Gregorio IX (1227-1241)

 

STORIA DELLA CHIESA

I PONTEFICI

 

              

                 A Onorio III succedeva il card. Ugolino di Ostia, che si era di­stinto come valente giurista, al pari di suo zio Innocenzo III; e come le­gato papale nell'Italia centro settentrionale, dove aveva di per­sona co­nosciuto e sostenuto il primo e il secondo ordine france­scano. Fu eletto il 19 marzo 1227, col nome di Gregorio IX (1227-41).

                Il nuovo papa insistette  subito con l'imperatore perché man­tenesse l'impe­gno di partire per la Crociata, pena la scomunica.

                Finalmente Federico II partì da Brindisi, l'8 settembre 1227, ma dopo due giorni tornò indietro, ad­du­cendo il mo­tivo delle febbri scoppiate a bordo. Gregorio IX non ac­cettò queste scuse, ritenen­dole un pretesto, così come i precedenti rinvii, e il 29 settembre 1227, da Anagni, gli lanciò la scomunica, rin­novata a Roma il gio­vedì santo del­l'anno seguente e sottopose a inter­detto i luoghi dove l'imperatore dimorasse.

                Federico allora favorì una sommossa dei Romani capeggiata da Frangipane e il papa fu costretto a re­carsi a Rieti, da dove passò in Umbria, fissando la dimora a Perugia, mentre le truppe imperiali fecero irruzione nello Stato Pontificio e quelle papali a fianco dei Lombardi, a loro volta, invasero le Puglie.

                 Finalmente, il 28 giugno 1228, Federico partì per la Crociata, sbar­cando ad Acri il 7 settembre successivo. La spedizione di que­sto impe­ratore scomunicato non aveva carattere religioso: egli pensava di rea­lizzare il piano di suo padre Enrico VI, cioè di egemonia nel Mediterraneo.

                Intavolate trattative con il sultano di Egitto Malek-el-Khamil, padrone della Palestina, si giunse al trattato di Giaffa (4 febbraio 1229) con il quale Federico II ottenne il dominio della città di Gerusalemme, Betlemme e Nazaret, con le strade che le collegavano a S. Giovanni d'A­cri, promet­tendo in cambio che per dieci anni non ci sarebbero stati at­tacchi degli Occidentali contro l'Egitto.

                A loro volta i musulmani con­servavano a Gerusalemme il tempio del Signore e la libertà di culto, mentre il pa­triarca e il clero latino, come gli ordini militari, rientravano in città, ma senza la restituzione dei loro beni.

                Federico II poteva così entrare in Gerusalmeme e cingere il 7 marzo 1229 la corona regale nella ba­silica del Santo Sepolcro.

 

La grande contesa fra Papato e Impero

 

                Da parte sua Gregorio IX aveva predicato e organizzato una cro­ciata con­tro Federico II, mentre una spedizione di soldati papali, deno­minati clavigeri (clave-signati), guidata da Giovanni di Brienne, aveva invaso la Sicilia.

                Anche in Germania ci fu una rivolta capeggiata da Luigi di Baviera e i principi pensavano di eleggere un nuovo imperatore.

                Allora Fedrico II affrettò il suo rientro e, sbar­cato a Brindisi il 10 giugno 1229, riconquistò in quattro mesi quasi tutto il regno. Finché, nell'estate  del 1230, grazie alla mediazione di Ermanno di Salza, maestro supremo dell'Ordine Teutonico, si giunse alla pace di S. Germano-Ceprano. L'imperatore ottenne l'as­soluzione  dalla scomunica, ma dovette resti­tuire i terri­tori occu­pati, riconoscere il dominio papale nella Marca e a Spoleto, pro­mettere alla Curia il risarcimento integrale dei danni e fare diverse concessioni  in materia ecclesiastica in Sicilia.

                Seguì un periodo di pace che Federico II dedicò all'ordina­mento del suo im­pero. Trasformò così la Sicilia in uno stato forte­mente centraliz­zato con un go­verno assoluto retto da funzionari statali; in Germania soffocò (1235)  la ribellione del figlio Enrico VII e si rivolse quindi con­tro le città lombarde, sconfiggendo la lega lombarda a Cortenuova, presso Bergamo (novembre 1237).

                Intimorito dai successi imperiali e dalla spregiudicatezza della po­litica di Federico, che aspirava a fare di Roma la capitale del suo impero, Gregorio IX gli lanciò di nuovo la sco­munica (24 marzo 1239) che Federico II interpretò come dichiarazione di guerra.

                Di tutta risposta l'impe­ratore, tra il marzo-aprile 1239, dif­fuse let­tere-manife­sti in cui sollecitava i cardi­nali a porsi contro il papa, insinuando un loro diritto  al governo della Chiesa. Veniva propo­sto un concilio convocato non già dal papa, bollato  come il gran drago e l'anticristo della fine del mondo, ma dai cardinali e con la parte­cipa­zione dei principi cristiani. Gregorio IX rispose con il manife­sto, del 20 giugno 1239, in cui presentava l'imperatore come bestia dell'Apocalisse, precursore dell'anticristo, miscredente che osava parlare di Mosé di Cristo e di Maometto, come di tre im­postori.

                Quindi, dalle parole, Federico II passò ai fatti e occupò regioni dello Stato pontificio,  Marca, Ravenna e Ducato di Spoleto, cer­cando anche di guadagnarsi i Romani.

                Papa Gregorio IX, da parte sua, bandì nel 1240 una crociata contro l'imperatore, convocò un concilio a Roma per la pasqua dell'anno  prossimo, in­dusse quindi i Veneziani  a sferrare un attacco in Puglie e, mediante il suo legato in Germania Alberto di Behaim, provocò l'ele­zione di un nuovo re di Germania.

                Quest'ultima operazione non ebbe però successo poi­ché i principi laici ed ecclesia­stici, nonostante la scomunica, si mantennero fedeli all'im­peratore. Mentre il concilio fu ostacolato da Federico II che fece assalire alla Meloria -all'altezza di Livorno- la flotta genovese che trasportava prelati per il concilio ro­mano, facendo prigionieri tre cardinali legati e più di cento prelati (3 maggio 1241).

                Dopo questo successo Federico marciò su Roma, con il proposito di impadronirsi dello stesso pontefice. Ai primi di ago­sto era giunto a Tivoli. Gregorio IX intavolò allora trattative che però non riuscirono. Di lì a poco il vecchio papa, vinto dalla febbre, morì. Era il 22 agosto 1241.

                Alla morte del pontefice fece seguito una sospensione della lotta.