TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

I grandi santi e la loro storia

 

Beata Angela da Foligno

   

Tela di Angela da Foligno, opera di Giuliano Quagliarini

Foligno, Seminario Vescovile, Piazza Giacomini
da beataangela.it

          Angela da Foligno, una grande mistica medioevale, vissuta nel XIII secolo. Di solito, si è affascinati dai vertici dell'esperienza di unione con Dio che ella ha raggiunto, ma si considerano forse troppo poco i primi passi, la sua conversione, e il lungo cammino che l'ha condotta dal punto di partenza, il "grande timore dell'inferno", fino al traguardo, l'unione totale con la Trinità. La prima parte della vita di Angela non è certo quella di una fervente discepola del Signore.

          Nata intorno al 1248 in una famiglia benestante, rimase orfana di padre e fu educata dalla madre in modo piuttosto superficiale. Venne introdotta ben presto negli ambienti mondani della città di Foligno, dove conobbe un uomo, che sposò a vent'anni e dal quale ebbe dei figli. La sua vita era spensierata, tanto da permettersi di disprezzare i cosiddetti "penitenti" - molto diffusi in quell'epoca - coloro, cioè, che per seguire Cristo vendevano i loro beni e vivevano nella preghiera, nel digiuno, nel servizio alla Chiesa e nella carità.  Alcuni avvenimenti, come il violento terremoto del 1279, un uragano, l'annosa guerra contro Perugia e le sue dure conseguenze incidono nella vita di Angela, la quale progressivamente prende coscienza dei suoi peccati, fino ad un passo decisivo:  invoca san Francesco, che le appare in visione, per chiedergli consiglio in vista di una buona Confessione generale da compiere:  siamo nel 1285, Angela si confessa da un Frate a San Feliciano. Tre anni dopo, la strada della conversione conosce un'altra svolta:  lo scioglimento dai legami affettivi, poiché, in pochi mesi, alla morte della madre seguono quelle del marito e di tutti i figli. Allora vende i suoi beni e nel 1291 aderisce al Terz'Ordine di San Francesco.

          Muore a Foligno il 4 gennaio 1309.

Unica fonte per ricostruire la vita di Angela da Foligno, è il Libro, decisamente uno dei testi più importanti della mistica cattolica, vero capolavoro letterario di cui si trova un primo cenno indiretto nell'Arbor vitae  (1305) del minorita Ubertino da Casale che conobbe Angela forse nel 1298.

            Il Libro è costituito da due parti, il Memoriale e le Instructiones. La prima parte è l'autobiografia spirituale della Beata da lei dettata in volgare al suo confessore, il frater scriptor, tradizionalmente -ma senza fondamento- indicato con frate Arnaldo -frate minore del locale convento, suo parente, il quale trascriveva in un latino semplice e di facile intendimento. Steso probabilmente durante il breve pontificato di Celestino V (1294) il Memoriale fu approvato dal card. Giacomo Colonna e da una commissione di 8 teologi francescani di cui però non vengono riferiti i nomi (Testificatio); di certo sappiamo che i conti di Antignano, i quali esercitavano quasi uno juspatronato sul convento di S. Francesco di Foligno, erano legati alla famiglia Colonna, come si evince da due testamenti di fine sec. XIII. Le Instructiones  sono invece una raccolta di documenti spirituali eterogenei (lettere, relazioni su esperienze mistiche, discorsi). L'ultima istruzione (XXXXVI) è il racconto del beato transito con gli ultimi insegnamenti e il messaggio-testamento di Angela.

            Si legge nelle Instuctiones (III, parte III, 349 sg.): "due cose singolarmente insegnò a noi il nostro glorioso padre, beato Francesco. L'una è di raccogliersi con tutta l'anima in questo divino infinito (...) La seconda cosa che c'insegnò il beato Francesco fu la povertà, il dolore, il disprezzo e l'obbedienza vera"(1). Termine del cammino spirituale per Angela è la perdita della propria identità, del proprio nome, della propria volontà per nascondersi in Dio. E l'identificazione della propria volontà con la volontà di Dio avviene attraverso la carità. Penitenza e carità sono appunto i due pilastri della spiritualità di Angela da Foligno.

             Nella narrazione dell'itinerario spirituale di Angela, descritto in trenta passi o mutamenti (Mem. I, 5) -gli ultimi dieci passi condensati in sette dal redattore e i primi 19 collocati da Ferré tra il 1285 e il 1291- sono ricordati tre pellegrinaggi penitenziali -a Roma, ad Assisi e ad un lebbrosario nei pressi di Foligno- che segnano altrettante tappe del suo cammino di conversione, portandola ad imitare gesti altrettanto significativi nell'iter penitenziale del Poverello d'Assisi.

            Come San Francesco compì il pellegrinaggio romano ai 'sancta limina' per impetrare la grazia "della santissima povertà"; così anche Angela si recò a Roma -forse nel 1290- per impetrare dall'apostolo Pietro la grazia della vera povertà. Di questo pellegrinaggio, che sta indubbiamente ad indicare la fedeltà di Angela alla Chiesa, il Memoriale si limita a riferire il dato, mentre il frater scriptor, dà un ampio resoconto su quello compiuto l'anno successivo ad Assisi (2).

