I SACRAMENTI

 

La dottrina del magistero

 

La dottrina del magistero si è ampliamente occupata della sacramentaria; non ha un insegnamento sistematico, ma offre risposte autorevoli su problemi specifici.

 

2.2.1 Concilio di Firenze (1439)

Di questo concilio è importante per la sacramentaria soprattutto il decreto “pro armenis” nel quale vengono elaborati alcuni dati essenziali della sacramentaria. Non tutte le affermazioni di tale decreto sono autorevoli e infallibili semplicemente perché alcune posizioni, come quella del segno sacramentale dell’ordine, oggi sono diverse.

Resta indiscutibile comunque l’ufficialità dei seguenti punti:

 

§  Definizione del numero settenario. Richiama la differenza fra i sacramenti della nuova legge e quelli dell’AT: “sette sono i sacramenti della nuova legge: Battesimo, Confermazione, Eucaristia, Penitenza, Estrema Unzione, Ordine e Matrimonio. Essi sono molto differenti dai sacramenti della legge antica, quelli infatti non producevano la grazia ma indicavano solo che questa sarebbe stata data per la passione di Cristo. I nostri invece contengono la grazia e la danno a chi li riceve degnamente. Di essi, i primi 5 sono ordinati alla perfezione individuale di ciascuno, i due ultimi, al governo e alla moltiplicazione di tutta la Chiesa”.

§  Precisazione degli elementi necessari per un sacramento. Si riprende la dottrina ilemorfica di Tommaso e si dice: “i sacramenti constano di tre elementi: cose come materia; parole come forma; la persona del ministro che conferisce il sacramento con l’intenzione di fare ciò che intende fare la Chiesa. Se manca uno di questi tre elementi il sacramento non si compie”.

§  La dottrina del carattere. Tra questi sacramenti ve ne sono tre che imprimono, indelebilmente nell’anima, il carattere (Battesimo, Confermazione, Ordine). Il carattere è “un segno spirituale che distingue dagli altri, per ciò non si ripetono nella stessa persona”. Il carattere indica l’irripetibilità del sacramento. Gli altri quattro, non imprimendo il carattere, possono ripetersi. L’interpretazione del carattere, da parte del decreto “pro armenis”,  è finalizzato e contenuto soprattutto nell’idea dell’irripetibilità.

 

Concilio di Trento

 

Il Concilio di Trento nell’ambito della polemica protestante e quindi sui sacramenti avrà una chiara posizione antiprotestante. Se Lutero optava decisamente per il binomio Parola-fede, la posizione cattolica optava per la realtà del sacramento o insistendo che la fede sola è insufficiente per ottenere la giustificazione. La sacramentaria tridentina (DS 1601-1613) dedica 13 canoni approvati durante la settima sessione. Le principali posizioni:

 

·          I sacramenti sono 7 e sono stati istituiti da Cristo. Si ribadisce il numero, come al concilio di FI, ma si aggiunge l’istituzione da parte di Cristo: “se qualcuno qui afferma che i sacramenti della nuova legge non sono stati istituiti tutti da Gesù Cristo nostro Signore, e che sono più o meno di sette e cioè Battesimo, Cresima, ecc…, o anche qualcuno di questi sette non è veramente e propriamente un sacramento sia anatema”. “Più o meno di sette” questa la precisazione del concilio di Trento.

·         La distinzione sui sacramenti dell’antica legge e di quella nuova. “Se qualcuno afferma che questi stessi sacramenti della nuova legge non differiscono da quelli della legge antica, se non perché sono diverse le cerimonie e i riti esterni, sia anatema”.Poi accetta l’idea di Tommaso che i sacramenti si dividono per importanza: il Battesimo, che è di assoluta necessità, e l’Eucarestia, che è più grande di tutti, sono i maggiori. C’è una gerarchia della verità anche nei sacramenti, Trento l’accetta e dice: “se qualcuno afferma che questi sette sacramenti sono talmente uguali tra di loro che per nessun motivo uno è più degno dell’altro, sia anatema”.

·         I sacramenti sono necessari per la salvezza: “se qualcuno afferma che i sacramenti della nuova legge non sono necessari alla salvezza, ma superflui, e che senza di essi o senza il desiderio di essi, gli uomini con la sola fede ottengono da Dio la grazia della giustificazione anche se non sono tutti necessari a ciascuno sia anatema”.

