I SACRAMENTI

 

Eucarestia

 

Eucarestia e Chiesa

 

            Nell'eucarestia, la Chiesa esprime gli aspetti più caratterizzanti della sua identità. La Chiesa nell'eucarestia è popolo convocato, assemblea; la CEI usa l'espressione originale: “ nell'eucarestia, la Chiesa è un popolo di compagni in cammino”. Compagni, dal latino cum panis: coloro che mangiano lo stesso pane.

            Nell'eucarestia, la Chiesa manifesta, inoltre, l'identità di Corpo del Signore, popolo del Signore che vive per amare e per servire. Il concilio ha particolarmente richiamato questo rapporto tra eucarestia e Chiesa, lo ha fatto anche per superare una ecclesiologia giuridica, prettamente preconciliare, cercando di ritrovare le fonti della grazia, della vita della Chiesa e della sua natura misterica. E proprio per ritrovare questa natura misterica della Chiesa, il concilio ha insistito talmente tanto, in questo rapporto, che si potrebbe fare, a partire dai testi del concilio (SC 5; CD 11; LG 26; AG 9), una “ecclesiologia eucaristica”.

            Quindi, la Chiesa vi ha particolarmente riflettuto trovando nell'eucarestia, la fonte spirituale per rinnovare se stessa, auto-comprendendosi. ( rif. Bibl. Tillard L'eucarestia pasqua della Chiesa)

            Un testo particolare, dove il concilio dice che l'eucarestia è culmine e fonte della vita della Chiesa, è Presbyterorum ordinis n.6 e., che si esprime in questi termini: “D'altra parte, non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della Sacra Eucarestia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità…”.

            Anche questo aspetto, della relazionalità ecclesiologica, nella manualistica precedente, è stato trascurato, condizionata da una metodologia apologetica, considerando le risposte che bisognava dare ai protestanti.

            Oggi, la relazione eucarestia e Chiesa è un aspetto imprescindibile, che porta a considerarli come due realtà che si comprendono reciprocamente; non si può celebrare il mistero del pane e del vino senza Chiesa, ma al tempo stesso, non si può parlare dell'eucarestia senza richiamare la sua funzione ecclesiale; da qui lo schema della reciprocità, che risale al famoso assioma: l'eucarestia fa la Chiesa e la Chiesa fa l'eucarestia.

            Assioma patristico, riproposto nella riflessione teologica da De Lubac, in Corpus misticum, l'eucarestia e la Chiesa nel Medioevo, ed anche in Meditazione sulla Chiesa, il quale sviluppa questa reciprocità tematica commentando l'assioma patristico.

·         La prima parte dell'assioma: La Chiesa fa l'eucarestia, sposta l'attenzione dall'oggetto (l'eucarestia) al soggetto (la Chiesa). Si rileva, quindi, il ruolo della Chiesa in quanto soggetto penetrante. L'eucarestia non precede il battesimo, ma lo segue perché richiede una identità cristiana precostituita; è compimento dell'iniziazione. Quindi, sarebbe contraddittorio vedere una eucarestia extra-ecclesiam (fuori della chiesa). È in questo senso che va intesa la famosa accezione tradizionale: bisogna celebrare secondo le intenzioni della chiesa, non bastano le buone intenzioni o la santità personale del ministro, ma secondo la Chiesa in quanto soggetto celebrante. La preferenza per quest'ultima caratteristica, del corpo viventi dei fedeli, porta spesso i padri a sottolineare la natura comunitaria della celebrazione.

                  Giovanni Crisostomo, nell'omelia di Matteo 32,7, dice:“Molti sono i vincoli che ci legano insieme. Una stessa mensa è posta davanti a tutti, a tutti è data la medesima bevanda e noi la riceviamo anche dal medesimo calice. Il Padre, volendo indurci ad amare, nella sua sapienza ha escogitato anche questo, cioè che noi beviamo dallo stesso calice, simbolo della più perfetta carità. Noi siamo fatti partecipi di una comune mensa dobbiamo essere uniti da un medesimo amore spirituale”.

                  Quindi la natura comunitaria della eucarestia risiede in questa prima relazione che stabiliamo fra la Chiesa e l'eucarestia. L'insostituibile presenza del ministro ordinato, che è segno cristologico per dire che la chiesa non si fabbrica l'eucarestia, ma la riceve in dono da Cristo, non deve però condurre alla minimizzazione della chiesa presente nell'assemblea; non significa l'assolutismo del ministro.

