CONOSCIAMO E CREDIAMO

GLI ERRORI DEL CODICE DA VINCI

 

  Introduzione: Ecco da dove veramente Brown ha preso i suoi dati 

 
 

Informazioni storiche

Il Codice da Vinci dice....

 

La verità è

Dossier secrets e Pergamente

« Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers secrets » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 9)  

     In realtà i Dossier secrets e le Pergamene sono due cose diverse, come abbiamo detto prima nella storia de Il santo graal.I primi sono una serie di testi dattiloscritti, depositati in momenti diversi negli anni '60 presso la Bibliothèque Nationale di Parigi e che contengono notizie su presunte genealogie dei Merovingi e sul Priorato di Sion. Le seconde sono documenti cifrati dall'aspetto medievale, con caratteri in stile onciale, che nessuno ha mai visto se non nelle "riproduzioni" stampate nel libro L'Or de Rennes (1967) di Gérard de Sède, Massimo Introvigne afferma che questi documenti sono dei falsi per ammissione scritta e pubblica dei loro tre autori (che hanno litigato per questioni di soldi).

Simboli pagani, da sempre nella Chiesa, nessuna minaccia

« La sua conferenza - una proiezione di diapositive sulla simbologia pagana nascosta nelle pietre della Cattedrale di Chartres - doveva avere arruffato il pelo a qualche ascoltatore fondamentalista » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 16)        Tappa importante del libro, ci sono segni pagani nascosti che hanno potuto solo in questo modo esser comunicati, segretamente, di nascosto. Agli albori della Chiesa molti cristiani non vedevano di buon occhio ciò che ricordava le religioni pagane, per i ricordi della persecuzione, e per spezzare ogni vincolo con il mondo antico. Ma al contrario la maggior parte dei pensatori cristiani ha sempre sostenuto che, tranne nel caso di opere intrinsecamente immorali o prive di qualità, i prodotti della cultura pagana fossero buoni e utili per la vita dei cristiani, e che non bisognava liberarsene. Durante il Medioevo nessuno si stupiva di vedere nei templi cattolici elementi ornamentali come grifoni, arpie, fauni e ogni tipo di personaggio mitologico, non c'era alcun timore di questi segni. Quindi non basta dire che nelle cattedrali gotiche ci sono simboli pagani per concludere che i gerarchi cattolici non si sono resi conto delle malfatte di una nutrita società segreta, visto che tutto l'Occidente cristiano dà testimonianza di tale libertà creativa, ma d'altronde come vedremo Brown spesso intuisce vicende fantasiose da ciò che significa tutto altro. D'altronde gli autori cristiani si sono ispirati a Platone ed Aristotele. Lo stesso San Paolo non esita a utilizzare un altare pagano eretto dagli ateniesi "a un dio sconosciuto" per spiegare loro che il dio che adorano senza conoscerlo è Gesù Cristo. La cristianità d'altronde ha cristianizzato molte cose e simboli pagani, per i primi cristiani non era un problema fare messe in templi e luoghi pagani, Cristo è più forte di tutto, questa era la convinzione.

La Chiesa non ha mai seguito profezie astrologiche, ma tutt'altro.

« Langdon rabbrividì. Le profezie astrologiche non avevano mai avuto molto interesse per lui - tanto meno gli erano parse credibili - ma sapeva che alcune persone nella Chiesa, le seguivano attentamente. "La Chiesa chiama questo periodo di transizione "la Fine dei Giorni". [...]"Questo è un errore comune. Molte religioni parlano della Fine dei Giorni ma si riferiscono alla fine dell'attuale epoca, i Pesci, che è iniziata al tempo della nascita di Cristo, è durata duemila anni ed è finita con il cambio del millennio. Ora siamo passati all'età dell'Acquario, la Fine dei Giorni è arrivata" » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 314)

 

     I cristiani sanno che Gesù Cristo allontana esplicitamente da tali speculazioni. Ogni tentativo di appurare gli avvenimenti futuri per mezzo di previsioni, oracoli, profezie astrologiche è incompatibile con la fede del cristiano ed è una tentazione che porta a non vivere a fiducia nella provvidenza di Dio. "Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che svelino l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricordo ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo" (Catechismo della Chiesa Cattolica, parte III, sez. II, par. III, 2116).

     Ovviamente la Chiesa non definisce in alcun modo questo periodo di transizione di cui parla Brown, e non crede che esistano altre ere come quelle dell'Acquario, dei Pesci o della scimmia. Noi aspettiamo la seconda venuta di Gesù, ma non conosciamo il tempo, e sarebbe bastato conoscere un po' di dottrina cristiana, semplicemente la base.

Idea un po' maschilista sul sesso, senza nessun fondamento reale

« Hieros gamos non aveva niente a che fare con l'erotismo. Era un atto spirituale. Anticamente, il rapporto sessuale era l'atto attraverso cui uomo e donna avevano l'esperienza di Dio. Gli antichi credevano che il maschio fosse spiritualmente incompleto finche non avesse avuto conoscenza carnale del femminino sacro. L'unione fisica con la donna rimaneva il solo mezzo attraverso cui l'uomo poteva diventare spiritualmente completo e giungere infine alla gnosis, la conoscenza del divino. Dai giorni di Iside, i riti sessuali erano stati considerati l'unico ponte che portava dalla terra al cielo [...] "attraverso la comunione con la donna" proseguì Langdon "l'uomo poteva raggiunge un momento culminante in cui la mente si svuotava completamente ed egli poteva vedere Dio » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 363)  

     Nessuna prova del sesso come atto spirituale nell'antichità. Il culto della dea o il femminino sacro non sono mai esistiti. Non si è mai trovata traccia di una società in cui il rapporto sessuale era l'atto attraverso cui l'uomo e la donna avevano l'esperienza di Dio. Le pratiche sessuali sfrenate erano parte dei culti demoniaci e irrazionali di greci e romani, sebbene non intere a perseguire alcuna perfezione spirituale ma un puro piacere fisico, una sensazione di potere assolutamente mondana e giustificata per mezzo di un rituale religioso. Popoli come i cananei hanno conosciuto la prostituzione sacra, gli ebrei si lasciavano attrarre a volte dai loro postriboli sacri, per sollazzarsi con le hierodulas, perccato che ciò non sfuggiva agli occhi infuriati degli ebrei più devoti e alla stesso Yahweh, che li condannava per bocca dei suoi profeti (Os4,10-14).

