) Muore a S. Giovanni Rotondo la mamma di Padre Pio.
1931 (23 maggio) Padre Pio viene privato di ogni esercizio di ministero, eccetto la santa Messa, che può celebrare soltanto nella cappella interna del convento, e privatamente.
1933 (16 luglio) Padre Pio scende a celebrare la santa Messa in chiesa.
1934 (25 marzo) Padre Pio riprende ad ascoltare le confessioni degli uomini.
(12 maggio) E quella delle donne.
1946 (7 ottobre) Muore il padre di Padre Pio a S. Giovanni Rotondo.
1947 (19 maggio) Inizio dei lavori di spiano per la costruzione della «Casa Sollievo della Sofferenza».
1955 (31 gennaio) Rituale colpo di piccone per l'erigenda nuova chiesa del convento.
1956 (5 maggio) Inaugurazione della «Casa Sollievo della Sofferenza».
1959 (1 luglio) Consacrazione della nuova chiesa.
1965 (17 gennaio) Padre Pio può continuare a dire la Messa in latino.
1966 (21 novembre) E poter celebrare in pubblico, seduto.
1968 (29 marzo) Padre Pio comincia ad usare una sedia a rotelle, perché le gambe non se le sente.
(22 settembre) Alle 5 sua ultima Messa; alle 18 sua ultima benedizione alla folla in chiesa.
(23 settembre) Alle 2,30 Padre Pio, ricevuto il sacramento dell’unzione dei malati, muore serenamente con la corona del santo Rosario in mano e con «Gesù!…Maria!… » sulle labbra.
1969 (4 novembre) Inizia la trattazione della Causa per la sua Beatificazione e Canonizzazione.
1973 (16 gennaio) Mons. Valentino Vailati, Arcivescovo di Manfredonia, consegna alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi tutta la documentazione richiesta, allo scopo di ottenere il «nulla osta» per l’introduzione della Causa di Beatificazione.
1980 (3 marzo) Lo stesso Arcivescovo consegna alla predetta Congregazione ulteriore documentazione per ottenere il desiderato «nulla osta».
1983 (20 marzo) Apertura ufficiale del Processo cognizionale sulla vita e le virtù del Servo di Dio, Padre Pio da Pietralcina.
1987 (23 marzo) Visita pastorale a San Giovanni Rotondo del Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale s’inginocchia e prega sulla tomba di Padre Pio.
1990 (21 gennaio) Conclusione del processo diocesano cognizionale sulla vita e le virtù del Servo di Dio. Tutta la documentazione, contenuta in 104 volumi, viene consegnata alla Congregazione per le cause dei santi.
1991 (7 dicembre) La predetta Congregazione emette il decreto «de validate» sul processo diocesano. Il padre Cristoforo Bove dei frati minori conventuali è nominato relatore ufficiale per la preparazione della «positio super virtutibus».
1995 (gennaio - novembre 1995) Con la collaborazione di tre validi studiosi, Padre Gerardo Di Flumeri prepara la «Positio»; i 104 volumi del processo diocesano vengono ridotti a 4 volumi in 6 tomi per un totale di circa 7000 pagine.
1996 (aprile) Padre Gerardo è a Salerno per raccogliere documentazione in merito ad una guarigione prodigiosa attribuita alla intercessione di Padre Pio. Si tratta della guarigione della signora Consiglia De Martino, da rottura traumatica del dotto toracico al collo, avvenuta nei giorni 1-6 novembre 1995 nell'ospedale di Salerno.
(5 novembre) I1 Postulatore generale Padre Paolino Rossi consegna alla Congregazione delle cause dei santi i 6 tomi della «Positio».
(19 dicembre) I 6 tomi della «Positio» vengono affidati ai Consultori teologi per un parere sulla eroicità delle virtù di Padre Pio.
1997 (13 giugno) I 9 Consultori teologi si riuniscono in congresso speciale e all'unanimità, nove su nove, esprimono parere favorevole sulla eroicità delle virtù di Padre Pio.
(21 ottobre) Anche la Commissione cardinalizia, all'unanimità, esprime parere favorevole sulla eroicità delle virtù del venerato Padre
(18 dicembre) Nella sala del Concistoro, in Vaticano, alla presenza del papa Giovanni Paolo II, viene letto il decreto sulla eroicità delle virtù di Padre Pio, che acquista il titolo di «Venerabile».
1998 (gennaio) Presso la Congregazione delle cause dei santi incomincia lo studio «super miro», cioè sulla guarigione prodigiosa della signora Consiglia De Martino..
(30 aprile) La Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi prende in esame la guarigione della signora Consiglia De Martino da «rottura traumatica del dotto toracico al collo», avvenuta il 3 novembre 1995 e, con parere unanime (5 su 5) la giudica «scientificamente inspiegabile».
(22 giugno) La Commissione teologica, composta dal Promotore generale della fede e da sei consultori teologici, prende in esame lo stesso fatto straordinario e, dopo attenta discussione, si esprimere con un chiaro affirmative (7 su 7), qualificandolo un miracolo di terzo grado o quoad modum.
(20 ottobre) Ponente l'eccellentissimo mons. Andrea M. Erba, vescovo di Velletri-Segni, si riunisce la Congregazione ordinaria degli eminentissimi padri Cardinali e Vescovi, membri della Congregazione delle cause dei santi, per l'esame del miracolo attribuito alla intercessione di Padre Pio. I1 parere è favorevole
(21 dicembre) Nella sala del Concistoro, in Vaticano, alla presenza del Santo Padre Giovanni Paolo II, viene promulgato il Decreto sul miracolo, attribuito alla intercessione di Padre Pio. Nello stesso giorno viene fissata a domenica 2 maggio 1999 la data per la Beatificazione del Venerabile Servo di Dio.
1999 (2 maggio, domenica) In Piazza San Pietro, tra l'esultanza di milioni di fedeli, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II proclama Beato il Venerabile Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina.
 

Padre Pio