TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

 

Conosciamo e crediamo

 

Chi è Gesù Cristo?

 

Gesù e il suo contesto

 

Gesù il Messia

 

          In che senso Gesù reinterpreta la realtà veterotestamentaria? Vediamo sei passaggi attraverso cui vedremo che Gesù è l’atteso di Israele:

  1. Jahvè è il Signore della storia, c’è una speranza nel futuro e nel Messia, ciò avviene perché il Signore regna, Dio è trascendente al mondo e alla storia, Dio è Dio non è il mondo, non è l’uomo, eppure c’è un dialogo tra Dio e l’uomo.

  2. Promessa e alleanza, si aspettava un'alleanza nuova (Ger 31,31) un alleanza che riportasse alla comunione Dio e il suo poplo e nello stesso tempo compimento, una promessa che porterà a qualcosa. Gesù ha compiuto questa alleanza con il suo popolo, un’alleanza eterna.

  3. Mediazioni di salvezza, cioè ogni azione libera di Dio esige sempre una cooperazione della libertà umana, fatto misterioso, il Dio assoluto e trascendente che rispetta la libertà della risposta, della collaborazione, nella realtà di Israele esistono vere e proprie figure di mediazione, figure che interpretano questa mediazione, qualche volta la interpretano anche male, ma sono figure che indicano la rotta: Abramo, Mosè, la figura del re di Israele, in particolare il re Messia, un re davidico, che è luogo tenente di Dio, è l’unto del Signore, perché ha un unzione regale che è forza dello Spirito, questa figura di mediazione lo fa vedere come un re escatologico. Is 11, “lo Spirito del Signore è su di me” questa forza dello Spirito è una dotazione particolare del re escatologico, la sua missione sarà irresistibile proprio per questo. Gesù è l’uomo sul quale risiede lo Spirito, è il carismatico per eccellenza, non sempre i sinottici parlano di una investitura dello Spirito Santo perenne, questo perché già nel battesimo si dice che su di Lui scende in pienezza.

  4. Figura sacerdotale che man mano si trasforma in forma cultuale, Dio parla attraverso questa figura, Dio parla nel culto perché il sacerdote contribuisce alla santificazione e alla crescita della comunità di Israele, questa figura sacerdotale e cultuale dice chi è Gesù, ma lo dice non perché fa parte di questa categoria sacerdotale, era un laico invece che paradossalmente diverrà Sommo Sacerdote, è sacerdote non perché sacrifica ma perché si sacrifica. Gesù è una figura sacerdotale perché è l’uomo dell’offerta e l’uomo dell’obbedienza, è l’uomo che porta a compimento il progetto di Dio, il progetto del Padre certo è anche suo essendo Dio, ma un'obbedienza come uomo.

  5. Figura profetica, ci riferiamo ai profeti dell’Antico Testamento, la fase più arcaica, Isaia, in questa fase più arcaica si fa più attenzione alla parola. Nell’epoca post esilica invece il profeta non è solo l’uomo della parola ma anche dello Spirito. Sul profeta lo Spirito è la forza dirompente della parola di Dio, e la forza sulla persona, non potrebbe dire quel che dice se non ci fosse con lui lo Spirito. Nel servo di Jahvè si vede questo, chi è questo servo sofferente? Il profeta o colui che annuncia? È qualcuno che assume la sofferenza della moltitudine ed è solidale con i peccatori, i tratti kenotici, abbassamento, solidarietà, il giusto che muore per i peccati del popolo, si tratta di una figura individuale o di una figura collettiva? Il cristianesimo rilegge in senso cristologico queste profezie, non fa fatica a interpretarle, Gesù è quel servo che muore per giustificare i peccati del popolo. Essere giustificati significa essere giusti, accetti a Dio, questo avviene tramite il sangue di Cristo. Questa solidarietà con i peccatori Gesù la reinterpreta ma è già presente.

  6. Figlio dell’Uomo è una figura di mediazione, ma è di trascendenza, scende dal cielo. Anche qui è difficile interpretare l’identità di questo personaggio, una persona fisica, individuale o collettiva? Tratti regali, viene dall’altro, e dal basso perché è profetico, e Gesù non è un po’ tutte e due le cose. Caifa aveva capito proprio bene che quegli elementi dati da Gesù lo stavano distinguendo come qualcuno di umano che si mette sullo stesso piano di Dio. Caifa aveva percepito molto bene che Gesù si era attribuito delle proprietà divine.

