TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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Paolo

 

La teologia di Paolo

 

            Barbaglio ritiene che non c'è un centro nella teologia di Paolo, la sua è una teologia situazionale, cambia il corpus in base alle situazioni. Paolo però presenta un termine fondamentale che attraversa le sue lettere, questo è il termine vangelo. Nelle sue lettere si trova circa 140 volte, mentre il termine non si trova se non all'inizio del vangelo di Marco, raro nei sinottici, non conosciuto da Giovanni. Per Paolo non è la vita di Gesù come è ora inteso, ma ciò che Gesù è, ciò che ha fatto per noi, non un vangelo narrato, ma spiegato, dimostrato. La distinzione tra i quattro vangeli e le lettere di Paolo è sbagliata, anche le lettere di Paolo sono vangeli.

            Dalla lettera ai Romani fino alla 2 Tim c'è la categoria del vangelo, che è un termine omnicomprensivo, globale, possiamo metterci tutto, ogni lettera presenta un aspetto diverso del vangelo, dice qualcosa di diverso ogni lettera ha una tematica diversa, ma su questo sempre, è un modo originale di evangelizzare e proclamare Gesù Cristo nelle sue comunità.

            Fino al 1960 il cratere principale della teologia di Paolo è ritenuto la giustificazione mediante la fede e non per mezzo delle opere della legge. Questo in base all'assioma classico luterano, già da Agostino questo è ritenuto il cratere principale.

            Dal 1960 emerge un secondo cratere, quello che chiamiamo del partecipazionismo. Schweitzer dice che il cuore del vangelo di Paolo non è la giustificazione, ma l'essere in Cristo. Essere in lui per essere con lui, cos'è la vita oltre la morte? È essere con cristo per Paolo, stare definitivamente con lui. Questi due crateri sono stati visti in maniera opposta, uno contro l'altro, oggi giustamente i due crateri si vedono come due crateri comunicanti tra loro, la giustificazione determina la partecipazione, e l'essere in Cristo determina la giustificazione. Assieme formano uno degli aspetti più importanti del pensiero di Paolo.

            Secondo aspetto contenutistico, la persona che risalta più di tutte è Gesù Cristo, Signore. Paolo filtra tutto a partire dal rapporto con Cristo, ogni questione etica, ogni difficoltà,  perchè per la fede in lui siamo giustificati e per la vita in lui siamo salvati. Che cosa di Cristo è centrale? Non certamente le sue parabole, Paolo non riporta neppure una parabola di Gesù, non i suoi discorsi, Paolo riporta pochissimi detti di Gesù, non certamente i suoi miracoli, non c'è un racconto sui miracoli in Paolo. Di Gesù Paolo sottolinea moltissime volte la morte e la resurrezione, questoè il cuore della teologia paolina che fa entrare in rapporto i due crateri, Gesù Cristo che è morto e risorto per noi, questo significa che è una cristologia non immanente, quello che è per se stesso, ma economica, ciò che significa per noi.

            Una tematica molto importante nelle lettere di Paolo è l’antropologia, la missione dell'uomo, dell'essere umano, Paolo è attento ad ogni persona delle sue comunità, presenta una visione dell'uomo a partire da Cristo, una cristologia che determina una antropologia. La preoccupazione di Paolo è l’uomo, Gesù Cristo è venuto per salvare l'uomo. La antropologia di Paolo è olistica cioè totalizzante, non si preoccupa soltanto dell'anima o della vita interiore, ma di tutta la persona, con tutti i suoi conflitti, con tutte le sue difficoltà e i suoi cammini di fede. Paolo ha compreso quello che è l'uomo, non c'è separazione tra anima e orpo, tutta la persona è importante. Giudei e Gentili, un modo diverso per dire tutti, nessuna distinzione di etnia, è apostolo dei Gentili per i giudei.

