TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Che cos'è la Chiesa?

 

Note ecclesiali

 

Santa

 

          I sacramenti santificano perché producono unione con Cristo, per questo motivo santificano, l'elemento della santità sta nella partecipazione alla comunione con Cristo.

          Nel cristianesimo c'è un uso ampio nella terminologia, Paolo spesso li chiama “i santi”. La riflessione teologica si pone quattro questioni:

  1. il fondamento della santità della Chiesa

  2. la natura, cosa si intende quando si dice di credere alla Chiesa santa

  3. il problema

  4. la chiamata


          La Chiesa è stata progettata, chiamata dal Padre, oggetto della volontà del Padre. Il Figlio la santifica offrendo se stesso per lei, offrendo la propria vita. È lo Spirito Santo a fornire la natura trascendente che trasforma la comunità di peccatori nella comunità dei santi, è lo Spirito trascendente che trasforma la comunità dei peccatori in una Communio sanctorum. Quando diciamo communio sanctorum:

  1. possiamo dire la comunione nelle cose sante, come la Parola di Dio, i sacramenti, i carismi, i ministeri.

  2. Comunione con i beati del cielo, o con coloro che comunque godono già della visione beatifica

  3. Possibilità di comunicazione di doni santi o della grazia tra i fedeli

          Cristo ha istituito i sacramenti ma ci ha dato anche il principio trascendente per rendere fruttuosi i sacramenti. È lo Spirito Santo il principio trascendente della nostra comunione con i santi del cielo. Nel simbolo Spirito Santo e Chiesa appaiono strettamente legati.

          La natura, la santità della Chiesa va vista attraverso due caratteristiche, la prima oggettiva e la seconda soggettiva, la caratteristica soggettiva è quella che riguarda i fedeli, che sono chiamati a diventare santi, la seconda riguarda i mezzi della santità, sono santi i mezzi che lo Spirito Santo ci ha donato per raggiungere la santità: la Parola di Dio è sempre santa, la santità del sacramento non dipende dalla santità del soggetto. La messa di Padre Pio non è di certo più valida di quella dell'ultimo prete su questa terra, sul piano cristologico è la stessa messa, oggettivamente la stessa, i mezzi sono santi indipendentemente dal ministro La dimensione oggettiva riguarda anche la realtà del dato che non viene mai meno, la perennità del dato, la Chiesa è sempre santa e sempre sarà santa, è una dimensione oggettiva, non soggettiva, questo perché la Chiesa è il popolo che Dio si è già conquistato, questo aspetto della concretezza oggettiva del dato è stato confermato dal Vaticano II, Lumen Gentium usa l'avverbio indefettibilmente santa. Lo scopo è indicare proprio la permanenza del dono, non vuol dire che elimina la possibilità di errori o di peccati, ma esprime la persistenza del legame tra Cristo e Chiesa.

          Caratteristica della Chiesa è la precarietà, pur essendo santa la Chiesa resta sottomessa alle leggi della natura umana, questa precarietà ha due motivi di fondo, questo antropologico appunto, che la Chiesa è formata da uomini che portano con sé le loro debolezze, il secondo è l'orizzonte escatologico, anche la santità come tutti gli elementi identitari (tranne l'apostolicità) della Chiesa hanno un orizzonte escatologico. L'immacolatezza della Sposa non è un fatto che dobbiamo solo accettare e non preoccuparci più, non dobbiamo dare per scontata la santità, ciò spiega le possibili fratture a volte dolorose tra l'ideale e il reale, a volte ci buttiamo su ciò che non è perfetto nella Chiesa, su un sacerdote. Le incomprensioni tra una Chiesa tutta pura e infallibile e chi invece sanamente considera la santità inequivocabilmente attraversata da peccati debolezze e vergogne con la conseguente necessità della Chiesa, di riformarsi, di purificarsi.

