I SACRAMENTI

L'ordine

La Storia

 

La Chiesa primitiva.

 

            La Chiesa primitiva è importante perché, vediamo emergere l'articolazione ministeriale così come la troviamo oggi: diacono, presbitero, vescovo.

            Citiamo tre testi, che dobbiamo considerare in maniera particolare: La lettera di Clemente ai Corinti; le lettere di Ignazio di Antiochia; la Tradizione Apostolica.

·         La lettera di Clemente ai Corinti: (I sec.) Clemente, verso la fine del primo secolo, presenta segnali precisi di un consolidamento ministeriale odierno. L'autore si lascia molto ispirare dall'AT, quando, per es., cita i settanta anziani di Mosè, (anche se sembra non conoscere i presbiteri). Clemente è il primo ad usare la parola Laico, usandola, non in senso dispregiativo come nel medioevo, ma lo usa per distinguere i diaconi, i vescovi e i laici.

·         Ignazio di Antiochia: (†110) Con Ignazio, possiamo veramente parlare della articolazione tripartita del ministero odierno. È importante, Ignazio, anche perché emerge in una maniera sorprendente, il ruolo monatico del vescovo. Egli ha la tendenza a concentrare nel vescovo tutti i poteri, non solo il governo, ma anche gli altri servizi carismatici: quello della profezia; addirittura, arriva a dire che, il vescovo, nella comunità locale, rappresenta Dio! Ed è necessario obbedirgli, come Gesù obbediva al Padre. Non si può fare niente senza il vescovo (il potere legislativo). Nella Lettera agli Smirnesi, 8,1-9, scrive:“Come Gesù Cristo segue il Padre, seguite il vescovo e i presbiteri come gli apostoli. Venerate i diaconi come la legge di Dio.nessuno faccia qualcosa, che concerne la Chiesa, senza il vescovo. Sia ritenuta valida l'eucarestia che fa il vescovo o che da lui delegato. Dove compare il vescovo, là sia la comunità; la dove c'è Gesù Cristo, ivi è la Chiesa Cattolica. Se qualcuno nasconde qualcosa al proprio vescovo, la nasconde a Dio.Ignazio, non ha una concezione istituzionale giuridica, come  potremo trovarla nel XVI-XVII sec., ma ha una ecclesiologia eucaristica, vede la Chiesa come un'assemblea radunata intorno alla mensa eucaristica. L'ideale comunitario, in Ignazio, è ancora molto forte, egli ha ancora la percezione del sacerdozio dei fedeli, di cui parla frequentemente ed è proprio lui, a proposito, ad usare una metafora Trinitaria molto originale:“Voi battezzati siete le pietre vive del tempio del Padre, preparate per la costruzione di Dio Padre, elevate con l'argano di Gesù Cristo che è la croce, usando come corda lo Spirito Santo. La fede è la vostra leva e la carità la strada che vi conduce a Dio. Siate dunque, tutti, compagni di viaggio, portatori di Dio, portatori di Cristo e dello Spirito”. Nasce il problema teologico: cosa succede, nel tempo di mezzo, fra i testi neotestamentari e Ignazio? Sono quasi 50 anni. L'analisi del tempo di mezzo, fra i testi neotestamentari e queste posizioni, così precise di Ignazio, è, oggi, oggetto di intenso studio da parte di studiosi, ma a riguardo si possono fare solo ipotesi. Un altro problema è : se Ignazio da una visione della Chiesa tutta o sta solo descrivendo la sua Chiesa d'origine (Asia minore - la Siria cristiana).

