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La liturgia

 

          Il problema principale della liturgia è quello del soggetto. Chi è il soggetto della liturgia? Nel periodo patristico, liturgia e assemblea coincidono e non si riesce a pensare l'una senza l'altra. Si chiamano sacerdoti tutti coloro che sono membri dell'unico sacerdote che è Cristo. Il cambiamento poi avviene a partire dal IX secolo e soprattutto dal XII secolo. C'è una scomparsa del tema del sacerdozio comune, inizia a perdersi il significato primitivo dell'azione comune e il compito del fedele è sempre  più quello dell'ascolto, comincia anche l'idea in questo periodo delle messe solitarie, il celebrante celebra con le spalle all'assemblea. Piano piano si afferma l'idea che l'assemblea non è implicata nel compimento del sacrificio, lo è solo il sacerdote. Lutero scriverà il De abroganda missa privata, con l'intenzione di recuperare la natura conviviale dell'eucarestia. La reazione da parte della Chiesa in risposta fu ancora più severa, si inizia a parlare di sacerdozio dei fedeli in maniera metaforica. La celebrazione diviene più fatto del sacerdote e l'assemblea da ascoltatrice diviene addirittura spettatrice, l'importante è la sua presenza. La messa è in un linguaggio ormai che si capisce poco, nel momento dell'elevazione dell'eucarestia suonano i campanelli per richiamare l'attenzione al momento. L'assemblea occupa il tempo della messa in preghiere private, così infatti Francesco di Sales suggerì a Filotea di occupare il tempo durante la messa dicendo il rosario. L'elemento forse più preoccupante è il mutismo dell'assemblea.

          Con il Concilio Vaticano II c'è un rinnovamento di prospettiva, si passa alla partecipazione dell'assemblea. Il can 1248 del vecchio codice parlava di una prescrizione per i fedeli ad ascoltare la messa. Il can. 1247 del nuovo codice corregge parlando di partecipazione. L'idea è quella di riequilibrare il ruolo del ministro puntando sulla responsabilità collettiva. Il ministro ordinato non è colui che fa tutto, i fedeli partecipano al sacrificio eucaristico. Il punto centrale di questa partecipazione dei fedeli è il sacerdozio battesimale. Il vero soggetto dell'assemblea quindi è sempre l'assemblea dei fedeli. Chiesa e Liturgia non si identificano con il ministro, quindi non è il protagonista principale, ma uno che svolge un servizio, il ministro celebra solo in quanto appartiene alla comunità. La differenza clero-laici non si ha in una partecipazione o no al sacerdozio di Cristo, ma in un diverso modo di rappresentarla. Il termine sacerdozio per definire i preti appare d'altronde anche per loro limitante, limita infatti il loro compito alla funzione sacerdotale, trascurando altre funzioni essenziali. La difficoltà nella terminologia d'altronde si vede anche dal nome del decreto conciliare che passa da De clericis a De sacerdotibus e infine all'attuale Presbyterorum odinis. Dopo il concilio si è passato da sacerdozio ministeriale a ministero sacerdotale, per arrivare a ministero pastorale. Quindi il sacerdote presiede, l'assemblea intera ha offerto mediante il ministro, non è un'azione del ministro solamente.

          La fecondità materna dell'assemblea liturgica è una delle intuizioni più originali di Adam Mohler, l'idea chiave è la communio sanctorum che lui oppone all'idea illuministica dell'essere per se stesso. I cristiani quindi danno una speciale dignità alle loro azioni, a tutte le loro azioni, quando le svolgono nella comunione, quando agiscono insieme, la nostra antropologia è un'antropologia di comunione. Seguendo questo itinerario l'autore fa una stretta relazione tra Chiesa e Sacramenti, tutto questo in un momento in cui il rapporto con i sacramenti era molto individualista, in cui si facevano i sacramenti per lo più per salvare la propria anima. La nostra concezione della grazia è una visione di comunione, la grazia ci viene dall'altro. Singolarmente ciascuno di noi è figlio della chiesa ma quando siamo insieme diveniamo Madre, Mohler si rifà a questa idea dei padri. Cogar avrà anche lui questa visione materna della Chiesa, parlando di sacra considerazione della totalità. Il soggetto integrale, un'assemblea composta da laici e sacerdoti, questa è l'ecclesia.

          Cristo è presente non perché occupa un luogo ma perché l'assemblea diventi corpo di Cristo, ci cibiamo del corpo di Cristo per diventarlo a nostra volta. La messa è ripresentazione del sacrificio di Cristo, oltre a questo la messa richiede il sacrificio della Chiesa, questo è l'elemento nuovo della messa altrimenti 1.000 messe non valgono più di una messa, il sacrificio di Cristo è unico, il vero elemento nuovo è che la Chiesa non è la stessa sempre, noi abbiamo bisogno di rinnovare i nostri atti sempre, oggi non siamo quelli di ieri, abbiamo 24 ore di più. L'unione del sacrificio della Chiesa al sacrificio di Cristo è l'elemento nuovo.

          La disciplina penitenziale era pubblica ma la confessione delle colpe non era pubblica, si andava direttamente dal vescovo a confessare le proprie colpe. Il peccato non è un fatto personale, non è un fatto tra il fedele e Dio, è un colpo inferto alla Chiesa, si è persa la natura ecclesiale del peccato. Un significato ecclesiale si ha anche nei sacramenti della scelta, il matrimonio, perché secondo una tradizione occidentale i ministri sono gli sposi, secondo gli ortodossi è il presbitero. Visione ecclesiologica del matrimonio resa molto bene dalla Chiesa domestica, santuario domestico della Chiesa, il termine Chiesa presa nel suo senso forte di comunità salvata e salvante.

          L'elezione del ministro dell'ordine interessava tutta la comunità, per molti secoli si è richiesto il riconoscimento di idoneità dato dalla comunità. L'idoneità del ministro era data dalla comunità, parliamo sempre di elezione non di ordinazione, essere eletti dalla comunità non è l'idea protestante quindi. Come si faceva a discernere prima che ci fossero i seminari? L'elemento chiave era il criterio della comunità, anche perché dopo la comunità se lo teneva come parroco. L'altro criterio valido era il rifiuto del candidato.

 

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