TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi

 

Paolo

 

    Distinguiamo gli atti degli apostoli e le lettere, negli Atti Paolo è presentato, nelle lettere è autobiograficamente presentato. Per quanto riguarda le lettere distinguiamo tre ambiti fondamentali, le grandi lettere, quelle che sono state definite come lettere propriamente di Paolo, quelle che ha dettato, per le quali non ci sono discussioni, sono di Paolo: 1 Ts, 1 Cor, 2 Cor, Gal, Rm, Fm, Fil. Secondo gruppo è quello della tradizione paolina, una prima tradizione 2 Ts, Col, Ef. per la 2 Ts alcuni la ritengono di Paolo altri non di Paolo. Seconda tradizione Paolina o lettere pastorali, sono in tutto 13 e da queste dobbiamo escludere la lettera agli ebrei, che non è nè una lettera agli ebrei nè di Paolo, è la lettera sul sacerdozio di Cristo, scritta sicuramente dopo la distruzione del secondo tempio, dopo il 70 d.C. e che non è contro gli ebrei ma per i giudei romani.

Lettere Paoline

Grandi Lettere Prima tradizione o ecclesiologiche Seconda tradizione o Pastorali

1 Tessalonicesi

2 Tessalonicesi (?) 1 Timoteo
1 Corinzi Colossesi 2 Timoteo
2 Corinzi Efesini Tito
Galati    
Romani    
Filemone    
Filippesi    

Lettera agli ebrei

     Importante dire che: 

1.      Questa distinzione non riguarda l'ispirazione, parola di Dio è la 1 Timoteo, parola di Dio è la lettera ai Galati, il fatto di non dare a Paolo alcune lettere non vuol dire che non siano ispirati, il problema non è di carattere dogmatico, non c'entra affatto l'ispirazione.

2.      Secondo punto è quello della pseudopistolografia, una lettera attribuita a un maestro di pensiero, che non l'ha scritta ma la lettera si riconduce al suo sistema di pensiero. Per noi oggi questo sistema è negativo, veniamo subito penalizzati, dal punto di vista giuridico c'è una frode, nel I secolo spesso uno scritto veniva attribuito a un grande pensatore. Non è un fenomeno negativo, ma un fenomeno molto positivo, Paolo non c'è ma il suo messaggio vive nelle comunità cristiane, queste comunità producono le lettere della tradizione.

3.      Terzo punto, come si è giunti a ritenere che queste lettere non sono di Paolo ma della sua tradizione? Innanzitutto per lo stile, se poniamo a confronto lo stile delle grandi lettere con le lettera agli ebrei, possiamo vedere che Paolo scrive in greco in maniera pessima, lo stile della lettera agli ebrei è semplicemente bellissimo, un greco pulito, ricercatissimo nel linguaggio, appropriato nelle definizioni, ci troviamo di fronte a due autori totalmente diversi, il greco delle lettere pastorali è diverso dalle altre lettere, è un greco fluente, a volte che rasenta il linguaggio giuridico. Il greco di paolo è abbreviato, confuso, il greco invece della prima tradizione è enfatico, solenne, contrario quindi nei modi con Paolo. Lo stile asciutto delle grandi lettere è sostituito dallo spirito solenne delle lettere della prima tradizione. Paolo non considera mai Gesù come sommo ed eterno sacerdote, se non ci fosse la lettera agli ebrei non potremmo dire che Gesù è sacerdote, primo perché non è della tribù di Levi, ma di Giuda, secondo perché non è entrato mai nel tempio per offrire un culto al Santo dei Santi, altrimenti l'avrebbero messo a morte prima dei tempi, solo i sacerdoti infatti potevano farlo. La lettera agli ebrei colma un vuoto enorme nel nuovo testamento. Una delle tematiche principali delle grandi lettere è la giustificazione per la fede non per la legge, il tema della giustificazione è centrale nelle grandi lettere, tranne la lettera a Filemone per la sua brevità, l'essere in Cristo rappresenta una categoria delle grandi lettere. Nelle lettere pastorali si hanno i rapporti tra la comunità, tra le categorie di persone, come devono comportarsi nella chiesa domestica, il Paolo delle grandi lettere non affronta mai questi problemi, semmai i problemi tra forti e deboli, tra ricchi e poveri, ma non dà alcun codice comportale, ai vescovi, ai diaconi, alle vedove. Nel Paolo delle grandi lettere la chiesa è  considerata dal basso. Come essere chiesa? Ci troviamo di fronte alla prospettiva ecclesiale, nelle lettere della prima tradizione subentra non più la prospettiva ecclesiale della domus, ma quella ecclesiologica, che cos'è la Chiesa? La Chiesa è il corpo di Cristo. In Col e Fil la chiesa è vista dall'alto, nelle grandi lettere si presenta la chiesa nel suo farsi, nelle sue difficoltà, invece nella prima tradizione è presentata teologicamente come è.