     Alla lucidità religiosa è sempre stata associata proprio la continenza sessuale, molto prima del cristianesimo: per esempio i pitagorici, gli stoici, le vestali. Affermare che svuotando la mente si vede Dio è un'assurdità senza limiti. Il sesso usato in forma alienante conduce una vita ossessiva e non precisamente razionale.

      Da notare come Langdon sia sempre in presa all'appetito sessuale tipico del maschio, che ha una concezione strumentale del corpo femminile.

Gli ebrei avevano una divenità femminile chiamata Shekinah? Quante idiozie

« Gli studenti ebrei di Langdon rimanevano senza parole quando diceva loro che l'antica tradizione ebraica comprendeva rituali sessuali. "E nel tempio nientemeno. Gli antichi ebrei credevano che il sancta sanctorum, nel tempio di re Salomone, ospitasse non solo Dio, ma anche una divinità femminile, potente e uguale a lui, Shekinah. Gli uomini che cercavano la completezza spirituale si recavano nel tempio per fare visita alle sacerdotesse - o hierodule - con cui si congiungevano e avevano l'esperienza del divino attraverso l'unione fisica. Il tetragramma ebraico YHWH - il nome sacro di Dio - derivava infatti da Yahweh, ovvero Geova, androgina unione tra il maschile "Jah" e il nome preebraico di Eva "Hawah" o Havah" » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 364)  

     Una cosa c'è da dire tutti questi culti che trova Langdon sono molto maschilisti, sono sempre i maschi a cercare l'esperienza con il divino tramite il rapporto sessuale, e le donne non si sa che parte attiva abbiano in questo. Intanto è importante l'epoca che non cita, per fortuna questa volta abbiamo il tempio di Salomone a darci un indizio, nel momento in cui venne fatto questo tempio il popolo ebraico aveva più di 1000 anni e poteva contare sulla Torah. Chiamarli i primi ebrei quindi è abbastanza falso mi pare no? Come al solito nessun documento testimonia di questi riti sessuali nel Tempo, affermano invece che una pratica del genere sarebbe stata considerata un abominio e un'intollerabile profanazione "Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie d'Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli d'Israele. Non porterai nella casa del Signore tuo Dio il dono di una prostituta né il salario di un cane, qualunque voto tu abbia fatto, poiché tutti e due sono abominio per il Signore tuo Dio." (Deut 23,18-19). Niente risulta più ripugnante per la mentalità ebraica di  sacerdotesse-prostitute attraverso cui raggiungere l'unione con Dio.

    Il concetto di Shekinah compare diverse volte nell'Antico Testamento, ciò cui si riferisce ritorna costantemente nella Bibbia ed è la presenza di Dio, la Gloria di Dio che in alcune occasioni si manifesta e riempe le dimore degli uomini. L'ebreo era strettamente monoteista. Pregava tutti i giorni recitando la Shema: "Ascolta, o Israel, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno". La concezione dualistica di Dio è propria delle correnti gnostiche, ebraiche e cristiane, ma si scontra violentemente con la fede nel Dio unico.

     Il concetto di Shekinah come personalizzazione femminile di Dio, o addirittura come dea, non solo non può essere attribuito ai primi ebrei ma non compare fino alla codificazione della Cabala, nell'XI secolo dopo Cristo. Qui si dice che in DIo ci sono due parti: ciò che è Dio in sè e la sua manifestazione. L'En Sof e le emanazioni delle dieci Sefirot. Il principio femminile delle Sefirot è chiamato Shekinah. In ogni caso questo tipo di Cabala è una deviazione dell'ebraismo antico e non ha niente a che vedere con l'epoca del tempio.

     YHWH è il termine sacro per designare Dio, ma è talmente sacro che non può essere pronunciato. Quando compariva nelle sacre scritture si pronunciava Adonai, quindi non sappiamo ora come si pronunciasse esattamente, si sono perse le vocali. L'ebraico scritto infatti non ha vocali e per facilitare la lettura dei testi un gruppo di grammatici ebrei aggiunge piccole annotazioni che indicassero al lettore quali vocali intercalare tra le consonanti per ottenere l'esatta pronuncia. In YHWH, siccome non doveva essere pronunciato, i masoreti intercalarono le vocali di Adonai o di Elohim per ricordare al lettore di pronunciare tali parole quando incontrava il tetragramma. Nessuno studente di una scuola rabbinica si sarebbe potuto sbagliare. Ma in ambiente cristiano, quasi millecinquecento anni dopo la nascita di Cristo lessero YHWH come YahoWah. La parola Geova fu usata fra i cristiani solo dopo il XVI secolo e fino all'inizio del XX. Ma non fu mai usata dagli ebrei. Ancora una volta la verità non risiede nel libro di Brown.

