TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Che cos'è la Chiesa?

 

Introduzione

 

La fondazione

 

      Gesù può essere detto il fondatore della Chiesa? Il problema è recente, nel passato soprattutto la teologia manualistica, quella insegnata nelle scuole prima che le ricerche teologiche entrassero nelle scuole, dava per scontata la risposta, Gesù nella sua vita terrena aveva istituito la Chiesa in tutte le sue forme visibili: papato, episcopato, sacramenti in maniera implicita o esplicita. L’apparato visibile della Chiesa veniva direttamente collegato al suo fondatore storico che è Gesù Cristo.

     Gli autori recenti hanno un po’ destabilizzato questo tipo di convinzioni. Alfred Loisy, in lui manca la fondazione della Chiesa da parte di Gesù “Gesù predicò il regno e ne è uscita la Chiesa”, denunciando questa dissociazione tra Gesù e Chiesa, Gesù ha annunciato il regno, non la Chiesa. Leonardo Boff dice che la Chiesa non nasce dall’incarnazione ma dagli apostoli che ispirati dallo Spirito tradussero la dottrina del Regno nella Chiesa. Tira la conseguenza che la Chiesa è costantemente aperta a soluzioni inedite proprio perché fatta dallo Spirito e non da Gesù.

Le motivazioni:

  1. Leggendo i vangeli si vede l’interesse di Gesù per il Regno, che sia di Dio o dei Cieli ma questo termine appare un centinaio di volte, il termine ecclesia solo due volte in Matteo.

  2. Il Maestro è molto legato alla tradizione ebraica, quando si rivolge ai discepoli dice di non rivolgersi ai pagani, ma di restare tra le pecore perdute della casa di Israele (“Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date Mt 10,5-7).

  3. Gesù aveva una concezione conseguente dell’escatologia, e gli apostoli all’inizio l’avevano, pensavano che il regno di Dio era imminente, quindi che senso aveva costruire la Chiesa con le sue strutture?

La soluzione non può essere data con il metodo tradizionale, è uno spostare la realtà odierna al tempo di Gesù, il problema è di sapere se quella realtà che i testi del Nuovo Testamento chiamano Chiesa è contenuta nella predicazione del Regno o se è stata una creazione ex novo dei discepoli. A queste condizioni si può decidere se Gesù è stato l’effettivo fondatore della Chiesa o no. Bisogna quindi capire cosa Gesù intendeva quando parlava di Regno. Non è semplice dire cosa intendeva per Regno, ne parla sempre ma non lo spiega mai. La maggior parte dei testi ci porta a indicare una realtà dinamica non statica, non è uno spazio teocratico in cui Dio per opera del Messia governerebbe le nazioni. Infatti Gesù rifugge sempre queste interpretazioni politiche, ma il Regno è una realtà dinamica, è l’irrompere dell’azione salvifica del Padre per comunicare i beni messianici promessi: la pace, la vittoria sul peccato e sulla morte. C’è il Regno di Dio dove la pace prevale sulla violenza, dove la vita prevale sulla morte, quando c’è l’adempimento di queste promesse di Dio. Quando c’è l’espressione “Regno dei cieli” o “Regno di Dio”, dobbiamo leggere azione salvifica, questo è ciò che indica il Regno.