          La terza questione è il problema che è quello del rapporto tra santità e carità nella Chiesa. La Chiesa è santa nel senso che si prepara ad esserlo, la santità della Chiesa va considerata in una prospettiva dialettica che comprende tutto ciò che abbiamo visto fin'ora ma anche il continuo bisogno della purificazione. La questione non è così semplice, dov'è il problema? Il problema ha una duplice forma:

          Se la Chiesa è santa come posso dire che è anche peccatrice? Posso usare l'espressione Chiesa peccatrice? Se io sono in peccato mortale sono ancora nella Chiesa? Se la Chiesa è santa non lo sono. Una soluzione è quella di propendere per la Chiesa tutta pura con i peccatori fuori dalla Chiesa. Tra i Padri sembra emergere una posizione più possibilista, i donatisti escludevano dalla Chiesa i traditores (colui che consegna) erano quei preti e vescovi che nella persecuzione consegnavano i libri sacri alle autorità pagane. La Chiesa è si santa ma non tanto nei suoi membri, ma per la presenza dello Spirito Santo, nei suoi sacramenti, i fedeli sono sempre in cammino verso la santità. Anche Agostino elabora l'idea molto caratteristica del corpus pernixium, la Chiesa unisce buoni e cattivi, grano e zizzania, condivide il fatto che i veri membri della Chiesa sono solo i giusti, ma non è permesso a noi fare distinzione ma solo a Dio nell'ultimo giorno. Non si può dire che la Chiesa lungo la storia sia stata senza macchia questa idea della coabitazione, corpo composto di grano e zizzania, grazia e peccato, appartiene anche al Magistero non solo ad Agostino. Magistero che ha sempre respinto le posizioni rigoriste, già a partire dal caso Callisto. Sia implicitamente, perché la Chiesa riconosce che l'unico suo membro senza peccato è Maria, sia esplicitamente condannando le teorie che condannavano i peccatori alla non appartenenza alla Chiesa. La soluzione più condivisa è quella di distinguere tra la santità della Chiesa in sé e il peccato dei suoi membri, la Chiesa è santa i suoi membri possono essere peccatori. Siamo sicuramente tutti peccatori, ma ci sono i peccati della separazione, di questi si parla qui. Tutti i suoi membri qui si intende, anche quella della gerarchia. La Chiesa è santa in ciò che è di Dio, mentre in ciò che viene da noi subisce i nostri limiti e le nostre debolezze, i sacramenti e la Parola saranno sempre santi, ma limitata in ciò che viene da noi, debole nei nostri limiti e debolezze. Possiamo quindi dire Chiesa peccatrice? È possibile indicare la Chiesa santa e peccatrice? Secondo alcuni autori sarebbe un assurdo, vuol dire che è tutto e niente, motivo di santità e motivo di peccato, che il peccato rientra nella sua stessa definizione, non si vede come santità e peccato possano coesistere. C'è chi invece non ha timore di dire che la Chiesa è santa e peccatrice. Altra soluzione è quella della Chiesa santa composta da peccatori, il principale autore è Karl Rahner che non ha timore a parlare di Chiesa peccatrice, ma ha una visione un po' diversa, già il titolo il peccato nella Chiesa, invece che il peccato della Chiesa, dice tutto. La Chiesa è la comunità degli uomini peccatori, redenta e ordinata da Cristo è lo strumento salvifico attraverso cui regola la salvezza dei singoli. I peccati formalmente sono individuali, tuttavia per la loro importanza, per la loro accumulazione, la situazione di chi li commette finiscono per avere un effetto malsano sull'intero corpo e creare nella Chiesa situazione malsane. Chi entra nella Chiesa è condotto dalla Chiesa a vincere il peccato. C'è quindi il rischio di credere a un monofisismo ecclesiologico, una Chiesa tutta santa, che non sbaglia, a questo non si deve però opporre un nestorianismo, che finisce per unire le due nature, la Chiesa nonostante tutti i peccati rimane santa.


          Chiamata alla santità: Santi si, ma chiamati a diventare santi, credere alla Chiesa santa vuol dire credere a questa chiamata, se si entra nella Chiesa è per santificarsi, questa è l'ispirazione principale del capitolo 5 della Lumen Gentium, che lo allarga a tutti i battezzati, mentre prima sembrava riservato ai religiosi. Il concilio sintetizza tutto nella Carità, si diventa santi nella carità.

 

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