TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

 

Conosciamo e crediamo

 

Chi è Gesù Cristo?

   

La Passione di Gesù

 

Tema

Riassunto

   

Introduzione

 

          La storicità del racconto è confermata anche dalla contrapposizione tra la comunità gioiosa che vive il Signore risorto e il racconto della Passione, che di certo sembra in contrasto con questa gioia. Tra i vari evangelisti ci sono moltissime somiglianze, con delle differenze che sono piccole differenze, non è una biografia, l'attenzione rimane al messaggio. I dettagli sono a volte diversi, lo zoccolo duro è storico.

          La cornice che hanno intorno i vangeli è reale e credibile, c'è l'intento apologetivo di mostrare la veridicità di un messia che pende dal legno, qualcosa di inimmaginabile. Ci sono due ipotesi circa la formazione dei testi, secondo la prima c'è una tradizione premarciana che testimonia le tante similitudini tra i testi. Questo rapporto premarciano è nato durante la cena, il racconto per quanto preciso passava oralmente e quindi prendeva alcune diverse sfumature. Secondo un'altra ipotesi ogni evangelista ha preso da fonti vari secondo una propria intenzione.

          L'attenzione di Marco è a far riconoscere Gesù come Figlio di Dio anche ai pagani, il centurione se ne accorge sotto la croce. Matteo invece è attento a far capire che la morte di Gesù non contraddice le Scritture, ma l'inverso.  Luca invece scrive per gli ellenisti, l'attenzione è al discepolo, ci fa vedere come noi possiamo camminare nella croce di Gesù.

         

La scena del Getsemani  

          Il Getsemani non è l'unico momento di sofferenza interiore di Gesù ma sicuramente è l'apice. Emerge un elemento cristologico di Gesù in rapporto al Padre e un altro elemento che è quello del rapporto con i suoi discepoli. L'unione con il Padre lo aiuta a superare questo momento difficile, l'incomprensione di colui che ha intorno.  Gli assi portanti di questo passo è il rapporto di Gesù con il Padre e il rapporto di Gesù con i discepoli.

          Il calice da accettare è semplicemente la volontà di Dio, è scattata l'ora non solo della persecuzione che dovrà subire, ma anche del fallimento del suo ruolo di profeta, la sua missione sembra fallire, Gesù umanamente sente il peso di tutto ciò ma si affida comunque al Padre.  Luca ci dice che suda sangue in questo momento, alcuni dicono che sono gli indizi di un principio di infarto.

          Importante è il riferimento alla preghiera, Gesù supera la tentazione perchè prega, i discepoli no perchè non pregano, è un insegnamento per le comunità primitive, l'unione con il Padre si realizza nella preghiera, così si segue la strada di Gesù.

 

Arresto di Gesù  

          Non c'è protagonismo in Gesù, accetta soltanto che si compiano le Scritture, evita ogni violenza anche nel momento dell'arresto. Giovanni parla di un distaccamento di soldati e di un tribuno, strano che possa essere reale questo, di certo un distaccamento di soldati non avrebbe rispettato gli ordini del Sinedrio, ma solo di Roma, e un distaccamento sono 4.000 uomini, un po' troppi per Gesù. Giovanni probabilmente voleva semplicemente intende un gran numero di uomini. In Giovanni c'è il dato in più di identificare colui che taglia l'orecchio al servo del Sommo Sacerdote con Pietro, questo perchè è più recente il vangelo di Giovanni, per gli altri vangeli identificare probabilmente si evita di identificare il capo della Chiesa per evitargli problemi.

          Le differenze tra i vangeli sono piccole, dovute all'intenzione dell'autore, ad esempio l'intenzione di Giovanni è quella di ribadire la divinità di Gesù in una comunità che iniziava ad avere dei dubbi.  L'arresto di Gesù andava contro le leggi, in quanto non si poteva arrestare una persona senza accusa.  Quello che subisce Gesù è più che altro un interrogatorio più che un processo, anche quello di fronte a Pilato non è un vero processo.

          Il problema è soprattutto di natura politico religiosa, Gesù creava troppi problemi, era seguito da una gran folla, criticava i sacrifici e c'era intorno a questi una serie di persone che ci viveva. I Farisei sentono il bisogno di una riforma del culto, ma non fanno le loro proteste in pubblico, a differenza del Battista e di Gesù.

          Non tutto il Sinedrio era contro Gesù, non di certo Nicodemo e  Giuseppe d'Arimatea. Prevale la maggioranza, i farisei avevano un'importanza minore, il comando era in mano aiu Sadducei guidati da Caifa.