            Che cosa pone in comunicazione la cristologia con l'antropologia? La cristologia pone in relazione i due crateri principali. La visione di Cristo con la visione dell'uomo viene posta in comunione dalla pneumatologia, la visione dello Spirito. Chi è lo Spirito per Paolo? Non c'è ancora la concezione dello Spirito come persona all'interno della Trinità. Il termine Trinità è successivo, ma questo non significa che non c'è la realtà. Paolo non pone una pneumatologia in astratto, non che cosa è lo Spirito, ma cosa fa: permette all'uomo di crescere, di passare dal suo essere carnale, ad una condizione spirituale. Lo Spirito allora è una dinamismo, è la potenza di Dio, è addirittura la vita di Cristo risorto in noi.

            Per questo sia Dio manda lo spirito del Figlio nei nostri cuori che grida abba padre, Gal 4,4-7 (“Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, [5]per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. [6]E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! [7]Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.”). Dio manda lo Spirito del Figlio, il Figlio scrive una lettera indelebile utilizzando lo spirito del dio vivente, 2 Cor 3,3 (“E' noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori”). Senza lo spirito la morte e risurrezione di Cristo per quanto sia vera, resta lì relegata nel tempo, è lo spirito che la rende continuamente attuale, presente.

            Lo Spirito è:

·        la caparra, un anticipo economico, Dio si è compromesso con noi perchè ci ha dato un anticipo che salderà nell'incontro con Cristo, tutta la vita cristiana e questo essere continuamente trasformati dallo Spirito.

·        Lo Spirito è la primizia. L'altra espressione è primizia, lo spirito è il primo frutto di una raccolto, Paolo dira che anche Crito era primizia, ma lo spirito è questa primizia che fa produrre molti frutti.

            La conseguenza dell’incontro tra cristologia e antropologia è l'ecclesiologia. Paolo non utilizza quasi mai “la chiesa è popolo di Dio”, se non quando cita dall'A.T. Paolo preferisce una nuova categoria, quella del corpo, la chiesa è corpo di Cristo, la missione della chiesa come corpo ci fa cogliere molti aspetti dell'ecclesiologia:

  1. In un corpo ognuno è parte, siamo membri gli uni degli altri, dove c'è il corpo ci sono le membra, non è pensabile un corpo senza membra, si è parti di un corpo, ognuno con la sua funzione, Cor 12,12-27 (“Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. [13]E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. [14]Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. [15]Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. [16]E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. [17]Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? [18]Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. [19]Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? [20]Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. [21]Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». [22]Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; [23]e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, [24]mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, [25]perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. [26]Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. [27]Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.”), la Chiesa allora è corpo di Cristo.
  2. La chiesa come corpo ci fa cogliere un altro aspetto importante, nessuna parte della chiesa può essere pensata come di fronte alla chiesa, ma parte della chiesa, neanche il vescovo la governa come un pastore che guida un grege, anche questi sono parti della chiesa e stanno per la Chiesa. Il pastore è in funzione della chiesa, non di fronte alla chiesa. Anche il capo della chiesa è parte della chiesa, il capo non può dire al piede non ho bisogno di te.
  3. L'agape viene sottolineato, è ciò che fa stare insieme le membra, che le unifica nelle relazioni interne, comunitarie. Questa donazione di sè per la comunità. Paolo sottolinea questa esigenza dell'agape perchè si creano fratture e divisioni. L'agape rappresenta il criterio delle relazione ecclesiali, l'agape non è un carisma ma la via dei carismi. Evidenzia l'agape per le relazioni comunitarie, Paolo non cita mai lo shema, è implicito, ma non esplicito. Paolo cita sempre Lev 18,5, l'amore per Dio ognuno se lo fa come vuole, è l'amore per il prossimo che è difficile fare.

            Dalle lettere di Paolo emerge il vangelo, ma un vangelo argomentato, spiegato, non raccontato, ogni volta l'accentuazione è posto per un aspetto del vangelo, ma certo dobbiamo liberarci da una concezione statica del vangelo e acquistarne una dinamica.

 

Paolo