I SACRAMENTI

Il battesimo

 

Controversie battesimali

 

            Sono interessanti da studiare quelle antiche perché ci danno l'occasione di puntualizzare alcuni elementi dottrinali. Due sono di solito queste controversie, la prima Roma-Cartagine e la seconda donatisti-Agostino. La prima è tra Papa Stefano a Roma e Cipriano a Cartagine, si ha nel III secolo, comincia ad affacciarci il tema di cristiani battezzati da comunità eretiche e che vogliono tornare nella grande chiesa cattolica. Cosa fare? Il problema qui è quello della validità e unicità del battesimo. Papa Stefano è propenso a farli rientrare, non si deve ribattezzare, semplicemente imporre una disciplina penitenziale. Cipriano è rigidamente contrario, ritiene che occorresse battezzarli, considera il primo battesimo un non battesimo. Il problema in realtà è ecclesiologico, Cipriano parte dal ruolo salvifico della Chiesa "nessuno può avere Dio come Padre se non ha la chiesa come Madre", egli ritiene che solo la Chiesa è unita a Cristo e in quanto unita a Cristo può generare dei figli con Dio Padre, quello delle sette non è quindi un battesimo che genera figli di Dio.

             L'argomentazione romana è, invece, che i sacramenti sono una cosa di Cristo a cui la Chiesa deve sottomettersi, se perciò gli eretici erano stati battezzati correttamente nel nome della trinità, Gesù garantisce di quel battesimo e la Chiesa non può che prenderne atto. La controversia assunse toni accesi, la situazione tra la Chiesa romana e la Chiesa africana si guastò. Cipriano radunò dei sinodi, nasce la sconosciuta prassi dei concilio, noi a posteriori mettiamo il primo concilio negli Atti, quello non è un vero e proprio concilio. Vengono chiamati sinodi, non sono i concili ecumenici, il primo sarà nel 325 con Nicea, ma l'idea di chiamare più vescovi inizia qui. Papa Stefano cominciò a rispondere con scomuniche e minacce, accusandolo di portare delle novità. Solo la morte dei due protagonisti risolse la questione. Successivamente con il passare del tempo sarà la linea romana ad imporsi, fino al sinodo di Arles. 

            I donatisti hanno un ecclesiologia che intende ispirarsi a Cipriano, chiesa immacolata e pura, traendo la conclusione che i sacramenti celebrati da un ministro invalido sono invalidi. Questa problematica dà ad Agostino l'occasione anche di precisare la precedente controversia. I sacramenti sono in Cristo, non è la Chiesa padrona dei sacramenti, Cristo essendo stato lui l'istitutore dei sacramenti, lui ne è e ne rimane l'unico vero ministro, quando la Chiesa fa ciò che Lui stesso ha istituito allora è Lui stesso a render valido il sacramento al di là del merito del ministro. Il battesimo quando è validamente amministrato dà il dono del carattere, un contrassegno che unisce a Cristo, un sigillo. Quando il signum, il sacramentum è validamente amministrato c'è sempre un effetto: il carattere,ma la res, l'effetto di grazia non è sempre sicura.

            Quando si è in eresia si è in peccato grave, quindi come fa a valere il battesimo, differenzia tra signum e res sant'agostino, il signum è sempre valido, la res invece dipende dal soggetto. Il battesimo degli eretici è valido, sempre se celebrato secondo le regole che Cristo ha dato, con l'acqua e con la formula trinitaria, ma non per questo salvifico, potrà essere salvifico quando chi è stato battezzato dagli eretici, ritorna alla giusta fede. Il motivo è che i sacramenti agiscono salvificamente, possono cioè dare il loro frutto, quando sono celebrati con la caritas, che Agostino non intende come un proprio sentimento personale, ma come l'unità del corpo ecclesiale. Il peccato dell'eretico non è tanto quello di aver peccato contro la veritas, ma di aver peccato contro la caritas. La caritas non è tanto la virtù personale, ma soprattutto la comunione con la Chiesa, fuori dalla chiesa non c'è la carità e senza la carità nulla vale. Il ragionamento vale anche per quelli che sono dentro la chiesa che magari ricevono i sacramenti per ipocrisia e non per la carità.

 

IL BATTESIMO