 

            Come si scrive una lettera?

 

            Noi non abbiamo idea di cosa significhi scrivere una lettera nel I secolo. Paolo non ha scritto di sua mano nessuna lettera, perchè non sapeva scrivere su lettera, su pergamena o su papiro, e siccome era molto umile lo stato dei primi cristiani non sapeva scrivere su papiri, non è semplice scrivere su papiri, più semplice romperli, usava sempre uno scrivano. Paolo sceglie tra i suoi collaboratori qualcuno che sappia scrivere su papiro, sono dettate tutte le lettere di Paolo, su papiro, e poi verranno trasmesse su pergamene. Noi sappiamo di alcuni nomi di segretari, alla fine della lettera Paolo apponeva la sua firma di autentificazione. Gal 6,11, vedete con quali grandi caratteri io vi scrivo, Paolo ha messo la sua firma apposta alla lettera. Paolo non ha scritto di sua mano nessuna lettera ma ha messo la sua firma come autentificazione.

            Accanto al segretario agisce il latore o la latrice, è colui che porta a destinazione la lettera, o colei che ricevuta la lettera la porta nella comunità destinataria.

            Infine colui che leggeva nelle comunità le lettere che poteva anche essere lo stesso segretario o latore, le lettere di Paolo non sono lette singolarmente. Chi le leggeva aveva il compito di spiegarle perchè aveva partecipato alla stesura di Paolo.

             Deismann dice che le lettere di Paolo vanno distinte dalle epistole, se le epistole sono protocollari, le lettere sono immediate, traspare la naturalezza del mittente, si abbandona lo stile ufficiale e si entra in uno personale. Questa distinzione è stata messa in crisi, perchè non sempre possiamo distinguere una lettera da una epistola, tra una comunicazione ufficiale e personale. Nessun manuale, nessun trattato di epistolografia antica fa questa distinzione.

            Le lettere di Paolo sono lettere reali inviate a persone precise, non sono come le lettere a Luciglio di Seneca, Luciglio è un personaggio immaginario, serve a Seneca per comunicare la sua filosofia, le lettere di Paolo sono inviate a comunità ben precise. Le lettere di Paolo non sono improvvisate, sono scritte per raggiungere delle comunità ma non sono senza ordine.

           

            Elementi importanti delle lettere di Paolo

 

Le lettere di Paolo hanno degli elementi standardizzati e fissi, che sono sia nelle lettere di Paolo che in quelle della seconda e della terza tradizione. Gli elementi fissi sono sostanzialmente 3:

·        un prescrictum

·        un corpus

·        un post scriptum.

            Questi sono elementi che troviamo in ogni lettera di Paolo, i dati fondamentali fissi della prescrictum sono:

·        la titolatio, ciò che chiamiamo mittente, "Paolo schiavo di Cristo";

·        il destinatario della lettera

·        infine la salutatio che ha due dati comuni il saluto di origine giudaica e quello di origine greca "grazia e pace".

Gal 1,1-5, Rm 1,1-7 Paolo fa alcuni prescritti molto lunghi, a differenza di come si usava in quel tempo.

