I SACRAMENTI

 

Iniziazione

 

Prassi antica

 
 

       La sacra scrittura offre delle basi sufficienti per poter elaborare una teologia o un percorso dell'iniziazione così come l'abbiamo oggi? Secondo molti autori, è più giusto affermare che non c'è un cammino iniziatico nella Scrittura.

Abbiamo già risposto alla domanda secondo la quale si diventa cristiani in maniera immediata, alla domanda:"credi nel Signore Gesù?" seguiva subito il battesimo.

Non ci sono tempi, non ci sono elaborazioni di simboli, riti ecc., non c'è tutto quello che conosciamo oggi. La Sacra Scrittura offre degli elementi per lo studio dell'iniziazione, ma soltanto degli elementi. Un abbozzo, diciamo che lo possiamo trarre dall'episodio di Pietro in Atti 2,14-41, dove si parla delle prime conversioni di massa.

 

Atti 2,14-41: L'identità cristiana degli uditori si compie a tappe. Quali?

·         l'annuncio del kerigma;

·         adesione;

·         risposta di fede;

·         battesimo;

Subito dopo il battesimo abbiamo il primo sommario in cui Luca traccia la vita della  comunità apostolica, la quale una volta aderito ed entrata nel mistero salvifico cristiano, attraverso queste tappe, essa partecipa alla vita comunitaria della Chiesa con la fractio panis, la vita comunitaria e la testimonianza della carità.

Quindi, ci sono delle tappe, ma la cosa che colpisce di questo panorama degli atti degli apostoli, è la brevità dei tempi e la mancanza di rituali elaborati. Di conseguenza, ciò che colpisce è una “fondamentale semplicità”.

 

La Didachè: documento più importante del periodo immediatamente successivo agli apostoli. Anche la Didachè non conosce un percorso iniziatico, ma l'essenza di tale percorso che è la fede e il battesimo, con il compimento dell'eucarestia. Dà alcune direttive di uniformità, sulla formula del battesimo, sull'acqua, ecc., ma non ha una prassi iniziatica. Chi comincia a darci qualche informazione su una prassi iniziatica più elaborata è Giustino.

 

Giustino: (padre apologista), registra le prime iniziative. Innanzitutto ci da informazioni sui riti d'iniziazione, che sono già un po’ più complessi, non sono di quella semplicità primordiale che abbiamo negli Atti. Si comincia ad avere un rito più articolato, per es.: prima del battesimo, sia la comunità, sia i battezzandi, fanno il digiuno, una preghiera per la remissione dei peccati e soprattutto, ci informa Giustino, sulla necessità che i battezzandi ricevano una istruzione pre-battesimale, il cui fine era quello di condurre il candidato a vivere con coerenza il Vangelo. Su questa istruzione si baserà il catecumenato. Giustino ci da anche informazione su una dimensione ecclesiale dell'iniziazione, per il fatto che, il battezzato, finito il percorso d'iniziazione, riceveva il bacio di pace da parte della comunità ( il secondo elemento che abbiamo visto nell'approfondimento antropologico: l'aggregazione). Quindi, l'iniziazione non come un fatto personale, ma come ingresso nella comunità.

 

Secoli III-IV: il periodo formativo, accennato timidamente da Giustino, si consolida dando origine al catecumenato. Notizie che noi apprendiamo da uno dei maggiori documenti del tempo che è la Tradizione apostolica di Ippolito. Le motivazioni di questa innovazione cristiana, inserita, in maniera forte, nel percorso d'iniziazione sono innanzitutto:

·         l'espansione del cristianesimo;

·         l'esigenza di autenticare le richieste;

·         il raffreddamento del primitivo fervore;

·         il diffondersi delle sette ereticali, fonda il bisogno di formare nella retta dottrina;

·         l'influsso dei riti misterici pagani.

Sono tutti fattori che imponevano cautela nel reclutare cristiani.

Come si svolgeva, genericamente il catecumenato? Per diventare cristiani, nel III-IV secolo, bisognava recarsi dal responsabile della comunità, con uno che era già cristiano, il quale faceva da garante sulla correttezza delle intenzioni –ricordiamo che siamo nel periodo delle persecuzioni-. Il  “garante” sarà quello che darà origine alla figura del “padrino”.

Poi ci sono altri riscontri (verifiche), che si facevano all'inizio dell'adesione, per discernere gli impedimenti. Finito il cammino catecumenato, si entrava nella categoria degli “Electi” (a Roma), oppure dei “Competenti” (a Milano e in Africa), venendo iscritto nel registro dei battezzati.

C'erano anche gli “Scrutinia”, cioè, una serie di gesti rituali comprendenti esorcismi, imposizioni delle mani, e poi la catechesi, la formazione, ecc.. Finito lo stadio degli electi, inizia il percorso vero e proprio della celebrazione dei sacramenti, che avvenivano quasi sempre nella veglia pasquale. Anche la celebrazione dei sacramenti, col passare del tempo, tende ad articolarsi, ad arricchirsi di simboli, di elementi. Importante sottolineare è lo schema fortemente unitario delle prime celebrazioni dei sacramenti.

Benché le testimonianze dei primi secoli, è difficile distinguere il battesimo dalla confermazione, sono un tutt'uno, anche l'eucarestia. Quindi, tutti e tre i sacramenti si danno simultaneamente. Quindi una celebrazione simultanea dei sacramenti, nella successione: battesimo, confermazione ed eucarestia.

L'eucarestia era il sacramento che concludeva il cammino d'iniziazione. Il battesimo, che emerge come sacramento fondamentale, e che per i Padri, è sinonimo d'iniziazione, è la prima tappa che inaugura l'identità cristiana; mentre, la seconda tappa: la confermazione, pian piano che si stabilizza l'idea di una sua separazione dal battesimo, è inteso come conferma e sviluppo di questa identità; la terza tappa: l'eucarestia, compie l'intero percorso.

Un celebre testo di Tertulliano: “La resurrezione dei morti” n. 8, egli dispone la successione i tre sacramenti:

La carne riceve il lavacro perché siano tolte le macchie dell'anima; la carne riceve il sigillo perché l'anima sia fortificata; la carne è adombrata con l'imposizione delle mani perché sia illuminata dallo Spirito; la carne si nutre del corpo e sangue di Cristo perché l'anima si sazi di Dio”.

 
 
L'INIZIAZIONE