I SACRAMENTI

La confermazione

 

Problemi pastorali

 

Il problema antropologico

 

            Sulle basi delle precedenti linee interpretative, quale può essere il valore antropologico più idoneo per approfondire il sacramento della confermazione?

Sulla base di quanto abbiamo detto, il concetto più idoneo è quello della maturità.

            Tommaso, seguendo la caratteristica spiegazione sacramentale (cioè quando spiega i sette sacramenti, lo fa seguendo una analogia con la vita corporale) in analogia con la crescita antropologica (come per es.:l'eucarestia è analogo al nutrimento, ecc), quando deve parlare del battesimo il corrispondente antropologico, per Tommaso, è la generazione, invece quello della confermazione è la crescita.

Quindi, la confermazione sul piano dello Spirito, fa quello che la crescita fa sul piano antropologico. La confermazione, si troverebbe, quindi, in una prospettiva di raggiungimento dell'età adulta (adultus spiritualiter), di un modo di essere e di pensare, di porsi d'innanzi al mistero che è quello tipico dell'adulto.

Diventare adulti, per Tommaso, vuol dire superare la pusillanimità (pusillanime è colui che si pone al centro e dice al mondo: “servitemi”), cioè colui che si decentra e pone il bene comune al centro; metter al servizio del bene sociale, i propri doni, la propria azione.

Interpretata così, la confermazione, per Tommaso, diventa il sacramento che nella chiesa è il sacramento della soggettività umana in cui l'uomo accetta di vivere una condizione di cristiano responsabile.

La confermazione è il sacramento del cristiano adulto che accetta di passare dalla condizione di colui che riceve alla condizione di colui che sa riconoscere i suoi i doni e le sue responsabilità. Lo Spirito è dato nella confermazione per promuovere questo passaggio di maturità (verso la comunità e verso il mondo), dall'essere al centro dell'attenzione degli altri (come salvato), al mettere gli altri al centro delle mie attenzioni (come salvante).

Così intesa, la riflessione antropologica, sembra avere meno problemi di quella teologica, per risolvere la questione del rapporto con il battesimo. Se infatti le analisi teologiche risentono irrimediabilmente di una certa forzatura, perché il dono è sostanzialmente comune pur avendo una diversità rilevabile, non è così se si vedono le cose a partire dall'antropologia: perché è necessario un secondo sacramento della confermazione? Perché sette sacramenti?

Tommaso, dice, che a Dio basterebbe un solo sacramento per darci quello che deve darci, però, siccome Dio si adatta all'uomo, e quest'ultimo prosegue a tappe nella crescita, allora anche la grazia si adatta alla storicità dell'uomo e segue le tappe dell'uomo (la condiscendenza di Crisostomo).

 E allora, dal punto di vista antropologico, l'idea di un secondo sacramento dell'adultità, come dice Tommaso, in cui l'uomo si decentra e pone il bene comune al centro, progredendo nell'età, ristabiliamo le nostre condizioni, ristrutturiamo le nostre relazioni , giungiamo a dare un diverso significato anche ai nostri simboli. Poiché i sacramenti sono per l'uomo, la grazia, seguendo la logica dell'alleanza e dell’incarnazione, tiene conto di questa nostra struttura antropologica.

Poiché una persona si sviluppa in una crescita, per la quale diviene sempre più se stessa, così nel passaggio dal battesimo alla confermazione, il cristiano è aiutato a divenire in pienezza ciò in cui è stato trasformato al momento del battesimo.

Rufino in Nuovo Dizionario di Teologia pag.684:

Se la funzione dei sacramenti fosse solo quella di rendere possibile il raggiungimento di una salvezza escatologica, potrebbe bastare un solo sacramento: il battesimo. Al massimo si potrebbe ipotizzare un secondo per ricuperare la grazia eventualmente perduta. Ma se i sacramenti sono momenti di celebrazione di un'azione salvifica che edifica “una storia”di salvezza, anch'essi debbono corrispondere alla logica dell'alleanza a cui questa storia corrisponde.

 

Il problema dell'età

 

Qual è l'età giusta per ricevere la cresima?

In questa prospettiva della condiscendenza, distanziare nel tempo i due sacramenti, soprattutto perché c'è una prassi generalizzata al battesimo dei bambini, non ci fa problema.

Il problema dell'età è quello più discusso nella pastorale;  c'è una distinzione fra i teologi e i pastoralisti.

