I SACRAMENTI

 

La definizione e l'evoluzione del termine nella storia

 

Primo a dare una definizione formale del sacramento è Agostino che utilizza il termine segno (quella cosa che oltre all’immagine visibile ai sensi, mi fa venire in mente un’altra cosa… per esempio la bandiera rimanda alla patria); i sacramenti sono segni sacri, ossia un rito in cui ciò che viene compiuto è strutturato in modo da significare un’altra realtà che si deve ricevere santamente. Agostino estende la realtà di sacramento anche ad altri segni (per esempio alla circoncisione degli ebrei).. Il segno fa attraverso le immagini sensibili dei sensi, venire in mente un’altra cosa, abbiamo prima fatto l’esempio della bandiera. Sacramentum è per Agostino signum sacrum: rito dove ciò che viene compiuto è strutturato in modo da significare un’altra realtà che si riceve santamente.

·     ISIDORO DI SIVIGLIA (+ 635 d.C.) Nel libro 20 cap. 6 parr. 19 e 40 del “Etimologie” dà questa definizione di sacramento unendo i due elementi, ma poi dà una spiegazione ulteriore per esplicitare l’operatività del segno: “sono detti sacramenti perché sotto il velo di identità corporee, la potenza divina opera segretamente la salvezza di ciascun sacramento, di conseguenza essi sono qualificati come sacramenti proprio in ragione della loro potenza salvifica nascosta o realtà sacra”. La prima parte commenta l’idea di segno visibile di una realtà invisibile con termini suoi. Non dice nulla di nuovo rispetto a S. Agostino, semplicemente riformula il concetto. Nella seconda parte (“essi sono qualificati …”) vuol far emergere la potenza salvifica dei sacramenti.

·         BERENGARIO DI TOURS (+ 1088 d.C.) sostiene alla lettera l’idea di s. Agostino che il sacramento è forma visibile della grazia invisibile. L’errore di Berengario è quello di applicare queste idee soprattutto nell’Eucaristia nel “De sacra coena”. Egli distingue eccessivamente il sacramentum dalla res (il segno esterno della grazia) arrivando a sostenere fra i due un rapporto puramente mentale cioè il sacramentum rimanda mentalmente ad una realtà trascendente, ma la contiene? È segno di una realtà trascendente, ma per Berengario non la contiene. Applicando questa idea all’Eucaristia succede che l’ostia consacrata rimanda a Gesù Cristo, ma non ha la presenza reale. Berengario, dunque, riduce il concetto di segno di S. Agostino a semplice realtà informativa: “aliud sacramentum corporis, aliud corpus; aliud sacramantum sanguinis, aliud esse sanguine” (DS 690)

·         UGO DI S. VITTORE: autore medievale che più di tutti comprende la necessità di porre le basi al concetto di sacramento. A questo scopo scrive il primo trattato di sacramentaria generale: “De sacramentis”. “Il sacramento è un elemento corporeo o materiale proposto in maniera esterna e sensibile che rappresenta per la sua somiglianza, significa perché a tal fine è istituito, contiene perché capace di santificare una qualche grazia invisibile e spirituale”. Lo sforzo di Ugo è anzitutto di recuperare il concetto di istituzione, per cui non basta l’idea di somiglianza, il suo essere segno non viene primariamente dalla somiglianza, ma dal fatto che viene istituito. Quindi il segno del sacramento è dato dall’istituzione. Altro sforzo di Ugo è quello di indicare l’operatività del sacramento, quindi “contiene”, non solo “rimanda”, la grazia invisibile spirituale. La concezione antropologica di Ugo da S. Vittore: qual è il fine dei sacramenti? Perché Dio ha voluto i sacramenti? “Il fine dei sacramenti e il remedium”. Una concezione forse troppo negativa in quanto vede solo l’aspetto negativo della grazia sacramentale: l’uomo ha peccato quindi necessita di un remedium (come un linguaggio medicinale, i sacramenti come farmaci spirituali). Dio ha istituito i sacramenti come farmaci per tre scopi specifici: a) ad humiliationem (umiliazione dell’uomo); b) ad eruditionem (per l’istruzione); c) ad excercitandum (per l’esercizio).