            Il post scrittum comprende:

  • le raccomandazioni finali, ogni lettera ha delle raccomandazioni conclusive, raccomandazioni finali molto brevi.
  • i saluti, sono da-a, i saluti più ampi li troviamo alla lettera ai romani, una serie di saluti alle persone.
  • l'autentificazione, con cui si diceva che tutto quello che era scritto era opera di Paolo che mette la sua firma.

            Il corpus epistolarium è la parte che muta in ogni lettera, è il contenuto, la parte centrale del corpo. Il corpus è introdotto da un ringraziamento oppure da una benedizione, il corpus non comincia mai improvvisamente ma sempre con un ringraziamento, Paolo ringrazia Dio per quello che si sta verificando nelle sue comunità. Due eccezioni sono 2 Cor 1,3-11, si introduce non con un ringraziamento ma con una benedizione; Ef 1,3-14 Paolo pronuncia la benedizione più elevata dal versante teologico, bellissimo testo che utilizziamo nella liturgia. Le differenze tra benedizione e ringraziamento non sono di rilievo, sono solo una variante. L'introduzione di Gal 1,6-11 fa invece veramente eccezione, Paolo sostituisce il ringraziamento con una invettiva contro i Galati. Questa è un eccezione fondamentale, abbiamo un apostofe, un rinmprovero forte ai Galati. Questa parte di ringraziamento o benedizione si può chiamare anche exordium, e difatti anche quello di Gal 1,6-11 è un introduzione, che è importante che ci fanno entrare nel tema delle lettere.

            Seconda variazione molto importanta riguarda il post scriptum, che comprende un elemento che è quello delle raccomandazioni, questa parte da Paolo è sviluppata, non è ridotta al minimo. Rm 12,1-2 introduce l'esortazione fino a Rm 15,13. Paraclesi più che semplice esortazione.

            Il corpus rappresenta la parte più variabile e complessa, cambia per ogni lettera, nel corpus intervengono diversi fattori o elementi tratti dalla inventio, ciò che gli serve per creare un corpus, ciò da cui San Paolo prende in maniera determinante:

1.      Prima di tutto l'A.T. quelle che si chiamano scritture, qui non esiste un N.T. esiste solo la scrittura di Israele, è citata circa 120 volte in forma diretta che vuol dire che è introdotto da "come sta scritto" o "dice la scrittura"; la formula indiretta è quella in cui la scrittura è citata senza essere nominata, troviamo delle stringhe di parole prese dall'Antico Testamento. Oppure ancora citata in forma allusiva, si evoca un passo della scrittura, senza citarlo.

2.      Un ruolo importante dopo l'A.T. È l'uso della tipologia della filosofia antica, popolare o ellenista: Epitteto, Marco Aurelio. Filosofia che viaggia soprattutto con l'elencazione di vizi e virtù Gal 5,19-26 (“Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; [17]la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. [18]Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. [19]Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, [20]idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, [21]invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come gia ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. [22]Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; [23]contro queste cose non c'è legge.[24]Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. [25]Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. [26]Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri), modalità tipica della filosofia ellenistica. Altro elemento tipico è il catagolo delle avversità, peristatico, Rm 8,31-39 (“Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? [32]Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? [33]Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. [34]Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? [35]Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? [36]Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello.[37]Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. [38]Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, [39]né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore
”) un elenco delle avversità. Generi diffusissimi nella filosofia dell'epoca, le avversità temprano il vero, temprano l'uomo. Altro elemento importante per la filosofia è lo stile della distriba quello di entrare in comunicazione con un interlocutore non reale Rom 2,21-23 (“ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? [22]Tu che proibisci l'adulterio, sei adultero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? [23]Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge?”), è l'uso di uno stile che rende vivace la conversazione, presente soprattutto in Epitetto. Quarto elemento Haustafeln, come bisogna comportarsi nei rapporti tra marito e moglie, padroni schiavi, genitori figli Ef 5,21-24 (“Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. [22]Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; [23]il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. [24]E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto”), codici domestici.

            Paolo realmente è uomo delle due culture, è un giudeo della diaspora formato a Gerusalemme, utilizza in maniera complessissima l'A.T., ma deve usare un registro che possa essere capito, quello della filosofia popolare.

 

Paolo