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"Non facciamoci del male, curiamo la vita, curiamo la famiglia, curiamo la natura, curiamo i bambini, curiamo gli anziani" Papa Francesco

 

«Io, figlio di madri lesbiche. Ecco il mio dramma»

Al di là dell’avanzata della dittatura del gender e delle lobby LGBT, al di là delle battaglie per le unioni e le adozioni per coppie dello stesso sesso, al di là del dibattito e delle ricerche scientifiche, c’è la situazione reale e drammatica di un numero sempre più alto di bambini cresciuti con coppie di genitori omosessuali ai quali è stata rubata ingiustamente una parte di loro stessi.

Uno di questi è il professor Robert Oscar Lopez, docente di Inglese alla California State University, cresciuto fino all’età di 19 anni con la madre lesbica e la sua compagna e che oggi si chiede:

 

«Abbiamo davvero bisogno di uno scienziato che ci dica che ogni bambino ha diritto a una madre e un padre? O che ci dica che ogni bambino ha per natura una madre e un padre? Concedere a una coppia omosessuale di sposarsi per essere felici insieme non è motivo sufficiente per tagliare la relazione di un bambino con sua madre o suo padre e dirgli che dovrebbe essere felice senza».

Professor Lopez, come è stata la sua infanzia e il rapporto con i suoi genitori?

Mia mamma, psichiatra portoricana, e mio papà, psichiatra filippino, quando sono nato erano già separati e quando avevo un anno mia madre iniziò la relazione con la sua amante, che chiamerò Rosa. Dai 2 ai 19 anni, quando mia mamma è morta, sono vissuto con loro, amando molto entrambe, ma ero più vicino a Rosa, molto affettuosa, mia madre era più fredda. Non avevo un papà ma non mi rendevo conto di cosa mi mancava, pensavo che i miei problemi fossero quelli di tutti.   Qualche sociologo direbbe che sono la prova vivente che con due genitori dello stesso sesso si cresce bene: ottimi voti a scuola, nessun tentativo di suicidio, niente droga... ma una grande confusione in testa, molti problemi sessuali nell’adolescenza, sesso con uomini anziani dai 13 anni in su, in cambio di regali. Poi alla morte di mia madre, a 19 anni, per problemi di successione con i figli di Rosa restai senza nulla e andai a New York a cercare fortuna. Lì trovai una specie di 'famiglia' tutta di uomini transessuali, ognuno con un ruolo: uno era la 'mamma', uno la 'nonna' e io ero 'Barbara', considerato quello casto, raffinato. In effetti pur nella confusione dei rapporti promiscui, mi comportavo un po’ diversamente da loro ed è stata la mia fortuna, perché non ho mai contratto l’Aids da loro. Tengo a dire che erano persone buone, facevano la collettaper farmi laureare.

Alla fine degli anni ’80, poi, ha iniziato a frequentare l’università dichiarandosi bisessuale e entrando nel circolo LGBT: come è stato l’impatto con questo mondo?

In quegli anni l’ideologia gay stava prendendo forma nelle università. Nel mio campus aveva assunto una forma praticamente totalitaria, dove non erano previste ambiguità: o eri omosessuale o eri eterosessuale. Per uno come me che all’epoca ero molto confuso circa la mia identità sessuale, proprio a causa dell’ambiente in cui ero cresciuto, posso dire che tutta la discriminazione che ho ricevuto nel periodo universitario è venuta dal gruppo LGBT, non dall’“omofobia”.

La sua vita poi è cambiata attorno ai 30 anni grazie a due incontri speciali…

Nel 1998, quando avevo 27 anni, mi diagnosticarono un tumore: avevo bisogno di un intervento di emergenza. In quel momento sentii il bisogno di chiamare mio padre. Avevo un fortissimo desiderio di dirgli: “Sono tuo figlio e tu sei mio padre”! L’emozione è stata grande quando ho potuto dirglielo di persona di lì a poco, quando venne a trovarmi. Ritrovare mio padre ha cambiato la mia vita: mi sono sentito una persona di nuovo completa. Una parte di me che mi era stata tolta era ora era stata rimessa a posto.

A lei cosa è mancato?

Ero effeminato, del tutto confuso, senza un ruolo, amavo le ragazze ma ne avevo paura, non avevo la minima idea di cosa volesse dire per un uomo relazionarsi con una donna. Io stesso ero dimezzato, vedevo la mia faccia asiatica presa da un padre, e non vedevo niente di me in quelle due donne. Con la gente tenevo nascosta la mia situazione familiare, con i gay tenevo nascosto il mio stare male, fingevo con tutti... Ma la discriminazione più dura l’ho subìta dalla lobby gay, potentissima, basta vedere il caso Barilla, guai contraddirli,ti rovinano.

Il secondo incontro...