·         I sacramenti conferiscono la grazia ex opera operato. Posizione chiaramente anti-luterana: “se qualcuno afferma che con i sacramenti della nuova legge la grazia non viene conferita ex opera operato, ma che è sufficiente la sola fede nella divina promessa per costituire la grazia, si anatema.”

·         I tre sacramenti imprimono il carattere. Con l’idea che non si possono ripetere.

·         Un canone specifico al ministro che deve celebrare secondo le intenzioni della Chiesa. “se qualcuno afferma che ai ministri quando conferiscono i sacramenti non si richiede l’intenzione di fare almeno quello che fa la Chiesa, sia anatema”.

·         È valido il sacramento celebrato da un  ministro in peccato mortale: “se qualcuno afferma che un ministro quando si trova in peccato mortale, ancorché compia tutto ciò che è essenziale a celebrare e conferire i sacramenti, non celebra e non conferisce il sacramento, sia anatema”.

La preoccupazione principale di Trento non è quella di comporre una sacramentaria sistematica o di definire il concetto esatto di sacramento, ma di respingere l’assioma fondamentale del protestantesimo della giustificazione “ex sola fide”.

 

2.2.3 Il Concilio Vaticano II

 

Le tre tappe fondamentali della sacramentaria sono:

·         Agostino;

·         Tommaso (la scolastica);

·         Concilio Vaticano II.

Gli autori di mezzo fra la scolastica, o meglio il Concilio di Trento, e il Concilio Vaticano II non dicono cose sostanzialmente nuove, anzi la sacramentaria conosce delle involuzioni perché quando si fa il trattato sui sacramenti si guarda sempre di controbattere i protestanti, quindi non si ha la mente libera per elaborare una metodologia con più ampio respiro.

Quindi dopo Trento la manualistica sacramentaria è soprattutto anti-protestante, per cui ci si preoccupò di sottolineare i valori negati con il rischio di insistere sul sacramento da dimenticare una dottrina cattolica che è il ruolo della fede nella salvezza.

Solo dopo la fine dell’ottocento abbiamo alcuni autori, della linea romantica, come Scheben, Möler, che tentano una diversa impostazione della sacramentaria.

Per il resto, la sacramentaria dei manuali (intendiamo per manualistica i trattati studiati all’interno delle scuole teologiche fino al Vaticano II) sono eccessivamente legati ad una considerazione giuridica con alcuni limiti interni che saranno appunto superati proprio dalla riforma liturgica proposta dal Vaticano II.

Riguardo al Concilio Vaticano II riteniamo quattro punti rilevanti:

 

1.      ricupero del carattere liturgico: dicevamo che l’impostazione manualistica aveva accentuato il carattere giuridico dei sacramenti (ciò che serve per un sacramento, quando sia valido o meno, ecc…), quindi tutto lo studio di tutti gli elementi necessari o no di un sacramento, perdendo così l’idea che in fondo un sacramento è una celebrazione. Di conseguenza una delle prima attenzioni del Vaticano II è stato il recupero del carattere liturgico dei sacramenti. La chiesa celebra i suoi sacramenti all'interno della liturgia. Quindi dopo il Vat II non abbiamo più delle situazioni anomale in cui un sacramento è slegato da un contesto liturgico. “Fare” un sacramento vuol dire “celebrarlo”: dare una forte connotazione liturgica allo svolgimento di qualsiasi sacramento. Ciò ha condotto a rivalorizzare il sacramento, vedendolo non più come una semplice esecuzione di gesti rituali, ma come luogo in cui si celebra la salvezza di Cristo. In oltre questo recupero ha contribuito anche a liberare i sacramenti da una concezione individualistica (es. : la Comunione celebrata solo per una bambina ecc...) inserendoli in una concezione che è quella della Liturgia vista come culto pubblico ed ecclesiale dei sacramenti.