 

Motivi della condanna  

          Le regole del Sinedrio sono molto rigide, le testimonianze dovevano essere concordi, altrimenti se differivano nel minimo dettaglio non venivano considerate. Qui si accusa Gesù di sedizione, di attaccare i pilastri della religione di Israele come il Tempio. Grave l'accusa, ma Gesù in realtà non ha solo profetato la distruzione del Tempio ma la sua ricostruzione in tre giorni, e le testimonianze erano contraddittorie tra loro.

         Si passa allora all'accusa di bestemmia, il Sommo Sacerdote interviene spingendo l'imputato ad autoaccusarsi, cosa che non è la regola nei processi giudaici.  La domanda di Caifa mira a chiedere semplicemente se lui è il Messia, la risposta di Gesù è un autocondanna, la risposta è quella di un uomo che è sullo stesso piano di Dio, in pratica dice di essere sullo stesso piano di Dio, di qui lo scandalo e lo stracciarsi le vesti. Dopo questa bestemmia si può fare uno strappo alla regola e mandarlo a morte senza un regolare processo.

          I giudei non potevano però uccidere Gesù, era uno dei punti fermi che Roma gli aveva dettato, non avevano il diritto di uccidere nessuno. Allora lo portano a Pilato e lo presentano come un nemico di Roma, qualcuno che può nuocere a Roma, infatti a Pilato non sarebbe mai interessata la motivazione religiosa.

 

Processo di fronte a Pilato  

         Pilato era un uomo di forte temperamento, governa da 10 anni quando in genere si governava solo 3 anni, in una terra difficile da gestire come la Palestina. Ha la sua sede a Cesarea Marittima per rispettare i giudei, quando va a Gerusalemme alloggia o nella reggia di Erode o nella fortezza Antonia. Pilato non avrebbe mai accettato una motivazione religiosa, dovevano essere stati commessi dei crimini, Pilato capisce subito la sua innocenza e tenta di liberare Gesù, pensa che al massimo Gesù sia un folle, ma non un criminale. Solo in Luca Pilato manda Gesù da erode, in quanto era galileo e quindi sulla Galilea regnava Erode.

         Subentra la folla, che viene sobillata dai sadducei, cade nel tranello di chiedere alla folla di scegliere tra Gesù e Barabba, che era un elemento molto pericoloso, Pilato non si aspettava che la folla scegliesse di liberare un uomo così pericoloso. Pilato cerca nonostante ciò ancora di liberarlo, non ha nessun crimine adeguato per condannarlo, la folla capisce e dà a Pilato il motivo che cerca. Vuole farsi re Gesù e quindi è contro Roma, se lo libera Pilato è nemico di Cesare, giocano sul termine "farsi re" non era politico il divenire re di Gesù ma religioso, ma a Pilato lo fanno capire in senso politico.

         

La morte  

          Ci troviamo di fronte a un racconto affidabile, c'è la citazione addirittura dei figli di Simone di Cirene, potevano essere ancora vivi quando il vangelo girava, potevano testimoniare. In Marco c'è un forte contrasto tra la dignità di Gesù e ciò che subisce, gli insulti della folla dei sommi sacerdoti, persino di chi è stato condannato alla sua stessa sorte.  Ma proprio nel momento della morte, Gesù si svela come Figlio di Dio, è così l'affermazione del centurione sotto la croce.

          Matteo riporta il testo di Marco ma arricchisce con il velo del Tempio che si squarcia, la resurrezione di alcuni giusti che appaiono a Gerusalemme che appaiono dopo la resurrezione di Gesù. In Marco si accede la fede nella Gesù Figlio di Dio, nel modo in cui muore con il centurione, in Matteo da questi eventi straordinari. L'evento della morte di Gesù è un evento di salvezza, Matteo insiste sul velo del Tempio squarciato, perchè era insuperabile, ora ogni barriera di purità è rotta, la salvezza è per tutti.

          In Luca ci sono dei tratti originali, vuole far vedere Gesù come martire paziente.  In Luca è più visibile l'innocenza di Gesù, tutti i sinottici dicono che muore tra due ladroni, ma sono in Luca uno dei due riconosce l'innocenza di Gesù. Gesù in croce rifiuta ogni violenza, promette il perdone per tutti e il paradiso per il ladrone buono. Gesù è la figura del martire cristiano, Gesù ci ha mostrato come si muore martiri, chi è il martire. In Luca anche la folla va via battendosi il petto pentita.

         Contemplando la croce in Giovanni abbiamo la rivelazione dell'amore di Dio, la croce contiene già la gloria e la resurrezione.

 

Significato soteriologico

della morte

 

          Nel Levitico si parla di espiazione nel sangue, sangue che rappresenta la vita. Il sangue non è sangue versato per la divinità, quasi a colmare la sua sete di sangue, questa è una visione pagana, il sangue invece è la vita nuova dell'uomo che rinasce dal peccato, Dio dona la vita che è nel sangue.  L'altra linea è quella profetica che tende a porre attenzione al cuore, al pentimento interiore rispetto a dei sacrifici che erano diventati ormai per lo più segni esteriori.