·         La tradizione apostolica: (III sec. anche se con tradizione più antiche) è importante perché ci da il rito d'ordinazione del diacono, presbitero e del vescovo. Ma, attraverso il rito, ci da anche indicazione teologiche, perché ci dice come deve essere considerato il presbitero, il diacono e il vescovo .Ci da anche indicazioni pastorali, perché ci dice qual è il compito del diacono, del presbitero e del vescovo. È un documento liturgico, ma che sfora dal semplice riferimento rituale per darci una serie di indicazioni:

                        il vescovo: per Ippolito, doveva essere eletto dal popolo:“Non si ordini nessuno che non sia stato scelto dal popolo. Ma attenzione, eletto dal popolo, non ordinato, nemmeno dai presbiteri:“Al momento dell'ordinazione dei vescovi, i presbiteri, non devono stendere le man, solo i vescovi confinanti della regione, sul l'eletto.

I compiti del vescovo: per Ippolito, i compiti, sono propriamente sacerdotali: celebrare l'eucarestia; deve amministrare il perdono dei peccati; distribuire gli incarichi.

Il presbitero: deve essere ordinato per le mani del vescovo, ma anche gli altri presbiteri presenti, devono imporre le mani, segno del collegio presbiterale che non si era perso; dice precisamente Ippolito al n.7-8:“Gli altri presbiteri devono stendere le mani per la comune partecipazione allo spirito del presbiterio. Quindi, il presbitero si associava al ministero del vescovo, “aiutando e governando il popolo con cuore puro”(n.3).

Il diacono: non c'entrano niente i presbiteri nella loro ordinazione, ma spetta, in maniera esclusiva, al vescovo. Questo, perché, Ippolito concepisce il diacono al servizio esclusivo del vescovo. Nella liturgia, il suo compito è quello di preparare le offerte; il diacono è ordinato per la imposizione delle mani del solo vescovo e non è ordinato per il sacerdozio (ad sacerdotium).

            In questo periodo, quindi, notiamo una progressiva precisazione della struttura ministeriale; del linguaggio, ecc.

            Una novità è la progressiva esclusivizzazione del termine sacerdote. A partire dal III secolo, il termine sacerdos, verrà riservato per indicare esclusivamente i ministri ordinati. Per Ippolito l'episcopato è la massima dignità sacerdotale; usa l'espressione antico-testamentaria del sommo sacerdote.

            Tertulliano chiama, nel De Baptismo, 17.1 esplicitamente il vescovo, sommo sacerdote. Cipriano estende il termine sacerdote, a tutti i presbiteri, in quanto partecipi del sacerdozio dei vescovi.

Quindi, la terminologia sacerdotale, entra anche nella terminologia ministeriale cristiana, ma entra con una precisazione che è quella di usare in maniera esclusiva per i ministri ordinati.     

 

            ► Il concilio di Calcedonia.

            Importante , questo concilio, perché, in questo periodo, comincia ad affermarsi l’idea di ministro slegato dalla propria Chiesa, senza impegno pastorale. Calcedonia interviene al canone sesto, proibendo le cosiddette ordinazioni assolute, cioè sciolte da una collocazione ad una Chiesa locale: non si può essere vescovi senza esserlo di una Chiesa locale.

            Il concilio di Calcedonia è molto forte, cioè che il ministero vada concepito come ministero pastorale e non come ministero personale, per la propria gratificazione. Deve esserci uno stretto legame tra ministero e Chiesa.

 

Gli sviluppi successivi.

 

Col passare del tempo si ha lo sviluppo di tre caratteristiche fondamentali:

·         - ontologizzazione: l’essere cristiano del popolo di Dio viene dal sacramento battesimale. Ma il battezzato non è uguale all’ordinato, anche se l’ordinato non è una classe a parte rispetto al battezzato. Col passare del tempo il ministero si è ontologizzato, ha cioè assunto una connotazione di sacralità e dignità. Intorno al IV secolo fino all’XI, gli stati di vita del cristiano erano tre: il prete, il monaco, il laico. Il prete si caratterizzava per il potere sulle cose sacre; il monaco aveva il potere sulla vita sacra; il laico non ha nessun potere. Avanti nel tempo il prete e il monaco tenderanno a fondersi, fino a formare la grande separazione tra religiosi e laici. L’ontologizzazione è un modo per dire come l’ordine andrà sempre più staccandosi a formare una classe a se stante, diversa dai laici. Una delle conseguenze è la separazione appunto tra clero e laici: molto spesso i laici sono considerati come sudditi. Un’altra è la sacralizzazione della persona del prete, che perde in umanità.