2.      La precisazione degli scopi dei sacramenti. Per Conc Vat II sono quattro: (SC 59)

I sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, all'edificazione del corpo di Cristo, e infine a rendere culto a Dio; in quanto segni, hanno poi anche la funzione di istruire. Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli atti rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati sacramenti della fede. Conferiscono la grazia, ma la loro celebrazione dispone anche molto bene i fedeli a ricevere con frutto la stessa grazia, ad onorare Dio in modo adeguato e ad esercitare la carità. E' quindi della massima importanza che i fedeli comprendano facilmente i segni dei sacramenti e si accostino frequentemente con somma diligenza a quei sacramenti che sono stati istituiti per alimentare la vita cristiana.

a.       La santificazione degli uomini: precisando che il concilio cerca rinnovare il linguaggio dei sacramenti in sacramentaria. Infatti la SC 59 definisce i sacramenti “mezzi di santità”.

b.      Il fine ecclesiale: l’edificazione della chiesa (Corpo di Cristo)

c.       Il culto a Dio.

d.      Il fine pedagogico.

·         Il primo punto (a) sulla santificazione è tradizionale, cioè che la volontà di Dio fosse quella di comunicare la grazia della santità, della comunione agli uomini non soltanto in modo interiore ma anche attraverso segni visibili ad esteriori che sono appunto i sacramenti.

·         Il secondo punto (b) invece è una novità in un documento magisteriale, perché recupera la dimensione ecclesiale. In armonia con la comunione che costituisce l’essere stesso della Chiesa e il fine stesso della grazia in nome della salvezza. Se volessimo, appunto, definire la salvezza diremmo che è comunione con Dio e con i fratelli. Anche lo strumento deve essere concepito all’interno di una teologia della comunione. Dunque i sacramenti come costruzione della Chiesa.

·         Il terzo punto (c) del fine cultuale è anch’esso tradizionale a volte trascurato. Attraverso i sacramenti il popolo di Dio rende culto a Dio. Se nella santificazione (a) c’è la dimensione discendente del sacramento, qui , nello scopo cultuale c’è quella ascendente. Queste non sono altro che le due dimensioni della Liturgia, cioè nella dimensione discendente è Dio che santifica attraverso la Liturgia in quella ascendente è l’uomo che sale verso Dio e gli rende culto.

·         Il quarto punto (d) del fine pedagogico è che attraverso la celebrazione dei sacramenti la comunità approfondisce la sua fede. Una vita credente staccata dalla pratica liturgica può apparire falsamente adulta, quindi è necessario approfondire, e dalla lex orandi arrivano insegnamenti anche alla lex credendi, per cui la fede si approfondisce, si chiarifica attraverso la pratica liturgica.

3.      La riforma dei sacramenti. Il Vaticano II è stato propriamente un concilio di Riforma e dunque non poteva non considerare la Riforma dei Sacramenti. Secondo lo slogan che troviamo in SC della “comprensione”. Il Vaticano II si è posto il problema che i fedeli comprendano la Liturgia e dunque anche i sacramenti. Comprensione non in un semplice sforzo intellettuale, ma nel senso che la liturgia ha nell’intera assemblea il suo soggetto. Per cui i fedeli non devono assistere, ma comprendere e contribuire insieme al ministro alla costruzione dell’evento liturgico. Quindi è una comprensione con un fondamento teologico per il Vaticano II. Questo lo si vede quando tratta la discussione sulla lingua (SC 63), dal latino a quelle volgari:

“Poiché spesso nell'amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali può essere molto utile per il popolo l'uso della lingua viva, le sia dato uno spazio maggiore secondo le norme che seguenti:

a)      Nell'amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali si può usare la lingua viva a norma dell'art. 36.

b)      Sulla nuova edizione del rituale romano, la competente autorità ecclesiastica territoriale di cui all'art. 22 2 di questa costituzione, prepari al più presto i rituali particolari adattati alle necessità delle singole regioni, anche per quanto riguarda la lingua; questi rituali saranno usati nelle rispettive regioni dopo la revisione da parte della sede apostolica.

