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  Con 100 euro stupri una bimba. L'Isis e il tariffario dell'orrore

Le vendono tutte, nessuna esclusa, fino ai cinquant'anni. Pure le neonate. A partire dai dodici mesi. E avrebbero stilato il tariffario con un'accuratezza da ragionieri dell'orrore. Cinquantamila dinari (quasi 35 euro) per le donne fra i quaranta e i cinquant'anni, 75mila dinari (52 euro) per quelle tra i trenta e i quarant'anni e poi ancora 70 euro per le giovani fra i venti e i trenta, 103 euro per le ragazzine tra i dieci e i venti e poi il top della gamma: 140 euro per le bambine da uno fino a nove anni. Non è una novità che i tagliagole dell'Isis sognino un Paradiso fatto di vergini ma poi comprino e vendano con un disprezzo infernale le donne, yazidi o cristiane, che trovano lungo la strada della «guerra santa», il pretesto col quale si autoassolvono dalle peggiori bestialità.

 

Eppure il documento circolato nei giorni scorsi e pare diffuso proprio dai combattenti islamici, se autentico - la propaganda in questa guerra viaggia a gonfie vele da una parte e dall'altra - va persino oltre ogni immaginazione. «Il mercato della vendita delle donne e dei bottini di guerra - si legge sul foglio circolato nell'area del Califfato - sta registrando una riduzione significativa, che ha danneggiato le entrate dell'Isis e le finanze dei mujaheddin». Perciò l'Isis impone il proprio listino prezzi e minaccia di morte chiunque non lo rispetti. Le testimonianze in questo senso si moltiplicano. Secondo Vian Dakhil, unica deputata yazidi nel Parlamento iracheno, sono cinquemila le donne della minoranza prese in ostaggio dagli integralisti dello Stato Islamico. Hanno un'età compresa fra i 13 e i 56 anni.

Un video agghiacciante diffuso dal canale panarabo Al Aan Tv prova come siano ormai schiave del sesso al centro delle conversazioni becere del gruppo terrorista. «Io voglio vendere. Chi vuole vendere la sua?» sono le frasi della trattativa che emergono dal filmato, anche questo con tariffario che si fa più esoso se di mezzo c'è una ragazza più giovane oppure con gli occhi chiari. Eppure i tagliagole si sarebbero ritirati da molti villaggi - racconta la deputata - «perché ne avevano uccisi talmente tanti che il fetore dei cadaveri era diventato intollerabile». Per rimpinguare le proprie casse stanno anche pensando alla restituzione dietro pagamento di riscatto dei sequestrati. Duecento, in maggioranza donne (130), sono state liberate proprio nei giorni scorsi. Ma non sono solo le donne a subire le torture dei combattenti che puntano alla nascita del Califfato.

Maltrattamenti e percosse sono stati denunciati anche dall'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch ai danni di ragazzini curdi di Kobane, la città al confine fra la Siria e la Turchia dove è in corso l'offensiva dell'Isis. Dopo quattro mesi di prigionia con altri cento ragazzi, quattro adolescenti hanno raccontato gli abusi a cui sono stati sottoposti. Picchiati con cavi elettrici, costretti a recitare passi del Corano e a guardare video dei soldati della jihad in azione. Il rapimento era avvenuto il 29 maggio scorso, durante il ritorno a casa dopo gli esami di scuola media. I terroristi avevano sequestrato 250 ragazzi tra i quattordici e i sedici anni, poche ore dopo avevano rilasciato le donne, circa un centinaio, e trasferito gli altri in una scuola di Manbij, a circa 50 chilometri da Kobane e nei mesi estivi avevano liberato un altro gruppo. «Dall'inizio della rivolta siriana, i bambini hanno sofferto gli orrori della detenzione e della tortura, prima da parte del governo di Assad e ora dall'Isis - spiega Fred Abrahams, consulente per i diritti dei bambini di Hrw - Questa prova di torture e maltrattamenti di bambini da parte dell'Isis sottolinea il motivo per cui nessuno dovrebbe sostenere la loro impresa criminale».

Fonte: Il Giornale