·         - sacerdotalizzazione: i compiti del ministro ordinato sono annunciare la Parola, amministrare i sacramenti, preoccuparsi della comunità. Per sacerdotalizzazione si intende che il compito del prete è ristretto alla sfera cultuale, cioè ai sacramenti. La comunità non vive solo di messe; bisogna preoccuparsi anche del resto. Nella seconda metà del XII secolo il sacerdozio del ministro veniva definito attraverso il potere di consacrare l’eucarestia.

·         - giurisdizionalizzazione: questo processo riguarda il vescovo; nel IV secolo l’Ambrosiaster teorizza la parità sacerdotale tra vescovi e preti. Anche Girolamo afferma che vescovi e preti abbiano pari dignità, perché l’eucaristia consacrata da entrambi è la stessa. Gli scolastici accolgono questo livellamento, dunque non impedivano una specifica sacramentalità dell’episcopato: l’episcopato non è un sacramento, ma lo è il sacerdozio. Appiattita sul piano dell’ordine, la differenza viene ad accentuarsi sul piano giuridico, di potere.

 

Concilio di Trento e Riformatori.

 

            I riformatori sono noti per aver destabilizzato il sacramento dell'ordine. Lutero scrive, nel De captivitate Babiloniae:“La Chiesa di Cristo ignora questo sacramento, che è stato inventato dal Papa. Basandosi sul principio, sola Scriptura, Lutero, non trova nemmeno un testo a fondamento dell'ordine. Non solo non vi è intromessa nessuna grazia nei confronti di questo sacramento, ma per difendere il sacerdozio dei fedeli, riduce l'ordinazione a un semplice conferimento di un mandato votato a termine (temporaneo).

            Un'altra caratteristica della visione luterana del ministero è ridurre il ministero alla predicazione: il ministro è un predicatore.

            Quindi non c'è nessuna concezione della sacramentalità dell'ordine, ma la concezione di un delegato che svolge un servizio temporaneo all'interno della comunità e soprattutto finalizzato alla predicazione della parola.

            Trento, non presenta una dottrina completa del sacramento dell'ordine, ma ha di mira, più che negli altri sacramenti, la preoccupazione di rispondere ai riformatori (una dottrina di risposta).

            I principali punti della dottrina tridentina sono (sessione XXIII):

·         L'istituzione del sacerdozio da parte di Cristo, conferisce il potere di celebrare la Messa e assolvere i peccati (la linea è quella dell'interpretazione sacerdotale);

·         Il sacerdozio forma un unico ordine distinto in 7 gradi differenti;

·         L'ordine è un sacramento istituito da Cristo, (definizione dell'istituzione)che imprime il carattere con la conseguente impossibilità di rientrare allo stato laicale;

·         Il potere di ordinare compete solo ai vescovi e la validità dell'ordinazione, non dipende dall'assenso del popolo.

            Dobbiamo ricordare, che Trento non fu solo un concilio di risposta ai riformatori, ma fu anche un concilio di profondo rinnovamento del clero, forse una delle punte di diamante della riforma tridentina è proprio quello dell'aver impostato una riforma del clero per vari motivi: innanzitutto per il programma formativo imposto ai candidati con la creazione dei seminari, ma poi con l'invito rivolto ai vescovi di tornare al loro ruolo di pastori nelle loro diocesi. L'unico elemento sul quale fare delle osservazioni, è che nell'intento di rispondere ai protestanti, il concilio di Trento sancisce l'orientamento prevalente di ridurre il ministero al ruolo sacerdotale, trascurando altri elementi come la regalità e il ministero della parola (gli altri due munus).

 

L'ORDINE