          Ci sono tre gruppi di testi che hanno rapporto con la morte di Gesù e il suo significato soteriologico: i primi sono i testi che parlano dell'agnello di Dio; un secondo gruppo di testi sono quelli dell'alleanza sul Sinai; terzo gruppo è quello del Servo sofferente, che anticipa la figura di Gesù.

         Gesù è consapevole di ciò che gli aspetta, nessuno poteva mandare a morte Gesù senza che lui lo permettesse: Gesù vuole compiere la volontà del Padre e portare agli uomini la salvezza.  Gesù non è stata una marionetta nelle mani del Padre, è Gesù che sceglie di abbandonarsi alla volontà del Padre.

          C'è l'immagine del Goel, che era il famigliare che riscattava dalla schiavitù il proprio fratello o parente, il Goel pagava la cifra che serviva per far si che tornasse libero. Gesù ora è il Goel dell'umanità, riscatta ognuno di noi dal peccato. Gesù offre la sua vita in riscatto di molti, questo si dice anche nelle parole sul vino. Il sangue versato era quello della purificazione dell'altare che dava una nuova vita. "Molti" è un semitismo, in realtà significa la moltitudine, tutti. Gesù interpreta la sua morte sulla scia del Servo di Jahvè che riscatta Israele.

         Il Nuovo Testamento intende la morte di Gesù come un vero e proprio riscatto dal peccato, Gesù ci libera dal peccato nell'obbedienza per amore. La morte non era necessaria, ma Gesù ha fatto un atto di amore che ha tramutato il dolore in amore. La morte di Gesù non è per risarcire la divinità offesa, il senso della morte di Gesù è la sua oblazione con cui accetta il progetto di amore del Padre. La salvezza non deriva quindi tanto dalla morte, è solo uno strumento, ma dalla sua obbedienza. Gesù porta una nuova alleanza, Gesù è l'unico Sommo Sacerdote, il suo sacrificio è per sempre, non è come i sacrifici dei sommi sacerdoti che dovevano essere rinnovati, questo è uno e solo per sempre.

         Dovremo vedere la croce già nella luce del risorto in realtà, Gesù non è un semplice martire,  ma è il Figlio di Dio che muore sulla croce. La tomba vuota in Giovanni è un evento importantissimo, lo descrive con cura, alla luce di quel che è stato prima e di quel che sarà dopo vuol dire che c'è stato un evento incontrollabile: Dio che lo ha resuscitato dai morti, un evento che genera la fede. La tomba vuota è un segno che deve essere letto alla luce della fede.

 

Le apparizioni  

         I racconti delle apparizioni sono otto, le apparizioni cambiano il destino di coloro a cui appare. Non è la fede a generare la resurrezione, ma è la resurrezione a generare la fede. Quel Gesù morto e risorto è ora vivo in mezzo ai suoi.

         Primo dato rilevante è il "fu visto" che fa vedere un'iniziativa di Gesù nella resurrezione, non è una disposizione soggettiva, poi c'è il riconoscimento che si vede da tratti famigliari, c'è una continuità quindi tra il Gesù terrestre e il risorto. C'è una rivelazione nel Gesù risorto, tutto si chiarisce, tutto diventa più chiaro. L'incontro con il risorto suscita poi la missione, l'apostolo è colui che ha fatto esperienza diretta del risorto, anche Paolo si definisce apostolo perchè ha fatto un'esperienza mistica di incontro con Cristo. La missione apostolica consiste nell'annuncio della presenza del risorto.

         La resurrezione è sicuramente un dato di fede in senso che non si può spiegare scientificamente, ma non nel senso che sia stata creata dalla fede. La resurrezione è inoltre compimento escatologico, l'evento della resurrezione illumina le scritture. Ci sono due linguaggi nel Nuovo Testamento che si intrecciano, uno vede il Padre e lo Spirito Santo come sorgenti della resurrezione e un secondo Gesù stesso è il protagonista della resurrezione.

          La Pasqua è il mistero centrale di tutto, la Chiesa lo afferma anche nelle formule antiche. Morte e resurrezione di Gesù sono strettamente unite, Egli ci ha salvato nella Pasqua nella sua morte e resurrezione, la morte in croce di Gesù contiene già in sè la resurrezione. Per Paolo Gesù porta la nuova creazione, il mondo è rigenerato dalla morte e resurrezione di Gesù, per Giovanni invece croce e resurrezione sono l'apice della rivelazione di chi è Cristo, Cristo risorto ci ha ormai rivelato chi è il Padre. Alla fine sia Paolo che Giovanni concordano sulla conseguenze, la pasqua ci rende nuove creature.

 

Viaggio nella Passione