Dagoberto II un santo re cristiano

« "Ha sentito parlare di re Dagoberto?" "Era uno dei re merovingi, vero? Pugnalato in un occhio mentre dormiva" "Esatto. Assassinato dal vaticano in combutta con Pipino d'Heristal. Fine del settimo secolo. Con l'assassinio di Dagoberto, la dinastia dei merovingi venne quasi sterminata. Fortunatamente il figlio di Dagoberto, Sigisberto, sfuggì all'attacco e prosegui la dinastia, di cui fece parte più tardi Goffredo di Buglione, il fondatore del periorato di Sion » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 301)  

     Dagoberto II non è altri che San Dagoberto, che fu re d'Austrasia e non di Francia, nel cui territorio erano presenti anche altri due regni: neustria e Borgogna, anche questi merovingi. La storia ce lo presenza intelligente e buono, molto cristiano e devoto. Salì al trono quando era bambino, ma una costpirazione di Grimoaldo, maestro di palazzo, lo depose. Si comportò come un perfetto cattolico, si fede addirittura consacrare re dal vescovo di Reims, San Rigoberto, e  fu amico intimo di san Wilfredo di York.

     Dido, vescovo di Poitiers, portò Dagoberto bmbino con sè in Irlanda, per proteggerlo. Visse diversi anni in un monastero e ricevette un'attenta educazione cattolica. Nel 676, fu richiamato al trono mentre il maestro di palazzo era Ebroino, e vi rimase fino al 670, quando fu assassinato. Pipino d'Heristal non era ancora maestro di palazzo e non risulta che abbia partecipato direttamente alla morte di Dagoberto, anche se non si può escludere certo. Pipino d'Heristal era nipote di un altro Pipino, quello di Landen, anche lui maestro di palazzo e uomo di grande santità. Questo provocò alcuni scontri con Dagoberto I, il nonno di Dagoberto II, cui rimproverava la vita adultera. Pipino di Landen fu innalzato agli altari e venerato come beato.

     Dagoberto II non fu re ben visto tra i nobili, lo era tra il popolo, quindi aveva molti avversari nel proprio ambiente. Morì durante una battuta di caccia e questo è tutto ciò che sappiamo. Rispetto alla partecipazione del Vaticano? indovinate... eh si, nessuna minima fonte, e l'idea stupisce. Dagoberto era un buon cristiano e figlio fedele della Chiesa. Inoltre, da qualche decennio il potere reale era nelle mani dei maestri di palazzo, che in molte occasioni deponevano i re ne imponevano altri, al punto che gli ultimi merovingi sono passati alla storia come re fannulloni. Tutte le fonti indicano che alla morte di Dagoberto non rimasero discendenti maschi perchè tutti avevano subito la stessa sorte del padre. La notizia a proposito della sopravvivenza del figlio Sigisberto si basa, come sempre su fonti segrete.

     La famiglia di Goffredo di Buglione non discendeva da Dagoberto, ma da Carlo Magno.

La figura di Silas, un cattolico squilibrato

« Dopo aver compiuto quattro omicidi il monaco albino Silas pensa "Devo purgare la mia anima dei peccati di quest'oggi". Il narratore spiega che: "I peccati da lui commessi avevano uno scopo santo. Le azioni di guerra contro i nemici di Dio si effettuavano da secoli. Il perdono era assicurato » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 23)  

     Figura di certo un po' particolare che si vede tutta in questa frase è uno squilibrato, un non cattolico in realtà, ma proprio un non cristiano direi. Qualcuno che ha capito ben poco la dottrina cattolica e quella di Cristo. Silas sa che è in peccato mortale, la legge di Cristo e della Chiesa cattolica parla chiaro. Niente può giustificare il fatto di commettere un peccato grave, il fine non giustifica i mezzi, è catechismo elementare della Chiesa cattolica. Inoltre conosce ben poco anche la natura del sacramento della confessione, un peccato grave si perdona solo in confessione davanti a un sacerdote e inoltre ci deve essere il totale pentimento senza di questo non c'è una vera confessione. Non esiste comunque nessun tipo di mortificazione per il perdono dei peccati. Un monaco che non sa questo certo è al quanto strano visto che sono cose che sa qualsiasi semplice credente.

     Silas e il vescovo Manuel Aringarosa sono dell'Opus Dei, nel libro si afferma che sia una prelatura vaticana o una prelatura personale del papa, una sorta di esercito personale. Entrambe le definizioni sono sbagliate. L'Opus Dei è una prelatura personale, ma questa espressione fa riferimento al tipo di vincolo dei membri con l'istituzione. La Chiesa è solo una e al suo interno esistono varie forme di associazione. Brown richiama l'attenzione sulla mortificazione corporale, ma la mortificazione appartiene alla vita della Chiesa. L'Opus Dei sembra un gruppo di cattolici secondo cui la fede e la ragione non hanno alcuna relazione, posizione contraria a quella cattolica.

Noè albino? ma il vescovo Aringarosa era gnostico allora...

« Arringarosa racconta a Silas un segreto: "Amico mio [...] tu sei nato albino. Non lasciarti umiliare dagli altri per questo. Non capisci come ti rende speciale? Sai che lo stesso Noè era albino?" » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 199  

     Sotto l'apparenza del vescovo cattolico si nasconde un eretico gnostico. Nessun testo canonico della Bibbia fa riferimento alla pelle di Noè. Ma Aringarosa è invece certo sia albino, come mai? Perchè si riferisce al libro di Enoch (106,2), cosa che nessun cattolico farebbe, perchè non fa parte del canone e inoltre è pieno di insegnamenti gnostici, non soltanto contrari alla fede cristiana, ma molto vicini al pensiero di Brown.