Il Libro della beata Angela da Foligno, in cui è raccolta la documentazione sulla nostra Beata, racconta la conversione; ne indica i mezzi necessari:  la penitenza, l'umiltà e le tribolazioni; e ne narra i passaggi, il susseguirsi delle esperienze di Angela, iniziate nel 1285. Ricordandole, dopo averle vissute, ella cercò di raccontarle attraverso il Frate confessore, il quale le trascrisse fedelmente tentando poi di sistemarle in tappe, che chiamò "passi o mutazioni", ma senza riuscire a ordinarle pienamente (3).

             Questo perché l'esperienza di unione per la beata Angela è un coinvolgimento totale dei sensi spirituali e corporali, e di ciò che ella "comprende" durante le sue estasi rimane, per così dire, solo un'"ombra" nella sua mente. "Sentii davvero queste parole - ella confessa dopo un rapimento mistico -, ma quello che vidi e compresi, e che egli [cioè Dio] mi mostrò, in nessun modo so o posso dirlo, sebbene rivelerei volentieri quello che capii con le parole che udii, ma fu un abisso assolutamente ineffabile". Angela da Foligno presenta il suo "vissuto" mistico, senza elaborarlo con la mente, perché sono illuminazioni divine che si comunicano alla sua anima in modo improvviso e inaspettato. Lo stesso Frate confessore fa fatica a riportare tali eventi, "anche a causa della sua grande e mirabile riservatezza riguardo ai doni divini"(4). Alla difficoltà per Angela di esprimere la sua esperienza mistica si aggiunge anche la difficoltà per i suoi ascoltatori di comprenderla. Una situazione che indica con chiarezza come l'unico e vero Maestro, Gesù, vive nel cuore di ogni credente e desidera prenderne totale possesso. Così in Angela, che scriveva ad un suo figlio spirituale:  "Figlio mio, se vedessi il mio cuore, saresti assolutamente costretto a fare tutte le cose che Dio vuole, perché il mio cuore è quello di Dio e il cuore di Dio è il mio". Risuonano qui le parole di san Paolo:  "Non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2, 20).

          Consideriamo allora solo qualche "passo" del ricco cammino spirituale della nostra Beata. Il primo, in realtà, è una premessa:  "Fu la conoscenza del peccato, - come ella precisa - in seguito alla quale l'anima ebbe un gran timore di dannarsi; in questo passo pianse amaramente" (5). Questo "timore" dell'inferno risponde al tipo di fede che Angela aveva al momento della sua "conversione"; una fede ancora povera di carità, cioè dell'amore di Dio. Pentimento, paura dell'inferno, penitenza aprono ad Angela la prospettiva della dolorosa "via della croce" che, dall'ottavo al quindicesimo passo, la porterà poi sulla "via dell'amore". Racconta il Frate confessore:  "La fedele allora mi disse:  Ho avuto questa divina rivelazione:  "Dopo le cose che avete scritto, fa' scrivere che chiunque vuole conservare la grazia non deve togliere gli occhi dell'anima dalla Croce, sia nella gioia sia nella tristezza che gli concedo o permetto""(6). Ma in questa fase Angela ancora "non sente amore"; ella afferma:  "L'anima prova vergogna e amarezza e non sperimenta ancora l'amore, ma il dolore"(7), ed è insoddisfatta.

          Angela sente di dover dare qualcosa a Dio per riparare i suoi peccati, ma lentamente comprende di non aver nulla da darGli, anzi di "essere nulla" davanti a Lui; capisce che non sarà la sua volontà a darle l'amore di Dio, perché questa può solo darle il suo "nulla", il "non amore". Come ella dirà:  solo "l'amore vero e puro, che viene da Dio, sta nell'anima e fa sì che riconosca i propri difetti e la bontà divina [...] Tale amore porta l'anima in Cristo e lei comprende con sicurezza che non si può verificare o esserci alcun inganno. Insieme a questo amore non si può mischiare qualcosa di quello del mondo"(8). Aprirsi solamente e totalmente all'amore di Dio, che ha la massima espressione in Cristo:  "O mio Dio - prega - fammi degna di conoscere l'altissimo mistero, che il tuo ardentissimo e ineffabile amore attuò, insieme all'amore della Trinità, cioè l'altissimo mistero della tua santissima incarnazione per noi. [...]. Oh incomprensibile amore! Al di sopra di quest'amore, che ha fatto sì che il mio Dio si è fatto uomo per farmi Dio, non c'è amore più grande"(9).