Il regno è una realtà escatologica dell’ultimo tempo o che viene già da ora? In alcuni testi sembra già presente “In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno” (Mt 16,28) sembra quasi che sia immediato, questo vorrebbe dire che non avrebbe senso fondare una Chiesa, tuttavia ci sono altri testi che rimandano nel tempo, ma che fanno intuire una fase terrestre del regno che si estende sino alla fine dei tempi. Così il Padre Nostro, “venga il tuo regno”, il seme che germoglia, che nasce (Mc 26,21). Il regno coincide con la venuta di Gesù quindi, ma il suo tempo di realizzazione si dilata sino alla fine dei tempi, il già e non ancora. Con Gesù è già venuto il regno ma la sua piena realizzazione avverrà alla fine dei tempi. Ci sono dei passi in cui Gesù fa coincidere il Regno con se stesso (Lc 4,21), sta leggendo Isaia che parla proprio delle promesse messianiche, ed oggi si è adempiuta questa promessa, indicano quindi non solo la volontà di rimandare a un tempo futuro, ma di realizzare il suo regno già nella storia. Gesù non è solo l’annunciatore del Regno, ma anche il realizzatore del Regno, non è colui che rimanda al Regno che verrà ma colui che oggi porta il Regno. Essere contro il Regno è essere contro Gesù stesso. Questo inizio cristologico del Regno non poteva scomparire con la scomparsa di Gesù, se è convinto Gesù che con in lui il Regno ha un inizio, una inaugurazione non poteva svanire con la sua dipartita, nei vangeli tra l’altro traspare la volontà che continui, sceglie dei discepoli, li invia in missione, tra questi sceglie 12 persone, chiara l'idea di rifondare le 12 tribù di Israele, tra i 12 ne sceglie 3 (Pietro, Giacomo e Giovanni)  tra i 3 ne sceglie uno (Pietro). Certo non è la Chiesa attuale, ma c’è il germe qui. Chi non vuole costruire qualcosa dopo di lui non sceglie dei discepoli e degli apostoli, non affida un primato. C’è una continuità tra Regno e Chiesa.

Tra i più convinti di questa posizione c’è Matteo, Matteo ha questa ecclesiologia, è convinto che nell’opera di Gesù dobbiamo vedere la prefondazione della Chiesa. Non è un caso che proprio Matteo è l’unico in cui troviamo due volte citato il termine Chiesa. Questi passaggi esprimerebbero la volontà di Matteo di comunicare la convinzione che la Chiesa è già segretamente presente nella comunità raccolta da Gesù Cristo. La piena coscienza e lo sviluppo di questa preformazione, avverranno dopo l’esperienza della resurrezione e dopo il dono pentecostale che determineranno anche l’altro elemento fondamentale: la separazione dalla comunità giudaica, questo non appare nei vangeli.

Questo è un elemento importante dell’ecclesiologia del Nuovo Testamento. Gli Apostoli andavano a pregare in Sinagoga, vuol dire che non c’era rottura, c’era l’idea di continuità. La separazione avviene ovviamente per delle ragione storiche, in primis per la posizione della sinagoga contro i cristiani e le persecuzioni, e per l’apertura ai pagani, questo fu conflittuale, ci furono due forti conflitti, uno con Cornelio, sembrava tutto risolto, invece si ripropone con Paolo, tanto che ci deve essere il primo concilio di Gerusalemme per rispondere al problema. Tra le cause storiche e teologiche certo inseriamoci Paolo, Paolo è la persona più convinta di questa separazione, non è così semplice rinunciare alla circoncisione. Le ragioni teologiche sono le maturazioni della comunità da parte dello Spirito Santo, di essere il popolo messianico, e qui Pietro nel primo discorso legge Gioele, dicendo che la promessa si è realizzata. Segue la storia della Chiesa e del cristianesimo, ben presto avviene la trasformazione del messaggio, il messaggio non è più l’annuncio del Regno, ma l’annuncio di Gesù stesso, nei vangeli Gesù predica il Regno, ma in tutto il resto la Chiesa predica Gesù, avviene una svolta cristologica, tale che i primi discepoli arriveranno ad autodefinirsi cristiani, nominazione che troviamo per la prima volta nella comunità di Antiochia. Poi si cristallizzano le prime formulazioni della fede che riguardano il kerigma fondamentale, si afferma l’idea di trasmissione apostolica “Vi ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto1 Cor. Si consolidano le prime strutture, si organizzano le nuove comunità, in altre parole, si afferma, nasce e cresce la Chiesa.

 

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