·         PIETRO LOMBARDO: è colui che risolve questo problema di dare alla definizione di “segno sacro” una qualche operatività più intensa. Importante personaggio della sacramentaria perché porta un termine utile a definire in maniera oggettiva l’operatività sacramentaria, cioè: il concetto di “causa”. Nel libro “Le sentenze” (Libr. 4 – 1,4): “è detto sacramento in senso proprio ciò che è segno della grazia di Dio e forma visibile della grazia invisibile, in modo da portarne l’immagine ed esserne la causa”. Quindi il segno visibile porta l’immagine della realtà invisibile, ma anche la causa. La terminologia causale di P. Lombardo perfeziona lo sviluppo storico, per quanto riguarda la scolastica, perché perfeziona la concezione agostiniana del “segno” che poteva apparire debole sul piano dell’efficacia. Quindi i sacramenti non solo manifestano la grazia ma la producono (evento salvifico). Pietro Lombardo è una figura importante, Tommaso studia sulle sue sentenze, e queste si studieranno fino al concilio di Trento, nel sacramento ha un ruolo importante, è lui a introdurre il concetto di causa, per spiegare l’efficacia del sacramento, come è efficace questo sacramento? È un efficace simbolica? Ha un efficacia simbolica? Io do un fiore a una persona questo fiore ha un efficacia simbolica, Io battezzo una persona e gli comunico la grazia di Dio, ma in quel modo? Introducendo il concetto di causa Pietro Lombardo ottiene l’effetto anche di saper distinguere i sacramenti in senso stretto, sono sacramenti coloro che sono causa della grazia, se io dico sono sacramenti i segni della grazia, le esequie sono segni della grazia? Se io mi baso solo sul concetto di segno non è molto chiaro determinare quali sono i sacramenti, quando invece Pietro Lombardo inserisce il concetto di causa, sacramenti sono quei segni che causano oggettivamente la grazia, e allora Pietro Lombardo sarà il primo a darci il numero settenario dei sacramenti. L’elemento della casualità determina e perfeziona la concezione agostiniana del segno. Le parole “questo è il mio corpo, questo è il mio sangue” queste parole causano un elemento oggettivo non è più pane è corpo di Cristo.

·         SAN TOMMASO D’AQUINO:

Tommaso tratta della sacramentaria nella Somma Teologia, dividendola in 5 parti:

III pars:           1. q. 60: che cos’è il sacramento?

2. q. 61: la necessità dei sacramenti

3. q. 62-63: gli effetti dei sacramenti

4. q. 64: la causalità dei sacramenti

5. q. 65: il numero dei sacramenti.

          Famosa l’espressione di Tommaso “aggiungi la parola all’elemento sensibile ed avrai un sacramento” questo pane e questo vino nel momento in cui aggiungi il verbo diventa corpo e sangue di Cristo. Pietro Lombardo parla di Res et verba, Tommaso applica la teoria di Aristotele, ogni ente per Aristotele ha due componenti, materia e forma, teoria ilemorfica, ogni sacramento ha una materia e una forma, attenzione non bisogna prenderla alla lettera come la teologia successiva ha fatto altrimenti la farà diventare giuridica, questo non è applicabile a tutti i sacramenti, nel battesimo e nell’eucarestia è chiaro, nel matrimonio qual è la materia? Alcuni nel matrimonio danno la sessualità, ma così si crea una concezione particolare. Questi due elementi verranno interpretati giuridicamente, perché per Tommaso la materia non era l’acqua, ma tutta l’azione battesimale, la forma non era la formula “io ti battezzo” ma la fede, era tutto ciò che componeva l’elemento parola nella celebrazione: letture, vangelo; è una concezione più ampia, quando Tommaso applicherà questa teoria si cercherà la materia non nell’azione rituale ma nella cosa, il pane, la forma nella formula, ci concentreremo talmente su quello che tutto il resto non ha importanza. Quando è valida la messa? Quando il sacerdote ha detto quelle parole, non è più così che vanno le cose oggi. Concepire l’elemento forma come elemento determinante ha portato a diminuire l’importanza della materia. Il prete sarà molto attento alle parole, meno attento al segno sensibile, infatti oggi noi facciamo il battesimo un rituale in cui c’è un lavacro, il segno materiale è sparito, l’acqua sono solo 4 gocce. Provate a dire “questo è il mio corpo questo è il mio sangue” su un calice pieno dell’acqua, la più buona che c’è vediamo se diventa eucarestia, è importante la materia. Dobbiamo ridare importanza al segno materiale. Altro elemento è la res, l’effetto, elemento costitutivo del sacramento è la comunicazione della grazia santificante, concesso in modo gratuito in ogni sacramento.

            Tommaso applica questa concezione, che è quella storico-salvifica del mistero, al sacramento liturgico-rituale, sostenendo che ogni sacramento liturgico-rituale attua una triplice relazione:

a)                             ogni sacramento si riferisce al passato di cui è segno commemorativo (signum rememorativum);

b)                             ogni sacramento si riferisce al presente di cui è segno indicativo (signum demostrativum). Nel presente il sacramento indica una grazia che non è solo ricordata, ma è data oggi;

c)                             ogni sacramento si riferisce al futuro (dimensione escatologica) di cui è segno profetico (signum prognosticum).

I teologi al tempo di Tommaso erano molto attenti a rilevare solo la dimensione del presente (ciò che oggi mi dà il sacramento).

 

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