Nel comporre questi rituali o speciali collezioni di riti non si omettano le istruzioni poste all'inizio dei singoli riti nel rituale romano, sia quelle pastorali e rubricali, sia quelle che hanno una speciale importanza sociale.” (SC 63)

Ricordiamo per esempio la discussione tra l’Abate Caronti, che vedeva il crollo della liturgia nel perdere l’uso della lingua latina, e l’Abati Marsili, per il quale si aveva il recupero del volto autentico della liturgia con la lingua volgare. Un altro adattamento è il ripristino del catecumenato (cfr. SC 64-70), poi una serie di revisione dei riti: confermazione (SC 71); penitenza (SC 72); unzione degli infermi e non più estrema unzione (SC 73-75) ecc…

4.      La fonte dell’efficacia (aspetto teologico). Puntualizzando alcuni punti della teologia sacramentale, il Vaticano. II ribadisce un concetto chiave e cioè il motivo dell’efficacia dei sacramenti va cercato nel particolare  rapporto che i sacramenti pongono col mistero pasquale. “ Attraverso i sacramenti i fedeli hanno la possibilità di inserire alcune loro specifiche esperienze esistenziali ( la nascita, la crescita il concetto di vita ecc… ) nel mistero della morte e risurrezione di Cristo. E’ la vita dell’uomo che entra nel mistero pasquale”. [SC 61 n. 5-6.]

L’effetto principale dei sacramenti è la “Cristificazione dell’uomo” [SC 7], cioè la conformità dell’uomo a Cristo:  “non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”- queste sono le parole che un cristiano deve dire quando si accosta a un sacramento. “Poiché è in Cristo che l’umanità raggiunge la riconciliazione col Padre e cammina verso la maturazione del Regno, attraverso i sacramenti si ha la possibilità di rendersi conforme a Lui, di morire e risuscitare con Lui, finche con Lui regneremo” [SC 7]

 

 

2.2.4. Catechismo della Chiesa cattolica

 

            Non c’è niente di estremamente nuovo nel C.C.C. rispetto ai documenti del Concilio Vaticano II se non una buona divisione sistematica dei sacramenti. Viene esaminato il tema nella parte II, inquadrato nella categoria del mistero. Per cui c’è prima un’ampia riflessione su ciò che è il mistero inteso nella prospettiva Trinitaria - storica – salvifica. Dal mistero Trinitario il C.C.C. passa a considerare in maniera specifica il tema della liturgia e all’interno di quest’ultima considera il capitolo dei sacramenti.

-          Per quanto riguarda il mistero e le disposizione liturgica : C.C.C. 1077-1109.

-          La parte propriamente sacramentarla : C.C.C. 1123-1130. A sua volta, questa parte è divisa in due capitoli:

·         il primo riguarda la sacramentarla generale, “ciò che è comune ai sacramenti”;

·         il secondo capitolo “ciò che è proprio a ciascuno” e quindi considera gli elementi teologici dei vari sacramenti .

E’ interessante in alcuni punti il linguaggio usato, per es.:

-          al n. 1067, dove in dieci righe è esposta una sintesi dell’economia sacramentarla, passando dall’economia del mistero della salvezza fino al compimento di esso che è il mistero pasquale;

-          al n.1068 : il passaggio dal mistero  storico – salvifico al mistero inteso nella sua forma liturgico – celebrativa.

            A proposito del numero dei sacramenti e sul problema connesso al loro numero che riguarda l’istituzione da parte di Cristo, il C.C.C. dice che la Chiesa è anche il soggetto che lungo il passare del tempo ha saputo discernere per volontà di Dio, i sette Segni.

Quindi c’è un progressivo discernimento e non a caso fa un’analogia con i testi della Scrittura ; come i testi della Scrittura sono stati riconosciuti dalla Chiesa con il passare del tempo e quindi definiti, così i sette sacramenti. La Chiesa per volontà dello Spirito Santo ha ricevuto la capacità di discernere i sette segni dando loro una sanzione in un secondo tempo.

            La dimensione trinitaria dei sacramenti è rivelata in consonanza con la dimensione trinitaria della liturgia. Sull’aspetto trinitario, sono interessanti questi due termini:

-          i sacramenti sono forze che escono dal Signore;

-          azioni dello Spirito operante nel suo corpo;

-          capolavori del Padre.

            Rilevante è la dimensione ecclesiologica: si parla sempre dei sacramenti articolandoli all’interno della sacramentalità fondamentale della Chiesa. 

 

I SACRAMENTI