Martino IV (1281-1285)

 

STORIA DELLA CHIESA

I PONTEFICI

 

Sei mesi dopo la morte di Papa Niccolò III, avvenuta nel 1280, Carlo d'Angiò intervenne nel conclave di Viterbo, imprigionando i due più influenti cardinali italiani, che si opponevano alla fazione francese, accusandoli di interferenze illegali nel conclave. A questo punto, Simon de Brion il 22 febbraio 1281, venne eletto papa all'unanimità e prese il nome di Martino IV. Per quanto riguarda il nome, anche se fu solo il secondo papa a scegliere il nome di Martino, si verificarono degli errori perché i papi Marino I e Marino II furono conteggiati nel nome di Martino.

La sua prima decisione fu l'interdizione per la città di Viterbo a causa dei tumulti e dell'arresto dei due cardinali durante il conclave. A Roma però il popolo e la maggior parte del clero, non era assolutamente incline ad accettare un francese come Papa, perciò Martino venne incoronato ad Orvieto, il 23 marzo 1281.

Descritto come uomo molto pio ed intelligente, ebbe però il peso della sudditanza al re Carlo d'Angiò che lo aveva fatto eleggere ed al quale si sentiva comunque debitore. A lui trasferì la carica di senatore romano, perciò il re fu ulteriormente legittimato ad influenzare la politica vaticana.

La morte di Niccolò III (22 agosto 1280) non mise in pericolo il suo pro­getto, perché il suo successore, il francese Martino IV (1280-1285) era favorevole al re di Sicilia. L'approvazione della coalizione contro l'imperatore bizan­tino fu confermata il 3 luglio 1281. Michele VIII Paleologo fu scomunicato da Martino IV il 18 novembre 1281, poi nuovamente il 26 marzo e il 18 ottobre 1282. Da parte sua la Chiesa greca rifiutò la sepoltura ecclesiastica a Michele VIII, morto il l° dicembre 1282.

                Non meno gravido di conseguenze l’altro evento, accaduto il lunedì di pa­squa 1282: i cosiddetti vespri sici­liani con cui  ebbe inizio la sollevazione degli isolani contro la tirannia francese. I ribelli si scelsero come loro signore Pietro III d'Aragona e, nono­stante i vari interventi di Martino IV, la Sicilia  non fu più recuperata alla Chiesa.

Martino IV fu munifico con gli ordini mendicanti, in quanto conferì loro il diritto di pre­dicare e confessare, funzioni fino ad allora riservate ai parroci: il che comportò anche ri­svolti economici negativi sul clero secolare. Martino IV, in politica, subì l'influenza di Carlo d'Angiò, re di Francia, che costò alla Chiesa romana la rottura definitiva con l'Oriente  e la perdita della Sicilia.

                Sotto Marino IV l'unione delle chiese greca e la­tina, frutto di interessi politici e non di salde convinzioni, fu infranta sia dal papa che scomunicò l'imperatore Michele, come fautore dello scisma e del­l'e­resia, sia dallo stesso imperatore il quale, dopo la vittoria ripor­tata a Belgrado (1282)  su Carlo d'Angiò  che lo aveva aggredito, ruppe definitivamente i rapporti con Roma.

L'annus horribilis di Martino IV fu probabilmente il 1282:

- Nel 1282, il Papa Martino IV inviò un agguerrito esercito di francesi contro la città di Forlì, rimasta forse l'ultima roccaforte ghibellina in Italia. I Francesi, dopo aver a lungo assediato la città, furono infine pesantemente sconfitti, anche grazie all'abilità strategica di Guido da Montefeltro, allora a capo delle milizie forlivesi, e del suo consigliere, l'astronomo Guido Bonatti: l'episodio è ricordato da Dante Alighieri, che di Forlì dice: "la terra che fe' già la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio" (Inferno XXVI, 43-44).

- Sempre nel 1282, Carlo d'Angiò venne rovesciato in un violento massacro noto come vespri siciliani. I siciliani avevano eletto Pietro III d'Aragona come loro Re, ma Martino IV usò tutte le risorse materiali e spirituali a sua disposizione contro di lui, cercando di conservare la sicilia alla Francia. Scomunicò Pietro III, dichiarò sciolto il suo Regno di Aragona, e ordinò una crociata contro di lui, ma tutto fu invano.

Papa Martino IV morì a Perugia il 28 marzo 1285. Dante Alighieri lo ricorda nel canto XXIV del Purgatorio: lo pone nella sesta cornice, tra le anime dei golosi, a causa della sua famosa passione per le anguille alla Vernaccia.