I SACRAMENTI

 

Sacramento come simbolo

 

           La forma celebrativa del sacramento e in generale della liturgia è intessuta di segni che possono essere gesti, azioni, oggetti, ma è il sacramento stesso che per definizione, dai tempi di Agostino, si vuole catalogare “in genere signi”, cioè come una realtà che implica un significato ulteriore a quello immediatamente preciso dai sensi.

La valorizzazione della comunicazione simbolica è una prova ulteriore della condiscendenza sacramentale di Dio, perché esprimersi attraverso segni è tipico dell’uomo. L’uomo ha una natura simbolica, addirittura qualcuno lo ha definito “animale simbolico”, in quanto essere corporeo tende ad esprimersi attraverso segni, quindi il venire da Dio dei sacramenti, da una istituzione positiva di Cristo, s’incontra con esigenza la capacità dell’uomo di comunicare in maniera simbolica.

Quindi prima che teologico-liturgico, l’interesse è antropologico, però antropologico attuale, contemporaneo, perché non sono pochi gli autori che oggi rilevano una perdita dell’uomo moderno nella sua capacità simbolica.

L’uomo moderno è ancora animale simbolico?

Molti autori oggi rilevano un eccessivo razionalismo, tanto che Fromm ha scritto un libro su questo argomento che si chiama “ Il linguaggio dimenticato”.

Il fatto di aver dimenticato questo linguaggio, ha portato dice Fromm “disastrose conseguenze sul senso della vita e sulla convivenza, per il fatto che il simbolo risponde a determinate esigenze che sono iscritte nella radice più profonda del nostro essere, nel nostro stesso inconscio”.

Disastrose conseguenze perché il simbolo è capace di sprigionare energie liberatrici. Il linguaggio dei segni è il linguaggio dei simboli ed è importante anche la dimensione universale di simbolo.

Mentre nella realtà non si cerca, quasi per timore, di parlare con simboli, la mentalità scientifica, razionalista contemporanea, cerca di superare la mentalità simbolica considerandola come un’eredità dell’uomo delle caverne e quindi si vuole capire, verificare, spiegare, concettualizzare, definire.

L’uomo tende a considerare reale non il mondo del simbolo ma ciò che può osservare direttamente, capire con la sua intelligenza, controllare con il suo potere. L’uomo che ormai vive in una sola dimensione, ed è un uomo che perdendo la  sua capacità simbolica sta perdendo la sua capacità di stupirsi, di meravigliarsi delle cose.

 

            - Il Segno:

In maniera generale si dice segno qualcosa che stabilisce una relazione fra un significante e un significato. Cioè quando una realtà immediatamente visibile rimanda ad un’altra invisibile (il significato).

Perché vi sia un segno è necessaria la cosiddetta relazione di significazione o codice, perché il significante rimandi a un significato ci vuole un codice, (nel caso della segnaletica abbiamo il codice stradale).

Questi tre elementi li troviamo anche nel linguaggio parlato, per es.: vai in biblioteca = significante; luogo dove ci sono libri = significato; la lingua = il codice.

  All’interno di questa ampia concezione di segni troviamo diversi tipi di segno:

 

-          Segni naturali = quelli che per loro natura portano alla conoscenza di un’altra realtà per loro natura (fumo col fuoco);

-          Segni convenzionali = quelli che risultano da un libero accordo tra persone a seguito di un patto (la lingua);

- Segni misti = contengono entrambe le realtà (naturali –convenzionali); i sacramenti appartengono a  quest’ultimi perché implica un fondamento naturale (segni sensibili = acqua) e anche un accordo intenzionale che si rifà ai significati cristiani;

-          Segni informativi = tipico del segnale stradale;

 

- Segni realizzativi = es.: un abbraccio = realizza qualcosa, non è solo informativo (i sacramenti realizzano qualcosa)

       

        Molti autori, oggi parlano di segno o di simbolo; non vi è grande differenza ne sono autentici per il semplice motivo che il simbolo rientra nella categoria più generale del segno, appartiene ad esso. Altri autori distinguono i loro contenuti, in genere si può dire che i due termini sono sinonimi, ma un accordo di massa non c’è.

