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Nuovo Popolo di Dio

 

La nozione di Popolo appartiene al cuore della rivelazione dell’Antico Testamento, quando parliamo di questa nozione dobbiamo per forza fare riferimento all’Antico Testamento, anche qui non lo si ritrova molto, nel Nuovo Testamento una sola volta. Nell’Antico Testamento è più presente “popolo di dura cervice”, Israele è consapevole di far parte della storia umana come tutti gli altri popoli ma fin dalla sua origine è consapevole di una vocazione trascendente, di essere stato chiamato da Dio, di godere di una elezione, di essere Popolo di Dio, non è semplicemente un genitivo di specificazione, ma di possesso, significa Popolo che appartiene a Dio, proprietà di Dio. Israele riconosce di dover la sua stessa esistenza a Dio, perché lo ha scelto e lo ha chiamato (Dt 7,7) l’ha scelto e l’ha chiamato non per motivi di merito, bensì perché ha amato i suoi patriarchi, “per amore di Abramo” “per amore di tuo padre”. Abramo fu destinatario di una promessa, dirà ad Abramo che farà da lui un grande popolo, e quindi Dio è vicino al suo popolo. Certo il motivo per cui ha scelto Abramo è sempre la gratuità dell’amore di Dio. Abramo obbedirà alla chiamata e Dio sarà fedele alla promessa, facendo di questo una benedizione per tutti popoli. La presa di coscienza di Israele di essere Popolo di Dio inizia con l’Esodo. Questo significato trascendente si riversa anche sul vocabolario, quando si parla del popolo di Israele si parla di ‘am, quando si parla degli altri popoli goy. Quando il linguaggio arriva a diversificare un termine vuol dire che è tanto forte questa questione. Nel corso della storia Israele percepisce di essere popolo particolare. È la parte più preziosa di tutto un tesoro che è di Dio. Il concetto esprime anche l’aspetto orizzontale ‘am esprime anche l’aspetto orizzontale, la fraternità di questo popolo, e infatti in plurale questo termine diventa “parente prossimo”. Non c’è quindi solo la linea verticale, ma questa linea è espressa anche in orizzontale, tra di loro devono considerarsi parenti prossimi.

La condizione della comunità primitiva è che questo Popolo sfocia nella creazione di un nuovo Popolo, radunato intorno alla opera messianica di Gesù. Quest'idea di questo Popolo che deve rinascere era già presente nell’Antico Testamento. Il resto di Israele è quello che risveglierà la fede del popolo, è un seme santo su cui si fonderà un alleanza nuova, presente in Geremia, in Ezechiele, in Isaia (Is 55,3; Ger 31,31). Questo popolo si sente popolo nuovo? Sente di incarnare queste profezie? Certamente che si. 1 Corquesto è il sangue della nuova alleanza” nuova alleanza vuol dire nuovo popolo. 2Cor 3,6un’alleanza non della lettera ma dello spirito” che porta il popolo messianico a non avere più barriere, un popolo nuovo, non è restaurazione del vecchio, ma è una rifondazione è un nuovo popolo, basato su una nuova alleanza che tra le sue caratteristiche ha quello di non essere più rinchiuso nella etnia ebraica, “non c’è più giudeo o ebreo, o schiavo o libero” (Gal 3,28) essere nuovo popolo in continuità con l’antico, per amore dei patriarchi Dio è sempre fedele, quindi sono nuovo popolo essendo divenuti in Cristo nuova discendenza di Abramo, una continuità nella discontinuità, continuità non più attraverso la razza, ma attraverso Cristo. Ne consegue che prendiamo coscienza che gli autori del Nuovo Testamento si auto comprendono come nuovo Popolo di Dio. Il significato di ‘am libero dall’idea etnica, viene mantenuto, il popolo dell’Antico Testamento era sacerdotale, santo, era una stirpe eletta, così sarà il nuovo con la precisazione che il fondamento è Cristo. 1 Pt 2,4-5; 2,9-11 è l’unico brano in cui si attribuisce alla Chiesa l’idea di Popolo di Dio. Il testo va approfondito, inizia dalla metafora della costruzione di un edificio spirituale, dove tutti sono utili. I destinatari di questo testo soprattutto sono pagani, per questo dice “voi che eravate il non popolo”, loro che erano scartati erano pietre scartate, ora divengono pietre elette, si costruisce proprio con le pietre che erano state scartate. Divenendo popolo di Dio se ne hanno le caratteristiche: stirpe eletta, il regale sacerdozio (è l’unico brano in cui si parla di sacerdozio a livello ecclesiologico), la santità, vivere come stranieri nel mondo perché cittadini della patria del cielo, pellegrini.

Questo titolo di Popolo di Dio pone un problema ecclesiologico, il rapporto con Israele: Israele è ancora Popolo di Dio? Quando diciamo Nuovo Popolo non intendiamo affermare rottura o sostituzione con l’altro. Nuovo non sta nella posizione di “ha superato”, ciò che è antico può essere anche prezioso e non superato, può essere utile. Nuovo sta per una specifica originalità che proviene dal riconoscimento messianico di Cristo. Non condividiamo la teoria della sostituzione, che Nuovo significa che l’Antico non c’è più, presuppone che Dio abbia ritirato l’elezione, l’alleanza, lo ha fatto Dio questo? Rm 11,29, è una frase detta nel contesto del rapporto con gli ebrei, i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili. Inizia con una domanda questo capitolo “Allora Dio ha ripudiato il suo popolo? Non sia mai”. È il Popolo di Israele che ha scelto di non seguire Cristo, ma Dio ancora ama il popolo di Israele, quindi noi non siamo antisemiti. Paolo presenta se stesso, lui è un ebreo, israelita per nascita, e quindi avrebbe ripudiato anche lui se Dio avesse ripudiato il suo popolo. Il resto di Israele sono quegli ebrei su cui nasce il nuovo popolo di Dio, ma se sono il resto di certo non viene sconfessata la radice, i patriarchi, radici che restano sante e devono portare la comunità cristiana a non inorgoglirsi, né a produrre un atteggiamento di superiorità, siamo un nuovo popolo di Dio non vuol dire che siamo superiori. Non deve suscitare denigrazione verso il popolo ebraico, perché i rami staccati servono a far innestare te che sei pagano, e quei rami staccati non sono destinati al macero, ma un giorno Cristo riuscirà a reinnestarli. Ci si innesta alla radice ebraica ma il fondamento è la fede in Cristo, senza questo fondamento non c’è nemmeno l’innesto dei rami. Nostra Aetate n.4 La Chiesa si nutre della radice di un ulivo buono.

 

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