Il pentacolo di Venere non è affatto perfetto, le olimpiadi ebbero inizi totalmente diversi

« Da giovane studente di astronomia, Langdon aveva appreso con stupore che il pianeta Venere tracciava un pentacolo perfetto sull'eclittica ogni otto anni. Gli antichi che avevano osservato quel fenomeno erano rimasti talmente stupefatti che Venere e il suo pentacolo erano divenuti i simboli della perfezione, della bellezza, degli aspetti ciclici dell'amore sessuale. Come trivuto alla magia di Venere, i greci avevano fatto ricorso al suo ciclo di otto anni per organizzare i giochi olimpici. Oggi poche persone sapevano che la ricorrenza, ogni quattro anni, delle moderne Olimpiadi seguiva ancora un mezzo ciclio di Venere. E un numero ancora minore di persone sapeva che la stella a cinque punte stava quasi per diventare simbolo ufficiale delle Olimpiadi, ma era stato scartata all'ultimo momento: le cinque punte erano state trasformate in cinque anelli che si incrociavano, per esprimere meglio lo spirito olimpionico di globalità e di armonia » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 51-52)  

     Incredibile vedere quante nozioni sbagliate vengono dette con tanta sicurezza. Iniziamo a fare pulizia dicendo che l'itinerario di Venere, osservato nella zona del Vicino Oriente, realizza una serie di movimenti che solo con molta fantasia possono definire un pentacolo perfetto, nessun astronomo riconoscerebbe come vera questa affermazione. Se poi scegliamo un altro punto di osservazione Venere traccia un percorso a zigzag che non assomiglia per niente a un pentacolo.

     Il rapporto di Venere con le Olimpiadi? I giochi di Olimpia si celebravano in onore di Zeus, maschio e patriarca del pantheon ellenico. La bella Venere non patrocinava l'evento, anche perchè era una divinità romana, e i greci che si affrontavano nei giochi non ne avevano mai sentito parlare, visto che non esisteva neppure il suo culto. In Grecia c'era Afrodite da non confondere però con Venere, Afrodite era una divinità popolare fra i greci ma non a Olimpia. L'appuntamento di Olimpia serviva a rafforzare i vincoli tra gli abitanti dell'Ellade e rappresentava una tregua dei conflitti.

    Brown sostiene che i giochi olimpici fossero una manifestazione del culto della dea, del femminino sacro. Ma durante i giochi nessuna donna poteva rimanere a Olimpia, tanto meno assistere o partecipare alle prove. Il castigo previsto per chi violava questa proibizione era morire gettata dalla rupe del monte Tipeo. Solo alla sacerdotessa Demetra era concesso di rimanere a Olimpia.

    Inoltre se veramente Venere avesse avuto qualche rapporto con i giochi i greci avrebbero preferito scegliere di fare i giochi ogni otto anni invece che ogni quattro. Ma come al solito Brown fa viaggi molto fantasiosi.

    Per quanto riguarda l'emblema olimpico, non esistono prove che sia stato preso in considerazione il pentacolo. E' stato il creatore dei giochi olimpici moderni, il barone Pierre de Coubertin, nel 1913, a disegnare i cinque cerchi intrecciati come simbolo della fratellanza tra i cinque continenti, anche se non fu adottato ufficialmente fino al 1920.

Malleus Maleficarum non è un libro dell'Inquisizione, Brown spara numeri troppo grossi...

«L'inquisizione cattolica aveva pubblicato il libro che era probabilmente l'opera più sporca di sangue della storia umana: il Malleus maleficarum -il martello delle streghe- aveva indottrinato il mondo sul pericolo delle donne che pensano liberamente e insegnato al clero come individuarle, torturarle e distruggerle [...] In trecento anni di caccia alle streghe, la Chiesa aveva bruciato sul rogo la sorprendente cifra di cinque milioni di donne » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 150)  

     Brown cavalca l'onda della leggenda nera, il libro intitolato Malleus maleficarum non fu pubblicato  dall'inquisizione, ma privatamente nel 1486. Si trattava di un manuale che non fu mai considerato ufficiale nei tribunali dell'Inquisizione. L'opposizione cattolica contro gli eccessi irrazionalisti cui si poteva prestare il Malleus maleficarum crebbe e divenne norma nel 1642, quando il Santo Uffizio dettò le istruzione per i processi alle streghe, in cui si confermavano la tradizionale prudenza e il rispetto da usare nei processi canonici.

     Riguardo ai numeri poi sono sparati a caso, Alberto Torresani (docente di storia della Chiesa presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose della Pontificia Università della Santa Croce in Roma), citando Gustav Henningsen, ci dice che le presunte streghe mandate al rogo furono invece 50.000 di cui furono responsabili soprattutto i tribunali civili del Nord Europa (con 100.000 processi) e che per opera dei tribunali ecclesiastici (di cui era responsabile la Chiesa Cattolica), in seguito alla celebrazione di 20.000 processi, ci furono in tutto 89 esecuzioni: in Portogallo 4, in Spagna 49 e in Italia 36. Perciò, in base a questi studi, parrebbe che i tribunali civili fossero i maggiori responsabili di questa follia e non la Chiesa, come affermato da Dan Brown.

     Nel giugno 2004 sono stati pubblicati gli atti di un simposio internazionale svoltosi a Roma nel 2000. Il volume, intitolato l'Inquisizione, raccoglie cifre precise, estratte da documenti ufficiali consultati da ricercatori professionisti negli archivi segreti del Vaticano. Il professore Agostino Borromeo nella presentazione dell'opera dà numeri che sono in linea con quanto detto da Alberto Torresani.

