I SACRAMENTI

 

Il rapporto tra sacramenti e fede

 

Particolarmente importante oggi, questo rapporto tra fede e sacramenti, in consonanza con la reciprocità della soggettività dell’uomo. L’uomo moderno si sente soggetto, e l’aspetto più soggettivo del processo sacramentario è quello della fede. La fede infatti è la risposa dell’uomo a Dio che chiama.

Qual è la soluzione del problema sul rapporto tra fede e sacramenti?

La soluzione è quella della interdipendenza, cioè riconoscere che Dio non agisce ad di fuori della libertà umana. Dio non è uno stregone che impone all’uomo le sue leggi. Il suo dono (la grazia) sacramentale deve avere la sua base nel “si” dell’uomo. Questo non è stato mai messo in discussione da nessuno. Innocenzo III : “Imporre la fede a qualcuno è andare contro Dio.”

            Nessuno dei grandi autori ha messo mai in discussione questo dato sottolineato in rapporto fra la libertà dell’uomo data dalla risposta libera della Chiesa e il sacramento, cioè la grazia proveniente da Dio. Questo rapporto è dato per tutti i padri della Chiesa dal commento a Mc 16,16 : “chi crederà e sarà battezzato…” Sulle orme di questo brano i Padri trattano la questione del rapporto fra fede e sacramento soprattutto quando trattano del battesimo.

Quando devono rispondere a qualcuno che mette in discussione il battesimo valorizzano il battesimo stesso, così quando è messa in discussione la fede difendono quest’ultima. Tipico esempio lo troviamo nel testo “il Battesimo” di Tertulliano (cap. 13, 152-153) :

Per contestare coloro che ritengono non necessario il sacramento ( basta la fede! )” Tertulliano risponde: “Ecco che quei miserabili, disgraziati sollevano obiezioni di questo tipo: il battesimo non è necessario, basta la fede. Abramo era un uomo gradito a Dio solo per la fede e non per il sacramento dell’acqua. Ebbene io rispondo, che in tutte le cose sono sempre le situazioni conclusive, quelle definitive e che quanto viene dopo ha più valore di quello che c’era prima”.

Il Battesimo è una specie di rivestimento di quella fede che prima (nell’A.T.) era nuda. Ma alcuni capitoli dopo, Tertulliano si trova a rispondere a coloro che mettono talmente in rilievo il sacramento (basta il battesimo!) e Tertulliano dice:

Ricordatevi che solo una fede completa e matura può essere sicura di ottenere la salvezza. La salvezza del battesimo si ottiene non imponendo soltanto il dito ma attraverso una fede sicura e matura”.

San Basilio, parla del battesimo come signaculum fidei (segno della fede),e nel libro sullo “Spirito Santo” 12-28, dice: “La fede e il battesimo sono i due modi della salvezza, l’uno a l’altro congiunti e inseparabili. La fede cerca di spiegare però il rapporto, la fede infatti si perfeziona col battesimo, il battesimo si fonda sulla fede e l’uno e l’altro raggiungono il compimento mediante gli stessi nomi (della Trinità). Come infatti crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, così anche battezziamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La fede nella trinità procura salvezza e così il battesimo nella Trinità procura salvezza”.

Basilio quindi ribadisce che sono inseparabili e se vogliamo, lui pone una sorta di continuità fra i due, stabilisce una logica: “viene prima la professione che porta alla salvezza, subito dopo segue il battesimo a suggellare il nostro assenso”.

Tommaso nella III, q. 62, a. 5, dice: “I sacramenti sono ‘sacramenta fidei’ (sacramenti della fede)”. E commentando il testo di s. Paolo: “Cristo abita in voi per la pienezza della fede”,

Tommaso dice: “La virtù di cristo si trasfonde in noi mediante la fede; la virtù di rimettere i peccati appartiene in modo speciale alla passione. Dunque è per la fede nella sua passione che vengono liberati gli uomini dal peccato. Ecco perché la virtù dei sacramenti, ordinati a togliere i peccati, deriva principalmente dalla fede nella passione di Cristo”.

Anche la teologia cattolica, in reazione ai riformatori, è caduta nello stesso inganno di tipo metodologico: ha talmente accentuato i sacramenti da trascurare i ruolo della fede. La sacramentarla post-tridentina ha quasi dimenticato il collegamento (con la fede); concentrandosi sul sacramento, facendogli assumere una posizione solitaria nell’universo teologico, dimenticando il collegamento con la fede, oppure limitando la fede.