Se volessimo si potrebbero fare le seguenti distinzioni:

-          mentre il segno ha una natura più intellettuale, conoscitiva;

-          il simbolo ha una natura più evocativa, cioè fa riferimento a contenuti più profondi, più interiori, più legato alle emozioni (per questo è il linguaggio tipico dell’arte, della liturgia). Per cui non è corretto parlare di “simbolo stradale”, mentre è più corretto parlare del “simbolo della croce”, proprio perché il simbolo è per sua natura evocativa. Poi ha anche uno stretto collegamento con l’esperienza per cui la capacità del simbolo è (symballon) di mettere insieme in un solo oggetto, parola, cose che invece richiederebbero discorsi lunghissimi. Il vantaggio del simbolo sta proprio nella sua capacità di sintesi che affondano le sue radici nell’esperienza.

Poi l’ultimo valore del simbolo è quello relazionale.

Quindi: evocazione, esperienza e relazione sono le tre caratteristiche del simbolo.

Relazione, perché è tipico del simbolo mettere insieme non solo le idee, ma anche le persone.

Questo è il significato più originario del simbolo, infatti per i greci il simbolo era una medaglietta spezzata in due che unita permetteva il riconoscimento fra due persone.

Quindi il simbolo è un portatore di identità, per questo non bisogna diminuire la forza simbolica nella cultura per la coesione.

Dire che i sacramenti sono simboli significa recuperare tutti questi aspetti, esse si servono di cose (pane acqua ecc.) ma entrambi hanno valore in quanto esprimono il qualcos’altro che va oltre il semplice dato sensibile con cui vogliamo stabilire il contatto. Per non fermarsi all’umano, è lo Spirito che si serve di questa capacità umana per comunicare la grazia. Uno dei problemi principali dei simboli è di natura pastorale:

-          la comprensione dei simboli: i cristiani comprendono la simbologia dei sacramenti? Come risolvere questo problema?

a)      Necessità di una maggiore catechesi, ma i simboli non hanno bisogno di essere spiegati, ma devono essere vissuti, affondati nell’esperienza. Se si spiega si va al segno e non al profondo significato. Un bambino capirà di più l’importanza della fede che la madre porta al dito vedendo la cura che ne ha, l’attenzione e l’affetto, più che spiegandogli il significato di quella fede.

b)      Ritornare alla comunicazione simbolica, per es.: il battesimo da essere un bagno si è ridotto ad alcune gocce d’acqua sul capo del bambino. La comunicazione simbolica si serve dell’azione e della cosa ed entrambe si devono vedere. Il rischio invece è quello del formalismo liturgico, il simbolo rischia poi di non parlare più, il simbolo doveva essere l’acqua e invece sembra quasi che sia scomparsa. Accentuare, quindi il ruolo della cosa nella comunicazione simbolica.

-          Un’altra causa può essere la perdita dell’esperienza, il simbolo parte da un’esperienza vissuta, se la richiesta di un sacramento non parte da un’esperienza vissuta è chiaro che il sacramento non sarà compreso.

-          Il rimedio principale è quello proposto da Schnoù: “il rimedio pastorale migliore, per tornare a capire il linguaggio simbolico dei sacramenti è quello di ristabilire un’autentica iniziazione. Iniziazione che non è soltanto istruzione, ma mistagogia cioè l’approfondimento dei simboli.

La scoperta del carattere simbolico, oggi si parla molto di sacramenti come simboli, non si sente più segno ma simbolo. Qual è la differenza? Spesso sono usati come sinonimi, tuttavia la linguistica tende a distinguerli e anche la sacramentaria, benché non si sia giunto a un accordo completo sul loro significato. Chavvet ha scritto molto e ha cercato di riscrivere la sacramentaria a partire dal concetto di simbolo, simbolo che era presente nel passato ma che era stato tolto perché identificato come non reale. Innanzitutto una differenza è la natura più precisa del segno, il simbolo ha una natura più evocativa, il segno tende a precisare il suo contenuto, il simbolo lo lascia vago il suo contenuto, la croce sarebbe più corretto chiamarla simbolo più che segno appunto perché evoca. Il segno coinvolge l'intelligenza, non le emozioni, il simbolo coinvolge l'emozione.  Se non c'è esperienza il simbolo non funziona, è più sintetico del segno, attinge anche alla grande ricchezza dei codici non verbali. Non basta amministrare un battesimo valido, ma anche la simbolicità del battesimo, la simbolicità deve rientrare nella celebrazione di un sacramento, rientra anche il vestire, la postura, il modo di leggere. Rahner parla di simbolo ontologico, con ontologico vuol dire che c'è l'essere e così non si rischia di essere fraintesi.

 

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