     L'inquisizione fu costituita originariamente da papa Gregorio IX (1227-41). Era l'epoca dei postumi della crisi catara e albigese. In tutti i paesi cristiani le autorità civili consideravano l'eresia come un delitto gravissimo, che infrangeva la pace sociale e attentava il bene comune. Inizialmente l'idea di un tribunale non era ecclesiastica, serviva un tribunale composto da autorità religiose che giudicasse l'eresia e l'ortodossia di chi era sospettato. I sospetti preferivano sempre essere interrogati dall'Inquisizione piuttosto che dai tribunali civili, perché adottava la prudenza e la massima garanzia nei processi.

Il priorato di Sion, che burla...

«La storia della fratellanza copriva più di un millennio [...] Il Priorato di Sion  fu fondato a Gerusalemme nel 1099 da un re francese chiamato Goffredo di Buglione, immediatamente dopo la conquista della città » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 189)        Numerosi gli errori a cominciare dal semplice calcolo matematico se veramente il priorato di Sion fosse stato fondato nel 1099 non è di certo da più di un millennio nel 2000 o 2001.

    In base alle ricerche di Massimo Introvigne, sembra che l'unico Priorato di Sion di cui si hanno notizie storiche certe sia stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse (non lontano dalla Svizzera) da Pierre Plantard. Nei suoi statuti si legge che il nome deriva da una montagnola presso Annemasse, che appunto si chiama Sion. La presunta antica istituzione è, secondo la storiografia ufficiale, solo una elaborata invenzione da parte di questa più recente associazione.

    Una «Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion» è stata effettivamente fondata nel 1099 a Gerusalemme da Goffredo di Buglione, ma ovviamente non ha nulla a che vedere con il moderno "priorato" di Pierre Plantard. Tuttavia, questo aspetto può essere giustificato dalla segretezza intrinseca allo stesso Priorato, in quanto alla p. 189 si legge ancora «Temendo che il segreto potesse andare perso alla sua morte, Goffredo di Buglione fondò una fratellanza occulta, il Priorato di Sion», certo che ribadiamo che così si può affermare sempre ciò che si vuole.

     Ma Vale la pena aggiungere che Goffredo di Buglione non era propriamente un "re francese": divenuto duca della bassa Lorena (una regione della Francia), egli rifiutò infatti il titolo di re dopo la conquista della Città Santa, pur accettando tuttavia di guidare il Regno di Gerusalemme come Advocatus Sancti Sepulchri (difensore del Santo Sepolcro), è sempre stato un grande benefattore della Chiesa. Il vescovo Guglielmo di Tiro, suo contemporaneo, dice di lui che ha realizzato talmente tante donazioni alla Chiesa che sono impossibili da enumerare. Goffredo era della Lorena, e nacque vicino a Bruxelles. Quindi se gli si vuole attribuire una nazionalità moderna dovrebbe essere quella belga. La sua famiglia non discende dai merovingi come pretende Brown, ma dai carolingi, o per lo meno i Bouillon dicevano così di se stessi. Si vantavano di essere imparentati con Carlo Magno in persona, egregio rappresentatnte della dinastia che espulse gli ultimi merovingi. Benche fu designato per diventare re di Gerusalemme, non fu disposto ad accettare di divenire re di un posto in cui aveva sofferto il Salvatore. Suo fratello Baldovino sarebbe stato il primo re di Gerusalemme.

I templari sterminati per ordine papale? quando mai? fu re Filippo IV

«Verso il 1300, la bolla papale aveva permesso ai templari di ottenere un tale potere che il papa Clemente V aveva deciso di prendere provvedimenti. Operando di concerto con il re di Francia Filippo IV, il papa aveva studiato un'ingegnosa operazione lampo per eliminare i templari e impadronirsi del loro tesoro, impossessandosi così del segreto che minacciava la Chiesa. Con un'operazione militare degna della CIA, il papa Clemente aveva inviato ordini segreti sigillati che dovevano essere aperti contemporaneamente dai suoi soldati in tutta Europa il venerdì 13 ottobre del 1307 »(Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 191)        Il professor Alberto Torresani afferma che, in questo lungo brano, di vero c'è soltanto la data finale, mentre l'ingegnoso stratagemma di ordinare a tutti i sicari di aprire gli ordini contemporaneamente si limitava al regno di Francia. In effetti si tratta di un'imprecisione storica: fu il re di Francia, Filippo IV il Bello, desideroso di azzerare i propri debiti e impossessarsi del patrimonio templare, che il 14 settembre 1307 inviò messaggi sigillati a tutti i balivi e siniscalchi del regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei beni da loro detenuti, che vennero eseguite il 13 ottobre 1307, mossa che riuscì in quanto viene astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari; i Cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati e selvaggiamente torturati in carcere finché non confessarono tutte le accuse che il Re aveva spiccato sul loro conto (tra cui eresia, sodomia e idolatria). In seguito a questa mossa, il 22 novembre 1307 papa Clemente V (temendo forse che Filippo il Bello potesse finire per diventare indipendente dall'autorità della Chiesa) con un atto di debolezza emise la bolla Pastoralis præminentiæ con la quale ordinò a sua volta l'arresto dei templari in tutta la cristianità, e il 12 agosto 1308 con la bolla Faciens misericordam sciolse l'ordine confermando le accuse estorte ai prigionieri con la tortura.

« Per quasi un decennio i nove cavalieri Templari erano vissuti nelle rovine del Tempio di Salomone e avevano scavato in totale segretezza nella roccia » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 190)

Non risulta da alcuna fonte storica.