Troviamo la posizione odierna della Chiesa in SC al n. 59, dove riprende innanzitutto l’idea di Tommaso che dice: “I sacramenti sono sacramenta fidei”, per dire che la fede non copre solo un momento del processo sacramentale, ma attraversa tutto il processo sacramentale e cioè prima, durante e dopo. La fede deve entrare nel processo del sacramento:

-                      prima: perché il sacramento suppone la fede, per cui il destinatario dei sacramenti non è il non-credente;

-                      durante: perché la fede accompagna il sacramento, attraverso la fede possiamo comprendere la natura dei segni (la luce, la veste bianca ecc.) la fede deve accompagnare la celebrazione facendo comprendere la natura dei segni. Poi la fede costituisce anche l’effetto dei sacramenti;

-                      dopo: il sacramento tra i suoi tanti effetti c’è anche quello di alimentare la fede, “irrobustirla” come dice il C.V.II: “Con le parole e gli elementi rituali la nutrono e la irrobustiscono”;

Quindi secondo SC la fede entra all’interno dell’intero processo sacramentale, non copre solo il “prima”, ma anche il “durante” e il “dopo”. Negli anni ’70 la CEI ha concentrato la pastorale su questi due fondamenti: evangelizzazione e sacramenti, partendo da una considerazione di natura pastorale e cioè in Italia, dietro la sacramentalizzazione non c’è  una domanda motivata da credenti e quindi occorre una scelta pastorale: per 10 anni dal ’70 all’ ’80 la scelta sarà quella di affermare il primato dell’evangelizzazione, non però creando alternative, opposizioni fra sacramento e fede, ma attraverso l’interdipendenza fra fede e sacramento.

- Congar in riferimento al brano evangelico dell’emorroissa, fa un commento in chiave sacramentaria: Cosa salva la donna la fede, o Gesù?

Lui dice che da questo episodio emerge l’impossibilità di costituire l'uno senza l’altro. La salvezza giunge attraverso il contatto, se la donna non avesse toccato Gesù (il segno corporeo, il sacramento) non sarebbe guarita; anche altri lo toccano, ma soltanto lei lo ha toccato con fede, per cui è sanata. Tutto è compiuto da Dio, ma nel suo disegno di salvezza vuole la libera risposta dell’uomo, senza di essa la sua grazia non si esprime.

         Certamente non abbiamo qui la pretesa di risolvere il problema del rapporto tra fede e sacramenti, ma ciò che emerge soprattutto in una considerazione di sacramentaria attuale è la forte interdipendenza che deve esserci fra fede e sacramento, e questo deve avvenire col massimo equilibrio perché se ci spostiamo in maniera unilaterale sulla fede, il rischio è quello di cadere in una sorta di pelagianesimo, se ci spostiamo eccessivamente sul sacramento trascurando la fede, il rischio è quello di cadere nel “magismo” sacramentale.

Magismo: è la creazione di un effetto al di là della libertà umana.

Come comprendere, allora, l’ex opere operato all’interno di questo rapporto?

L’ex opere operato, (cioè l’efficacia oggettiva del sacramento al di là del contributo del ministro o delle sue disposizioni), indicherà l’assoluta gratuità di un dono che l’uomo non può costruirsi da solo, ma indicherà in contatto con l’ex opere operantis, anche la fedeltà di Dio alla sua intenzione di fondo, di considerare l’uomo come soggetto libero che deve accostarsi a Lui producendo una sua risposta.

Il vero problema è di capire di quale fede si sta parlando.

Il dato assodato è quello che è necessaria la fede per la produzione del sacramento, ma di quale fede si sta parlando?

È una fede personale?

Una fede della Chiesa?

Una fede tiepida, forte, ardente, matura, iniziale?

          La prima risposta che dobbiamo dare è che si tratta della fede della Chiesa. Il principio che guida sempre i Padri sulla sacramentaria è che essi sono celebrati nella fede della Chiesa, sono affidati alla Chiesa.

Dunque, solo chi appartiene alla Chiesa e celebra nella fede della Chiesa può celebrare in verità e ricevere i frutti della salvezza. Ma poiché ogni credente è personalmente implicato nella definizione della Chiesa, allora necessita anche la fede personale, soprattutto per gli adulti.

ES n. 48 “Gli adulti non possono accedere al sacramento senza la fede, senza l’adesione a quella parola che introduce al sacramento e ne svela il significato”.

L’intensità della fede, come deve essere questa fede?

La soluzione che si dà è: almeno la fede del principiante. Anche perché uno degli effetti del sacramento è proprio quello di far crescere la fede.

Oggi si parla del “minimo indispensabile” cioè quella fede che ti aiuta a celebrare percependo il simbolo salvifico.

         La fede è prima, durante e dopo, tutti i sacramenti donano un accrescimento della fede. La questione va risolta in atteggiamenti integranti, sia prima, che durante che dopo.

 

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