          Tuttavia, il cuore di Angela porta sempre le ferite del peccato; anche dopo una Confessione ben fatta, ella si trovava perdonata e ancora affranta dal peccato, libera e condizionata dal passato, assolta ma bisognosa di penitenza. E anche il pensiero dell'inferno l'accompagna perché quanto più l'anima progredisce sulla via della perfezione cristiana, tanto più essa si convincerà non solo di essere "indegna", ma di essere meritevole dell'inferno. Ed ecco che, nel suo cammino mistico, Angela comprende in modo profondo la realtà centrale:  ciò che la salverà dalla sua "indegnità" e dal "meritare l'inferno" non sarà la sua "unione con Dio" e il suo possedere la "verità", ma Gesù crocifisso, "la sua crocifissione per me", il suo amore. Nell'ottavo passo, ella dice:  "Ancora però non capivo se era bene maggiore la mia liberazione dai peccati e dall'inferno e la conversione a penitenza, oppure la sua crocifissione per me"(10). È l'instabile equilibrio fra amore e dolore, avvertito in tutto il suo difficile cammino verso la perfezione. Proprio per questo contempla di preferenza il Cristo crocifisso, perché in tale visione vede realizzato il perfetto equilibrio:  in croce c'è l'uomo-Dio, in un supremo atto di sofferenza che è un supremo atto di amore.

          Nella terza Istruzione la Beata insiste su questa contemplazione e afferma:  "Quanto più perfettamente e puramente vediamo, tanto più perfettamente e puramente amiamo. [...] Perciò quanto più vediamo il Dio e uomo Gesù Cristo, tanto più veniamo trasformati in lui attraverso l'amore. [...] Quello che ho detto dell'amore [...] lo dico anche del dolore:  l'anima quanto contempla l'ineffabile dolore del Dio e uomo Gesù Cristo, tanto si addolora e viene trasformata in dolore"(11). Immedesimarsi, trasformarsi nell'amore e nelle sofferenze del Cristo crocifisso, identificarsi con Lui. La conversione di Angela, iniziata da quella Confessione del 1285, arriverà a maturazione solo quando il perdono di Dio apparirà alla sua anima come il dono gratuito di amore del Padre, sorgente di amore:  "Non c'è nessuno che possa portare scuse perché chiunque può amare Dio, ed egli non chiede all'anima se non che gli voglia bene, perché egli l'ama ed è il suo amore"(12).

          Nell'itinerario spirituale di Angela il passaggio dalla conversione all'esperienza mistica, da ciò che si può esprimere all'inesprimibile, avviene attraverso il Crocifisso. È il "Dio-uomo passionato", che diventa il suo "maestro di perfezione". Tutta la sua esperienza mistica è, dunque, tendere ad una perfetta "somiglianza" con Lui, mediante purificazioni e trasformazioni sempre più profonde e radicali. In tale stupenda impresa Angela mette tutta se stessa, anima e corpo, senza risparmiarsi in penitenze e tribolazioni dall'inizio alla fine, desiderando di morire con tutti i dolori sofferti dal Dio-uomo crocifisso per essere trasformata totalmente in Lui:  "O figli di Dio,  trasformatevi totalmente nel Dio-uomo passionato, che tanto vi amò da degnarsi di morire per voi di morte ignominiosissima e del tutto ineffabilmente dolorosa e in modo penosissimo e amarissimo. Questo solo per amor tuo, o uomo!"(13) . Questa identificazione significa anche vivere ciò che Gesù ha vissuto:  povertà, disprezzo, dolore, perché, come ella afferma, "attraverso la povertà temporale l'anima troverà ricchezze eterne; attraverso il disprezzo e la vergogna otterrà sommo onore e grandissima gloria; attraverso poca penitenza, fatta con pena e dolore, possederà con infinita dolcezza e consolazione il Bene Sommo, Dio eterno"(14).

          Dalla conversione all'unione mistica con il Cristo crocifisso, all'inesprimibile. Un cammino altissimo, il cui segreto è la preghiera costante:  "Quanto più pregherai tanto maggiormente sarai illuminato; quanto più sarai illuminato, tanto più profondamente e intensamente vedrai il Sommo Bene, l'Essere sommamente buono; quanto più profondamente e intensamente lo vedrai, tanto più lo amerai; quanto più lo amerai, tanto più ti diletterà; e quanto più ti diletterà, tanto maggiormente lo comprenderai e diventerai capace di capirlo. Successivamente arriverai alla pienezza della luce, perché capirai di non poter comprendere"(15). La vita della beata Angela comincia con un'esistenza mondana, abbastanza lontana da Dio. Ma poi l'incontro con la figura di san Francesco e, finalmente, l'incontro col Cristo Crocifisso risveglia l'anima per La presenza di Dio, per il fatto che solo con Dio la vita diventa vera vita, perché diventa, nel dolore per il peccato, amore e gioia.(16).


(1) Instuctiones III, parte III, 349 sg.

(2) Memoriale III, 22 sg

(3) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 51

(4) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 194

(5) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 39

(6) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 143

(7) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 39

(8) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 124-125

(9) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 295

(10) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 41

(11) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 190-191

(12) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 76

(13) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 247

(14) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 293

(15) Il Libro della beata Angela da Foligno, Cinisello Balsamo 1990, p. 184

(16) Dalla catechesi di Benedetto XVI

 

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