« Molti di loro vennero bruciati sul rogo e i loro resti gettati nel Tevere senza tante preoccupazioni » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 190)

Il rogo avvenne a Parigi, sulle rive della Senna come ogni turista può verificare dalla targa che ricorda il rogo del Gran Maestro dei Templari e dei suoi compagni. Il papa Clemente V oltretutto in quell'epoca risiedeva ad Avignone dove era stata spostata la sede papale, non a Roma

 

Il concilio di Nicea non si occupò del canone della Bibbia, i vangeli canonici risultano i testi più antichi

« Costantino [durante il concilio di Nicea] commissionò e finanziò una nuova Bibbia, che escludeva i vangeli in cui si parlava dei tratti umani di Cristo e infiorava i vangeli che ne esaltavano gli aspetti divini. I vecchi vangeli vennero messi al bando, sequestrati e bruciati » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 275)   La frase contiene diversi errori storici:
  • durante il concilio di Nicea, indetto effettivamente da Costantino nel 325, non venne discussa la questione del canone della Bibbia.
  • la più antica lista di vangeli ritenuti dalla Chiesa effettivamente ispirati da Dio e dunque canonici, a differenza degli altri vangeli ritenuti apocrifi, risale alla seconda metà del II secolo, circa 150 anni prima del presunto intervento di Costantino. Infatti già nel cosiddetto Canone muratoriano, datato al 170 circa, vengono elencati i 4 vangeli che poi verranno detti canonici.
  • I documenti più antichi relativi alla predicazione di Gesù sono i vangeli canonici, il Nuovo Testamento e la Didachè. I documenti sono meno di trenta e riflettono tutti la dottrina cattolica. I primi testi eretici sulla vita di Gesù sono della metà del II secolo e non risulta che siano più di una decina fino al IV secolo. Ci fu invece una produzione maggiore di testi di catechesi, di trattati sulla fede e di studi teologici a partire dal II secolo.
  • non è vero che i vangeli apocrifi esaltano l'umanità di Gesù mentre quelli canonici ne esaltano la divinità. Al contrario nei vangeli apocrifi, e soprattutto in quelli di origine gnostica, Gesù è presentato o come un bambino prodigio, sempre pronto a fare miracoli e a pronunciare spesso profezie e maledizioni, o come una particella di divino intrappolata nella materia, umano suo malgrado.
  • da parte ecclesiastica e imperiale non vennero emanate esplicite proibizioni o bandi contro i vangeli apocrifi, né tantomeno essi furono sequestrati o bruciati. Quelli che contenevano nozioni eretiche, perlopiù di tipo gnostiche, si persero all'estinguersi della stessa eresia gnostica. Da parte cristiana inoltre la copiatura di tali testi era vista come inopportuna, non tanto per motivi dottrinali bensì per motivi economici: il supporto papiraceo o pergamenaceo era particolarmente costoso, come anche impegnativa era la copiatura amanuense, e l'attività veniva prevalentemente dedicata ai testi usati per il culto liturgico o per la devozione personale.

« Più di ottanta vangeli sono stati presi in considerazione per il Nuovo Testamento » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 272)

La lista degli apocrifi del Nuovo Testamento che possono essere ricondotti al genere vangelo, cioè relativo alla vita e alla predicazione di Gesù, non supera la cinquantina (includendo testi perduti e probabili omonimi).

 

Il Gesù degli gnostici appare molto meno umano, viene il dubbio se li abbia letti sul serio Dan Brown

«Il libro conteneva fotografie di brani ingranditi di antichi documenti: pezzi di papiro con il testo scritto a mano. (...) queste sono fotocopie dei rotoli di Nag Hammadi e del Mar Morto, a cui ho accennato prima - spiegò Teabing - i più antichi documenti cristiani. (...) Alcuni dei vangeli che Costantino cercò di cancellare riuscirono a sopravvivere. I Rotoli del Mar Morto furono trovati verso il 1950 in una caverna nei pressi di Qumran, nel deserto della Giudea. E abbiamo anche i Rotoli Copti scoperti nel 1945 a Nag Hammadi. Oltre a raccontare la vera storia del Graal questi documenti parlano del ministero di Cristo in termini profondamente umani.» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 288)  
     La maggior parte dei manoscritti ritrovati a Qumran nel 1947 è in pergamena, non in papiro. Inoltre i testi non raccontano la "vera storia del Graal" né tantomeno "parlano del ministero di Cristo". La maggior parte dei testi di Qumran riguarda le rigidissime regole e i riti della comunità che lì risiedeva, le norme della vita in comune, inni, preghiere, calendari, commenti ai testi biblici. Sono inoltre presenti molti testi che fanno parte della Bibbia ebraica, alcuni degli apocrifi dell'Antico Testamento ma nessun brano dei vangeli cristiani, né canonici né apocrifi.

     I manoscritti di Nag Hammadi sono sì in papiro ma sono "codici", non "rotoli", dunque hanno più o meno la forma di libro con le pagine racchiuse in copertine di cuoio. Questi manoscritti, datati circa al III-IV secolo, contengono copie in lingua copta di alcuni vangeli gnostici che in origine dovevano essere in greco. Gli storici hanno ipotizzato che questi originali perduti possano risalire alla metà del II secolo d.C. mentre il solo vangelo di Tommaso potrebbe forse risalire alla fine del primo secolo. Questi vangeli gnostici non sono dunque "i più antichi documenti cristiani", ma sono stati redatti successivamente ai vangeli canonici.

