I SACRAMENTI

 

Dimensione festiva

 

            La dimensione festiva ha un valore antropologico, perché accanto all’homo faber, homo sapiens, homo ritulis, c’è anche l’homo ludens.

Il gioco fa parte della definizione di uomo, fa parte fondamentale dell’esperienza umana, è una realtà innata che porta a vivere la vita in pienezza, liberando la vita da quell’esperienza che può essere la noia, o i rapporti conflittuali.

L’uomo vive quindi, la festa come rottura della quotidianità anonima, incolore e conflittuale.

La festa è una pausa per riprendere la continuità del tempo, ma ricomponendo le proprie forze. La festa deve avere l’aspetto di periodizzazione, perché oggi facendo festa ad ogni occasione, si è perso il vero senso e significato.

Per noi la festa ha un valore teologico, infatti Gesù portava il “lieto” annunzio, a differenza della visione apocalittica di Giovanni Battista; anzi Gesù deve difendere i propri discepoli dall’accusa di chi è sospettoso nei confronti di una religiosità festiva (Mt 9, 14-17).

Se la liturgia vuol vivere dei misteri di Cristo questi sono festività, festosità, perché è Cristo che è venuto a vincere le forze negative della tristezza, odio, dolore, morte, anticipando i beni del regno che sono la vita, la pace, la gioia.

La dimensione festiva del sacramento, a volte viene meno perché quasi confusi con riti severi, seri, allora si tratta di riprendere questa natura conviviale festiva dei sacramenti, che ha le sue regole interne.

 

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