I SACRAMENTI

L'ordine

Il ministero ordinario nella Bibbia

 

Noi, oggi, conosciamo il ministero ordinato in una triplice articolazione ben precisa:

  • diaconato

  • presbiterato

  • episcopato

Dobbiamo però essere consapevoli che questa articolazione è frutto di uno sviluppo, che non esclude l'idea che sia attestata in nuce nella scrittura, e soprattutto, non esclude l'idea che questo sviluppo (com'è la concezione cattolica e da questa si differenzia da quella protestante), non sia avvenuto sotto l'illuminazione dello Spirito Santo.

            Prendiamo in considerazione il fatto che i dati neotestamentari sono: frammentari, molteplici, non facilmente riconducibili a uno schema unitario, soprattutto per ciò che riguarda il ministero episcopale.

            La scrittura ci offre una molteplicità di modelli, una differenziazione in linea sincronica e in linea diacronica. Non si possono confrontare la comunità di Gerusalemme, dove emerge il collegio dei dodici con la figura in primo piano di Giacomo, con quella di Antiochia, dove non emerge un nome o collegio di presbiteri, ma figure come quella dei dottori, maestri, profeti, ecc.

            Seguendo la differenziazione in linea diacronica, vediamo che, i primi testi delle lettere ai Corinti (i testi più antichi), manifestano un'organizzazione ministeriale che non è identica con quella degli ultimi testi, come quelle delle lettere pastorali di Timoteo, Tito, nelle quali l'organizzazione ministeriale è più precisa.

            Quindi, seguendo la linea diacronica, distinguiamo gli scritti primitivi e gli scritti tardivi.

·         Negli scritti primitivi, l'organizzazione della Chiesa era caratterizzata dalla collegialità e dalla molteplicità dei doni e dei servizi, dove i dodici, tra cui emerge la figura di Pietro, svolgono un ruolo insostituibile e fondamentale, Atti 1,15-26. Ben presto però si nota come i dodici, estendono la loro responsabilità, avvalendosi di nuove forme di collaborazione (Atti 6, 1-6). Soprattutto, le lettere paoline, testimoniano una vasta estensione della ministerialità, con l'introduzione del tema dei carismi, di cui Paolo riporta lunghe liste 1Cor 12,28-30; 1Cor 12,8-10; Rom 12,6-8. Quindi, il concetto di carisma, lo introduciamo all'interno di questa visione molteplice della responsabilità: molti doni, molti servizi. Tra questi molti doni e molti servizi, spiccano le tre categorie  di ministeri di Antiochia: 1) quello degli apostoli; 2) quella dei profeti; 3) quella dei maestri.

1)      Quello degli apostoli: per Paolo questi, non sono i dodici, ma estende il concetto di apostoli a tutti i quelli che hanno il compito di  fondare e dirigere le Chiese 1Cor 9,5; 1Ts 1,1; 1Ts 2,7.

2)      Quello dei profeti: sono ugualmente importanti, perché ritenute quelle persone ispirate nel ministero della parola. nasce dalla convinzione del discorso di Pietro che la profezia è nata con il dono della pentecoste e si è estesa a tutti i credenti (teologia della profezia). Ma Paolo fa emergere, dalla comunità di Antiochia, una categoria specifica di persone, particolarmente ispirate nel ministero della parola, che lui pone a fondamento della comunità, 1Cor 14,1-5.

3)      Quello dei maestri: un gruppo organizzato, particolarmente dedito al compito dell'insegnamento (oggi, potrebbero essere i teologi, i catechisti,ecc.).

Possiamo dire, che, paragonati ad oggi, le ultime due categorie (profeti e maestri) è piuttosto scemata sul piano della importanza strutturata. Non dimentichiamo altre categorie, come quella dei taumaturghi, guaritori, i liturghi, i benefattori, gli interpreti delle lingue. In ogni comunità si riconosce un ministero di direzione, che è compreso all'interno di questa molteplicità, per cui non è isolato dal resto degli altri ministeri. In questo periodo, non troviamo alcuna comprensione delle caratteristiche della ministerialità odierna, anche perché, in questo periodo, c'è una concezione temporanea dei ministeri, c'è l'assenza di un episcopato di tipo monarchico, c'è un continuo riferimento al battesimo come elemento caratterizzante l'identità cristiana. Manca anche una procedura formale che introduca questi ministri nel loro ministero, una soltanto acquisterà maggiore importanza, cioè, quella della imposizione delle mani Atti 6,1-3; Atti 13,3-4. concludendo, possiamo dire che, negli scritti primitivi, manca una struttura organizzativa della Chiesa. Quali le ragioni di questa mancanza? Due in particolare:

1)      la regola del divenire storico, per le strutture molto complesse. C'era la concezione del sacerdozio levitino per gli Ebrei, che aveva tutta una sua teologia.

2)      una forte spinta escatologica, emerge soprattutto nella prima lettera ai Tessalonicesi, cioè una tensione verso il fine, che non fa sentire l'esigenza di organizzarsi. Il ritardo della speranza escatologica, porterà la Chiesa ad organizzarsi.

·         Gli scritti posteriori: hanno una visione ministeriale già, molto più strutturata e più precisa. Il tempo è trascorso e le comunità si sono ingrandite, lo spessore escatologico si è ormai rarefatto. Nasce, allora, il bisogno di puntualizzare chi comanda: il problema dell'autorità. Nascono dei primi conflitti: chi prende una decisione? Chi ha il dovere di risolvere i problemi? Chi ha il dovere di indicare una linea di condotta? Chi deve dirigere le celebrazioni? Chi assicura la fedeltà delle celebrazioni?