      Inoltre, al contrario di quanto affermato da Dan Brown, il Gesù di questi testi appare molto meno "umano" che nei vangeli canonici: per esempio il vangelo di Filippo è legato allo gnosticismo valentiniano, caratterizzato dal rifiuto per il mondo creato visto come una prigione per gli esseri umani. Proprio perché gli gnostici disprezzavano il mondo materiale, Gesù viene visto come uomo solo in apparenza, non dotato del vero corpo carnale. Il vangelo di Tommaso invece comprende solo "loghia" (detti) di Gesù, molti dei quali basati sugli omologhi dei vangeli canonici, ma nessun episodio di vita reale.
    Per quanto riguarda le "fotocopie", solo un criminale descritto in un thriller potrebbe pensare di mettere in una fotocopiatrice dei documenti fragili e preziosi come quelli. Di entrambe le serie di manoscritti esistono riproduzioni fotografiche, non fotocopie.

 

Nicea fece di Gesù il figlio di Dio? E i vangeli canonici cosa dicono? non affermano questo? Assurdo.

«Fino a quel momento storico [ 325 d.C., anno del Concilio di Nicea] Gesù era visto dai suoi seguaci come un profeta mortale: un uomo grande e potente, ma pur sempre un uomo. Un mortale [...]. Lo statuto di Gesù come "Figlio di Dio" è stato ufficialmente proposto e votato dal concilio di Nicea [...] e per di più [con] un voto di maggioranza assai ristretta.» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 273-274)       Ancora una volta non si sa da dove Brown prenda i suoi dati. Il titolo di "Figlio di Dio" è ampiamente applicato a Gesù già nei testi del Nuovo Testamento, redatti entro il I secolo, più di due secoli prima del Concilio di Nicea (325).

     Ciò che è stato definito nel corso del Concilio di Nicea, contro l'eresia ariana, è la natura consustanziale del Figlio al Padre, espressa nella formula ὁμοούσιον τῳ πατρί (omoùsion tò patrì, sostanziale al Padre) presente nel cosiddetto Simbolo niceno. Ario era infatti contrario alla consustanzialità ritenendo Gesù sì Figlio di Dio, ma non della stessa sostanza, in quanto lo credeva creato dal Padre. L'argomento di Gesù Figlio di Dio non fu mai all'ordine del giorno dell'assemblea, non venne nè proposto nè votato, a differenza di quanto afferma Brown con tanta sicurezza senza fornire come al solito le fonti.

     Secondo Brown, Gesù fu promosso di categoria a Nicea su istanza di Costantino. Tutavia, la tradizione della Chiesa primitiva sosteneva come elemento centrale della propria dottrina il mistero della Santissima Trinità: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Sia i vangeli, sia il resto del Nuovo Testamento e altri documenti delle prime tappe del cristianesimo come la Didachè, affermano la dottrina trinitaria della Chiesa. Gli scritti dei Padri della Chiesa anteriori a Nicea sono unanimi nella difesa della Trinità.

     Lo sviluppo dell'assemblea fu strettamente ecclesiastico, senza interferenze da parte del potere temporale. Atanasio dimostra che Costantino non apportò nulla alla dottrina di Nicea, ma che era quella seguita dal popolo e dai pastori cattolici.

     Infine non è vero che la definizione di Gesù consustanziale al Padre venne votata "con una maggioranza assai ristretta". I vescovi sostenitori di Ario rappresentavano una sparutissima minoranza tra i 318 padri conciliari: solo Teone di Marmarica e Secondo di Tolemaide votarono apertamente contro. La divinità di Gesù inoltre è un pilastro della Chiesa fin dai suoi inizi, basta consultare le opere della tradizione cristiana.

Il vangelo di Filippo, testo meno antico dei canonici, afferma che anche l'unione sessuale tra uomo e donna è prostituzione

«Purtroppo per quei vecchi correttori, un tema terreno particolarmente preoccupante continuava a presentarsi nei vangeli. Maria Maddalena. [...] O, più in particolare, il suo matrimonio con Gesù Cristo» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 286)

  A sostegno della tesi centrale nella trama del libro relativa al presunto matrimonio tra Gesù e la Maddalena, Dan Brown cita esplicitamente un passo di un vangelo apocrifo, lo gnostico Vangelo di Filippo:

« E la compagna del Salvatore è Maria Maddalena. Cristo la amava più di tutti gli altri discepoli e soleva spesso baciarla sulla bocca. Gli altri discepoli ne furono offesi ed espressero disapprovazione. Gli dissero: "Perché la ami più di tutti noi?" » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 288)

In realtà Dan Brown tralascia di riportare l'incipit del paragrafo, che chiarisce la natura del legame amoroso tra Cristo e la Maddalena.

« La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. E la compagna del Salvatore... » (Vangelo di Filippo, cap. 55)

La teologia gnostica prevedeva alcune 'semidivinità' dette eoni, il cui numero variava a seconda delle varie sette gnostiche (solitamente 9). Secondo gli gnostici due di questi eoni, il Salvatore e la Sofia, che nell'eternità hanno generato gli angeli, si sono incarnati rispettivamente in Cristo e nella Maddalena, perpetuando sulla terra il loro legame celeste. Il passo non va dunque inteso come una prova storica del matrimonio tra Gesù e la Maddalena ma come una allegoria di una precisa visione teologica.

Inoltre nel Vangelo di Filippo oltre a trovare vari personaggi che ricevono «baci sulla bocca» (simbolo di comunione spirituale), si legge che l'unione sessuale, anche fra marito e moglie, è sempre prostituzione. Ad ogni modo, più che un "errore", vero o presunto tale, rappresenta il pretesto su cui è costruito l'intero thriller di Dan Brown; sulla questione, peraltro, l'autore innova poco, riprendendo per lo più tesi non sue. Da segnalare il fatto che il vangelo di Filippo è uno dei testi gnostici ed è della fine del II secolo, molto più antico dei vangeli canonici, che sono del I secolo.