Qualche tempo dopo incontrai invece quella che sarebbe diventata mia moglie, una persona molto speciale che mi ha dato una bellissima bambina. Questi due incontri è come se avessero curato una ferita che sentivo dentro, facendomi ritrovare me stesso. Al master incontrai Mimma e fu uno choc. Di colpo mi sentii un altro uomo, mi rendevo conto che questo ero io,questo era l’amore. Un anno dopo eravamo marito e moglie, oggi abbiamo una figlia di 7 anni e aspettiamo il secondo. Spesso i giornalisti mi chiedono perché da gay sono diventato etero, ma non è così, la verità è che non sono cambiato io, è arrivata lei! Non sopporto le etichette, sia quelle di odio date dagli omofobi ai gay, sia quelle della lobby Lgbt contro le persone come me. Se un giorno mia figlia fosse lesbica, la amerei allo stesso modo ma una sola cosa le direi: non far soffrire i figli, non ne hai diritto. Io sono per le unioni civili tra i gay, non per il matrimonio, perché questo comporta anche un presunto 'diritto' di comprare figli da uteri in affitto o di adottarli, provocando in loro malesseri tremendi.

Stando alla sua esperienza, quale è la situazione reale dei bambini che si trovano a vivere in una famiglia omogenitoriale?

Questi bambini hanno sulle loro spalle molta più pressione di chiunque altro a tenere segrete le cose negative che succedono in casa: si devono spesso attenere a un copione. Inoltre non hanno il diritto di sentirsi arrabbiati o di soffrire per la mancanza di un genitore perché molto spesso nel momento in cui esprimono questo loro sentimento si ritrovano a dover affrontare la rabbia e la contrarietà di familiari, psicologi, professori e della comunità LGBT. Questi bambini, però, sono unici nella loro sofferenza perché nel loro caso la perdita del legame più importante, quello con uno dei genitori, è stata causata proprio da quelle persone che dicono di amarli più di ogni altra persona e che nonostante ciò li hanno derubati di una parte di loro stessi. Inoltre, mia madre e la sua amante erano una coppia molto inusuale perché la loro relazione è proseguita per anni, ma di solito le coppie di donne omosessuali hanno l’80% di possibilità in più di divorziare rispetto alle coppie etero e questo è ben visibile nei Paesi scandinavi dove le unioni omosessuali sono da tempo una realtà. Per le coppie di omosessuali maschi invece si parla del 20%, ma più della metà di queste unioni sono aperte, cioè almeno uno dei due partner ha regolarmente relazioni con altri uomini. So che dirlo è politicamente scorretto, ma io sono convinto che questo non è un ambiente adatto in cui crescere un bambino.

Un dato confermato anche da recenti studi.

Esatto. Ad esempio la ricerca del professor Mark Regnerus dell’Università del Texas, pubblicata nel 2012. Si tratta di uno studio autorevole che, prende in esame una larga fetta di popolazione americana esaminando le differenze tra i figli cresciuti in una casa omogenitoriale e quelli cresciuti un una famiglia naturale con i loro genitori biologici. I dati dicono che i figli cresciuti da una coppia omosessuale hanno, rispetto a quelli cresciuti dai loro genitori, un più alto tasso di suicidi, minori possibilità di diplomarsi, un alto tasso di disoccupazione (solo il 26 per cento dei ragazzi cresciuti all’interno delle coppie omosessuali ha un lavoro fisso contro il 60 per cento della media), maggiori probabilità di entrare nel mondo della droga, di contrarre malattie sessualmente trasmissibili e di andare in psicoterapia. Si tratta di uno studio autorevole, ma la battaglia dei dati scientifici è in corso ed è vero che la prima dittatura di oggi è quella scientifica, perché la scienza non cerca più la verità ma consenso politico. E so che le lobby LGBT continuano a dire che si sentono offesi da parole come queste… ma quanto è invece offensivo il fatto che secondo loro uno scienziato dovrebbe guardarmi in faccia e dirmi che stando ai suoi studi è giusto che mio padre sia stato tolto dalla mia vita?

Cosa l’ha fatta uscire allo scoperto e denunciare questa situazione?

Certamente è stato vedere la quantità sempre crescente di bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso. Vedendo i continui viaggi di coppie omosessuali che si recano in Paesi come l’India con un uovo donato da una donna bianca per impiantarlo nell’utero di donne povere per avere un figlio bianco a costi più bassi, giustificando la procedura sotto la bandiera dei diritti omosessuali, mi sono detto: basta! Detto questo, l’egoismo si manifesta in tutti gli adulti senza distinzioni omo o etero. Se metti il bambino in una situazione a lui sfavorevole per favorire te stesso, lo stai usando e questo non è giusto perché il bambino non è una bambola: deve essere messo al primo posto. In questo senso anche il divorzio è un problema molto grande. Negli Stati Uniti la situazione è molto grave: circa un bambino su due nasce in famiglie dove per vari motivi manca il papà o la mamma. A voi italiani voglio dire questo: sarà anche il vostro futuro se non vi rimboccate le maniche e iniziate adesso a fare qualcosa.

Come agire?

Innanzitutto occorre vedere ogni persona come un essere umano e ricordarsi che il silenzio non è proprio dell’amicizia: un amico non sta in silenzio quando sa che una persona sta facendo del male a se stessa. Bisogna sempre amare le altre persone perché siamo tutti figli di Dio e tutti siamo peccatori e ricordarsi che c’è una bella differenza tra le lobby gay e le persone omosessuali: la lotta contro le lobby LGBT e i loro piani non è una battaglia contro le persone omosessuali. Ce ne sono svariate nella mia vita a cui voglio molto bene

 

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana e Avvenire