La lettera agli Ebrei, che è fra gli scritti tardivi, raccomanda più volte l'obbedienza ai capi, Eb 13,7;17,24, cosa che manca in Corinti.

Le lettere pastorali, poi, documentano l'uso di scegliere uomini e istruirli come presbiteri locali, introducendoli, attraverso il gesto dell'imposizione delle mani, che acquista, ormai, una sua caratteristica formale; una sua conformazione rituale, 2Tim 1,6; 4,14. quindi si nota questo passaggio alla poliedricità carismatica, collegiale, tipica del modello dei Corinti, ormai si affianca una precisazione sempre maggiore di servizi dirigenziali, come quella dei diaconi (1Tim3, 8-13), quella di un collegio presbiterale (1Tim 4,14;5-17ss); quella di figure originali, che non troviamo negli scritti primitivi, gli episcopi (1Tim 3,1-7; Tit 1,5-7). Addirittura, in questi scritti troviamo accenni, alla successione apostolica Tit 1,5; 1Tim 5,19-22; 1Tim 6,20; 2Tim 2,14. Tito e Timoteo appaiono come figure che continuano il ministero che fu di Paolo.

Ci troviamo, dunque, in una progressiva concentrazione e individuazione del ministero del ministero ecclesiale, ciò non significa che, l'idea precedente della estensione della responsabilità ministeriale, sia sconfessata. 

 

► Terminologia negli scritti neotestamentari.

           

            Anche la terminologia non è ben delineata. Il termine gerarchia, per esempio, non c'è; quando si parla, poi, di coloro che sono ministri, dirigenti si tende ad evitare la terminologia sacerdotale, preferendo un linguaggio di funzione pastorale, per evitare una sacralizzazione della persona. Essere ministri, nel NT, non significa diventare qualcuno o qualcosa di diverso sul piano dell'ontologia cristiana, infatti epischopos, vuol dire guardiano, e presbiteros, vuol dire anziano.

            Due vocaboli, quest'ultimi, che spesso vengono considerati sinonimi, e spesso diventa difficile distinguere la fisionomia propria dell'uno e dell'altro (Atti 20,17; 20,28; 1Pt 5,1-2). Epischopos, ha una accezione molto generica e non può essere inteso come s'intende oggi; epischopos è spesso usato al singolare. Mentre più preciso, presbiteros (Atti 11,30; 12,17; 14,23), che è usato, invece, spesso al plurale e indica, molto concretamente, il collegio di anziani che ha il compito dirigenziale sulla comunità. Quindi, la natura collegiale, del presbiterato, è la sua funzione dirigenziale.

            I compiti primitivi dei presbiteri, erano legati, soprattutto, alla istruzione e alla amministrazione dei beni, ma l'autorità di queste due categorie, rispetto alle altre, le quali tendono a scemare, sono quelle che più di tutte si consolidano, assumendo sempre più importanza, prestigio, diventando ciò che noi, oggi, intendiamo per vescovo e prete.

            Che cosa porta al consolidamento di queste due categorie?  Sono diversi i fattori. Innanzitutto, il fatto che in nuce, nei testi tardivi, sono le due categorie che tendono ad emergere, ma poi ci sono delle ragioni socio-culturale, per esempio:

·         L'ordine sociologico: l'espandersi del cristianesimo nelle zone rurali, determina il decentramento del collegio presbiterale iniziale, che guidava l'urbe. Una volta avvenuta l'espansione verso le campagne, si determina la concentrazione progressiva in ognuno di loro divenendo l'epischopos, responsabile di diverse realtà locali.

·         Il legame con l'eredità neotestamentaria: da tener presente che l'AT, non è mai stato rinnegato, lo testimonia la vicenda di Marcione. L'AT, costituisce, per i primi cristiani, un punto di riferimento anche perché esso ha una sua struttura sacerdotale molto elaborata. Infatti, molti Padri, quando devono descrivere il ruolo del presbitero, citano spesso l'AT. Quindi l'influenza dell'AT è stata molto importante, come fattore che va considerato: il modello Levitico sacerdotale, ha in qualche modo influenzato la nostra concezione sacerdotale.

·         Quello propriamente Pagano: quando il cristianesimo, acquista il riconoscimento pubblico dell'impero, penetra , anche nella nostra considerazione del ministero, aspetti del sacerdozio pagano; per es. il fatto che i sacerdoti pagani erano considerati sul piano del prestigio, onore e del potere. Queste tre caratteristiche influenzeranno nella concezione cristiana del ministero. Soprattutto la carica episcopale acquista dignità e prestigio, essi sono equiparati ai senatori, dai quali prende origine il loro vestiario; nel cerimoniale liturgico, entrano usanze della corte imperiale. 

Singolare è l'uso del titolo di Hiereus (sacerdote), il quale, onde evitare confusione col sacerdozio levitino, non si trova mai applicato a qualcuno al singolare, ma o solo per Gesù o solo per il popolo cristiano (1Pt 2,9). Quindi, potremmo dire che, il titolo di hiereus, di sacerdozio, passa, secondo la convenzione biblica, da Cristo alla Chiesa.

 

L'ORDINE