·         La seconda parte dell'assioma: L'eucarestia fa la Chiesa, porta a considerare l'effetto di grazia del sacramento qualificandolo con una caratteristica propriamente ecclesiologica (LG7). L'eucarestia è il sacramento fondamentale per la costruzione dell'ecclesia.

Rahner: “Non è vero dire che l'eucarestia esiste perché c'è la Chiesa (prima parte dell'assioma), è altrettanto vero dire, se si comprende bene, la Chiesa esiste perché c'è l'eucarestia. La Chiesa, intesa nella sua totalità, esiste e si sostiene solo perché essa si compie perennemente e continuamente in quest'unico avvenimento che la contiene nella eucarestia”.

Questa riflessione sull'effetto ecclesiologico ci deve portare a superare un certo individualismo salvifico eucaristico, con cui spesso consideriamo il momento della comunione. Quell'individualismo eucaristico che spesso si ferma a parlare dell'eucarestia, soltanto come cibo della ricostruzione dell'essere personale, mentre serve, in primo luogo, a fare la Chiesa, permettendo al fedele di passare dal Sacramentum panis all'unitas corporis; la celebrazione trasforma i dispersi del popolo in popolo di comunione.

Cirillo d'Alessandria, nel commento al vangelo di Giovanni 11, partendo dall'eucarestia, dice:“Per fonderci nell'unità con Dio e fra di noi e per amalgamarci gli uni e gli altri, il Figlio unigenito sapienza e consiglio del Padre, escogitò un mezzo meraviglioso: per mezzo di un solo corpo, il suo proprio corpo, egli santifica i fedeli nella mistica comunione rendendoli con corporei con se e fra di noi”.

L'idea comune dei Padri e dei teologi, è quella che mangiando l'eucarestia, la Chiesa diventa corpo del Signore.

Anche nella liturgia, per es. nella V Domenica di Quaresima:“Concedi a noi tuoi fedeli di essere inseriti come membra viva del Cristo, poiché abbiamo comunicato al suo corpo e al suo sangue”.

Nel medioevo era usuale, quando si diceva Corpus Christi, pensare a tre realtà: il corpo di Cristo storico, il corpo eucaristico e il corpo della Chiesa; e quando si diceva Corpus Mysticum si pensava all'eucarestia e quando si diceva Corpus Verum si pensava alla Chiesa.

Altri testi più autorevoli li troviamo per es. in 1Cor10,16-17: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane”.

Un pensiero fecondo riguardo alla ecclesiologia eucaristica è Agostino, il quale va oltre il generico riferimento degli effetti. Per Agostino, la Chiesa, non è soltanto un effetto dell'eucarestia, ma rientra nello stesso contenuto dell'eucarestia, sta all'interno del mistero eucaristico. Agostino ha una visione eucaristica tipicamente focalizzata sull'ecclesiologia, secondo la sua visione, la celebrazione eucaristica non realizza solo la presenza di Cristo, ma realizza, anche, con Cristo, la presenza della Chiesa. Sulla mensa c'è il corpo eucaristico di Cristo e il corpo universale del Cristo: Totus Christus caput et corpus.

Agostino nel Discorso n.272, scrive:“Cosa vedete sull'altare? Il pane e il calice. Ma per l'illustrazione della vostra fede, vi diciamo che questo pane è il corpo di Cristo e il calice è il suo stesso sangue, ma se volete sapere che cosa sia il corpo di Cristo, ascoltate l'apostolo che vi dice: corpo di Cristo, voi siete! Se dunque voi siete il corpo di Cristo, quello che sta sull'altare è il simbolo di voi stessi e quello che voi ricevete è la vostra realtà, voi stessi lo confermate, dicendo: Amen! Cosi è. Siate, quindi membra di Cristo perché il vostro Amen sia vero”.

Il terzo aspetto è quello di una eucarestia che fa la Chiesa, non soltanto nella sua identità di corpo di Cristo, ma anche nella sua natura missionaria:  fatte le debite proporzioni, i fedeli, attraverso il sacramento dell'eucarestia, diventano fra loro, nel mondo, ciò che Cristo è nell'eucarestia: persone in stato di donazione. L'eucarestia fa la Chiesa in stato di donazione (missionaria). L'eucarestia trasforma la Chiesa in ciò che riceve, pane di vita, cibo di salvezza per gli altri. La sua stessa missione dipende, in modo tale da non poter essere concepita separatamente dall'eucarestia.

 

L'EUCARESTIA