Gesù in tutte queste figure di mediazione ha rappresentato di più di ciò che significavano. Se Gesù è l’atteso delle genti che cosa Gesù è stato in più rispetto a questa speranza? Gesù è si un ebreo del tutto speciale, è il compimento di questa speranza, ma è anche un ebreo fuori dalle righe.

Quando Gesù sta per entrare nel quadrante della storia e di quella storia che cosa sta succedendo? Come viene percepita la religiosità in Israele? Nella fase tra il Nuovo e l’Antico Testamento c’è una grande sete di salvezza e qualche volta in contrasto con i riti cultuali, i riti di espiazione dei peccati, o della religione ufficiale: i bagni di purità. Il movimento Battista è molto più aperto universalmente, a tutti quelli che accettano un cammino di conversione, questa forte sete di salvezza è espressa dai movimenti battisti. Anche gli esseni sono in piena polemica con il Tempio, difficile dire se Gesù li ha incontrati. Sta di fatto che quando i testi sacri del Nuovo Testamento ci presentano la figura di Gesù i riferimenti ai movimenti battisti e alla figura di Gesù è fondamentale. At 10, 37-42 in questo testo abbiamo una delle forme più arcaiche di catechesi, si stigmatizza un annuncio fatto ai primi cristiani, si tratta del discorso di Pietro a Cornelio, dove l’annuncio della morte e risurrezione di Gesù è legato all’unzione di Spirito Santo. Nel testo in questione assumono un'mportanza determinate i luoghi: Giudea e Galilea, assumono una importanza teologica perché non sono solo il riferimento iniziale e finale della missione di Gesù, ma due categorie teologiche, la Galilea è quella regione abitata da gente semplice ma molto reattiva all’annuncio del Regno, è il palcoscenico della sua predicazione, terra poverissima, Galilea dove incontra la gente che ha sete di salvezza, Galilea dove la buona notizia arriva ai poveri, Galilea dove c’è un opera taumaturgica eccezionale ma anche dove inizia la crisi di Gesù, il destino di Gesù.

 La Giudea con Gerusalemme rappresenta il cuore della questione dell’identità di Gesù, rappresenta la consumazione del dramma, Gerusalemme è un viaggio di Gesù o il viaggio. Al capitolo 9 di Luca dopo la crisi giudaica va ad orientarsi direttamente verso Gerusalemme. Nel testo di Luca si dice che Gesù indurì la faccia, come quando una persona diventa più seria, è andò verso Gerusalemme, un cambiamento di rotta. Giovanni presenta più andate di Gesù a Gerusalemme, Luca ne presenta solo una che è questa, questo perché per Giovanni è a Gerusalemme che si svolge il grande dibattito su Gesù di Nazaret, è a Gerusalemme che si consuma questo dramma, Gerusalemme è il luogo dove impera l’aristocrazia giudaica e giunge al suo apice il destino messianico.

 Un’altra osservazione molto importante è “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza”, unzione di Spirito Santo, lo Spirito Santo è entrato con un'unzione permanente, quando troviamo la parola potenza nel Nuovo Testamento è sempre riferita allo Spirito Santo, che è potenza di Dio, è ciò che muove interiormente, è una caratteristica del vangelo di Giovanni, non di Luca, la dinamis è più che altro la forza che universalizza per Luca, in Giovanni invece è ciò che entra dentro. In Luca lo Spirito è legato alla missione evangelizzatrice, questo si vede al capitolo 4 di Luca, c’è tutta una sequenza di richiami allo Spirito, e soprattutto quando nella sinagoga Gesù si attribuisce quanto dice Isaialo Spirito del Signore è su di me”. Il kerigma primitivo dice che Gesù annuncia la parola di Dio perché è stato battezzato in Spirito Santo. Quel testo ci fa capire come il primo impatto dell’annuncio evangelico è proprio il confronto tra Gesù e il movimento battista, anzitutto bisogna cominciare a scandagliare il confronto con il movimento battista.

 

Contesto