I teologi partono dalla unione stretta dei sacramenti della confermazione, per cui sono per il non dilazionare i sacramenti. Se bisogna dilazionarli, allora lo si deve fare per tutti e tre i sacramenti.

I pastoralisti, invece, sono propensi nel dilazionare la data della confermazione, facendone un'occasione privilegiata per “coscientizzare” il credente al dono sacramentale. Quindi è una ragione pastorale che ci ha portati a ricevere la cresima più tardi.       

Il Nuovo Rituale al n.11, concede alle varie conferenze episcopali la facoltà di decidere autonomamente l'età, ma accreditando come motivazione il criterio della maturità antropologica.

In Europa la prassi attuale privilegia l'adolescenza, orientandosi in una età che va dai 12 ai 14 anni. Ma è un'età giusta, parlando dell'uomo in genere?

Ma anche questa scelta, secondo i pastoralisti, non ha affatto risolto il problema, ne quelli di ordine pratico da  cui era mossa (coscientizzare maggiormente alla fede), ne quelli legati alla teologia, rischiando, anzi, di produrre una maggiore autonomizzazione della confermazione rispetto al battesimo (cioè si rischia di non far più capire il collegamento necessario tra i due sacramenti).

Per questo, dicevamo che, molti autori preferiscono tornare al centro della questione e cioè porre il problema dell'età al battesimo. 

Autori come Rinaldo Falsini, alla voce Confermazione nel Nuovo dizionario di liturgia, pag. 269, torna al centro della questione dicendo che il problema non è tanto l'età della confermazione ma l'età dell'iniziazione. Se esiste un problema di età, questo riguarda in primo luogo il battesimo e in secondo luogo l'eucarestia. Il cristiano maturo, che nella confermazione ha capito che non è più solo salvato, ma salvante, si accosta dunque all'eucarestia.

Quindi, colui che ha sintetizzato le due prospettive dell'essere destinatario e l'essere testimone, compie questo percorso nell'eucarestia.

Noi siamo ancora influenzati dal catechismo di Pio X, il quale abbassò l'età della prima comunione ai bambini di 7 anni (e non 9 anni), perché legò molto l'idea della prima comunione all'idea dell'innocenza.

 

Bisognerebbe accettare un pluralismo di programma e di situazioni fatte con un autentico spirito di discernimento e con programmi formativi adeguati; diversificare i periodi, può diventare un segno espressivo di questa particolare natura nel sacramento della confermazione, soprattutto se si tiene conto di una prassi, ormai, generalizzata   che non può certo essere cambiata nel tempo molto breve. La dilazione pastorale della confermazione, non fa problema, anche se non si ignorano le varie obiezioni di carattere teologico.

Accettata l'idea di dilazionare i tre sacramenti, possiamo ritenere giusta l'età della pubertà, o spostarla ancora a 21anni?

Possiamo rispondere positivamente, perché è la pubertà, infondo, l'età in cui si compiono le proprie scelte. Per cui collocare la confermazione all'età dell'adolescenza (fra i 12 e i 14 anni), è fattibile in quanto è in questa età in cui si modifica la percezione delle cose, ed  è l'età in cui si comincia a voler essere adulti. L'età in cui si comincia a staccarsi dalle figure  dei genitori, si comincia a costruirsi come adulti, si opera per la propria autonomia, si realizza la formazione di una coscienza adulta, staccata dagli influssi dell'ambiente; sensibile alla scoperta del proprio ruolo nella società.

Età giusta, quindi, per poter giudicare da sé il tipo di adesione alla Chiesa, ma senza negare i limiti inerenti a una età caratterizzata dalla fluttuazione, dall'oscillazione emotiva.

            La maturità di cui parliamo, non deve essere solo quello  del singolo, ma anche quella della comunità. Quindi deve esserci la maturità del singolo che deve sviluppare le sue scelte di fede, ma se non c'è la maturità di un contesto comunitario, che appoggia il singolo nelle sue scelte di fede, l'adolescente, estremamente sensibile alla verifica sul piano esperienziale dei principi e dei concetti non impara a migliorarsi  e non gli si favorisce l'inserimento responsabile nella società.

             Ed ancora sul piano pratico, visto che la cresima è il sacramento della responsabilizzazione ed in realtà si allontanano dalla comunità, non siamo forse, anche noi che consigliamo di aver finito il compito? Dovremmo essere più incisivi sulla piano della proposta.

Quindi più che un problema di età, di dilazione nel tempo, di differimento rispetto al battesimo, il problema della confermazione resta quello della sua significatività.

 

LA CONFERMAZIONE