I SACRAMENTI

Il Matrimonio

“Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi” Mt 19,4-6
 

Definizione

 
 

          Nella storia il matrimonio, rappresenta l'unione tra l'uomo alla donna, avendo un collegamento con la sfera del sacro. Comunione di vita e  di amore coniugale. Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento. Pertanto tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento (CIC c.1055). Il can. 776 del Codice dei canoni delle Chiese orientali afferma "Il patto matrimoniale fondato dal creatore e strutturato di sue leggi, mediante il quale l'uomo e la donna stabiliscono tra loro con irrevocabile consenso personale la comunità di tutta la vita, per sua indole naturale è ordinato al bene dei coniugi e alla generazione ed educazione dei figli".

          Nella Bibbia il matrimonio è ricondotto all'intervento del creatore “l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola” (Gn 2, 24) e all'alleanza tra Dio e il popolo eletto, acquistando un significato salvifico.

          Le prime comunità cristiane sono chiamate a vivere il matrimonio nel Signore, ciò comporta un impegno nell'unione coniugale che differenzia i cristiani dai pagani:

  1. rispetto assoluto della fedeltà coniugale
  2. l’indissolubilità del vincolo coniugale, con il quale gli sposi cristiani erano legati per tutta la loro vita.

          Nel can. 1055 il matrimonio è definito come foedus (patto), termine biblico, usato nella Gaudium et Spes che richiama all'antica alleanza tra Dio e il popolo eletto. Questo termine è usato al posto di contractus, ciò segna il superamento di una concezione tipicamente giuridica, dove assume rilievo lo scambio di una serie di diritti e doveri, presente nel vecchio codice. Tale termine (contractus) presente al §2 in contrapposizione al sacramentum per designare l’aspetto giuridico del matrimonio. Un secondo aspetto della realtà matrimoniale è data dall'unione di vita che unisce i due mettendo in comune il loro destino, utilizzando il termine consortium totius vitae. Con tale espressione il legislatore a differenza del Concilio che usa intima communitas vitae et amoris coniugalis, non fa alcun riferimento all'amore coniugale, perché il termine amor non è idoneo a comparire in un testo giuridico in quanto totus rivela una nozione di matrimonio nell'intima unione che spinge due persone ad unire la propria esistenza. Il can. 1055 del Codice di Diritto Canonico definisce il matrimonio come "comunità di tutta la vita". Comunità (consortium) indica la comunanza di destino attraverso una relazione mutua e vitale, fatta di comunicazione e compartecipazione, "di tutta la vita" (totius vitae) non si riferisce soltanto al valore perenne del matrimonio, all'indissolubilità, ma anche alla qualità del consenso, un consenso totale che dona tutta la vita.

          Per la sua stessa natura l'istituto del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento. E così l'uomo e la donna, che per l'alleanza coniugale "non sono più due, ma una sola carne" (Mt 19,6), prestandosi un mutuo aiuto e servizio con l'intima unione delle persone e delle attività, esperimentano il senso della propria unità e sempre più pienamente la conseguono (1). Da ciò il matrimonio è orientato alla procreazione ed educazione della prole ("bonum coniugum") quale finalità del bene dei coniugi. Il Papa sottolinea al n.14 della Familiaris consortio come "l'amore coniugale, non si ferma all'interno della coppia, ma si esprime nella donazione ad essere cooperatori con Dio per il dono di una nuova vita".

          La connessione tra amore coniugale e procreazione ha fatto sì che la Chiesa prendesse posizione contro le forme di procreazione artificiale, ritenendo moralmente illecita quella:

  • eterologa, quanto si ricorre ad un donatore esterno alla coppia;
  • omologa, ottenuta con l'inseminazione artificiale.

          La Chiesa condanna tali tecniche perché l'atto coniugale è espressione dell'amore personale tra gli sposi, e i mezzi artificiali ledono la dignità della persona.

          Il matrimonio è stato elevato da Cristo a sacramento, col soffio del suo amore lo ha inserito nell'opera della redenzione. Il matrimonio cristiano è l'unione della realtà umana con quella divina. L'insegnamento della Chiesa, espresso dal concilio di Trento e dal can.1055 del nuovo codice, ribadiscono che il contratto matrimoniale non può essere separato dal sacramento. Attraverso il sacramento la fede è irrobustita ed espressa (c.840). L'autore del matrimonio è Dio (azione di Cristo) e il consenso è espresso dagli sposi (e dalla Chiesa). Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare, la Gaudium et Spes poi esamina il momento attuale del matrimonio e coloro che cercano di ostacolarlo: "Però la dignità di questa istituzione non brilla dappertutto con identica chiarezza poiché è oscurata dalla poligamia, dalla piaga del divorzio, dal cosiddetto libero amore e da altre deformazioni. Per di più l'amore coniugale è molto spesso profanato dall'egoismo, dall'edonismo e da pratiche illecite contro la fecondità" (2). Il Concilio, mettendo in chiara luce alcuni punti capitali della dottrina della Chiesa, si propone di illuminare e incoraggiare i cristiani e tutti gli uomini che si sforzano di salvaguardare e promuovere la dignità naturale e l'altissimo valore sacro dello stato matrimoniale.

         Il nuovo codice (1983) si occupa del matrimonio nel quarto libro, col can. 1055 dove definisce la sacramentalità del matrimonio. Il codice del 1917 aveva una visione troppo giuridica del matrimonio, visto come un contratto cioè che l'uomo e la donna danno e accettano, l'uno nei confronti dell'altro, una serie di diritti e doveri sottolineando il fine primario del matrimonio era la procreazione della prole. Prima delle concilio Vaticano II alcuni teologi tedeschi, cercarono di dare un posto di rilievo all'amore tra i coniugi, in contrasto a quell’impostazione tradizionale che riduceva il matrimonio alla generazione della prole. Il concilio Vaticano II valutando i segni dei tempi, nella Gaudium et Spes  47-52 ha messo in luce una serie di principi fondamentali che sono stati un punto di riferimento allo sviluppo della dottrina canonista sul matrimonio. Nel capitolo della Gaudium et Spes, il matrimonio è visto come un'unione d'amore tra l’uomo e la donna, con la rivalutazione dell'aspetto personalistico del matrimonio, equilibrando la connessione tra procreazione e amore coniugale.

          I cann. 1055-1062 del Codice di Diritto Canonico contengono le disposizioni generali fondamentali. 

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(1) Gaudium et Spes n.48

(2) Gaudium et Spes n.47

 
   
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