« Un figlio di Gesù avrebbe cancellato l'importante concetto della divinità di Cristo » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 297)

Questo non è teologicamente vero, infatti la Chiesa afferma che Gesù Cristo è anche vero uomo, dunque avrebbe potuto benissimo generare dei figli, così come ha svolto tutte le altre attività umane (lavorare, parlare, commuoversi, avere paura, dormire, arrabbiarsi, ecc.). Tuttavia, nel corso dei secoli, il tema della natura umana o divina di Cristo è stato fonte di tumultuose controversie all'interno della Chiesa stessa, la quale ha finito per promuovere in molti casi la persecuzione e talvolta l'uccisione di un gran numero di sacerdoti che esaltavano la natura umana, e non divina, di Gesù Cristo.

Gesù dovrebbe essere sposato perché la maggior parte degli ebrei lo erano?

«"Gesù come uomo sposato ha infinitamente più senso che come scapolo [...] il costume dell'epoca imponeva virtualmente a un ebreo di essere sposato. Secondo i costumi ebraici il celibato era condannato e ogni padre aveva l'obbligo di trovare al figlio la moglie adatta. Se Gesù non fosse stato sposato, almeno uno dei vangeli della Bibbia avrebbe accennato alla cosa e avrebbe fornito una spiegazione di quella innaturale condizione di celibato".» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 288)        Il popolo ebraico è sempre stato legato alle leggi, c'erano leggi per ogni minima cosa come possiamo vedere nella Bibbia, se veramente fosse stato imposto il matrimonio sarebbe esistita una legge che proibiva il celibato, ma non è così. Quindi per gli israeliti, come per molti altri nel mondo, esisteva semplicemente la pratica dell'unione fra uomo e donna allo scopo di procreare. Mentre in molte culture antiche il matrimonio era un passo obbligato, un rito necessario all'inizio della vita adulta cui nessuno poteva sottrarsi, per gli ebrei non è così anzi esistevano uomini e donne che per amore di Dio rimanevano celibi. Il profeta Geremia rimase celibe per ordine di Dio ("Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo," Ger 16,1-2) e altri uomini santi non presero moglie o si separarono da lei quando venne il momento di compiere la loro speciale missione. Come al solito le informazioni di Brown si rivelano non complete o false.

     Per molti israeliti in epoche precedenti la benedizione di Dio si maifestava in un'abbondante discendenza che assicurasse posterità al nome della famiglia, naturalmente in questo contesto senza matrimonio non si poteva godere delle benedizioni di Dio. Ma ai tempi di Gesù il popolo si stava preparando a capire che l'abbondanza di progenie è solo figura e annuncio della benedizione autentica: la vita eterna in amicizia con Dio. Per questa ragione, il celibato, mai vietato in Israele, in tempi messianici aveva una maggiore rilevanza. Gli esseni, ad esempio, seguivano una vita comunitaria e ascetica in rigoroso celibato in attesa della venuta del Messia.

    Inoltre dire che Gesù doveva essere sposato perchè era così per tutti non tiene conto dell'originalità di Gesù, se continuamo di questa strada possiamo dire che Gesù non parlava con i peccatori perchè non lo faceva nessuno, che Gesù non guariva di sabato e tanto altro. In realtà sembra proprio strano che possa essersi sposato senza che da nessuna parte anche nei vangeli gnostici se ne parlino, anche il vangelo di Filippo che cita in questo caso non parla del matrimonio di Gesù.

Il nome di Maria Maddalena proibito dalla Chiesa? Quando? santa fin da subito era un nome spesso usato da molte religiose

«Teabing dice a Sophie: "Poichè il suo nome era proibito dalla Chiesa, Maria Maddalena divenne nota sotto vari pseudonimi: il Calice, il Santo Graal e la Rosa. [...] La Rosa è legata al pentacolo di Venere e alla Rosa della Bussola e dei Venti che servono come guida. Tra l'altro, la parola che indica la rosa è identica in inglese, in francese, in tedesco e in molte altre lingue: rose." "E rose" aggiunse Langdon "è anche l'anagramma di Eros, il dio greco dell'amore sessuale."» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 95)   Fin dal principio la Chiesa tributò il culto ai santi che morivano nel Signore. Tra questi santa Maria Maddalena ha occupato un posto non trascurabile. Da sempre la Chiesa latina festeggia la sua memoria il 22 giugno. Dire che la Chiesa ne ha proibito il nome è un'assurdità, visto che secondo un'antichissima e pia abitudine cristiana si è dato e si dà il nome Maria Maddalena con il battesimo. Molte religiose sceglievano questo nome quando entravano in convento, e sono almeno quattordici le sante che portano il nome Maddalena in memoria della santa penitente. Se il suo nome fosse stato proibito e se fossero vere le fantasie di Teabing, le Maddalene si chiamerebbero Rose, o sospiri di rosa.

Non esistono documenti che associno le parole calice, graal o rosa con santa Maria Maddalena. Chiaramente Brown dice che tutto è stato distrutto dalla Chiesa, ma con questa affermazione si può affermare quel che si vuole.

Per quanto riguarda rosa la maggior parte delle lingue ha conservato la forma nel nominatico così com'era, mentre in altre lingue ci sono state leggere varianti come rose di cui parla Brown, ma da qui a parlare di una relazione tra eros e rose ce ne passa. Secondo Brown i tedeschi, i francesi e gli inglesi dell'Alto Medioevo scelsero la forma rose invece di rosa per onorare Eros. Da considerare che oltre a essere questo essere un'assurdità, all'epoca in cui sono nate le lingue europee Eros era conosciuto in Occidente con il suo nome latino, Cupido, visto che la mitologia greca si sarebbe relativamente diffusa tra le classi colte solo nel Rinascimento.

Il documento Q non esiste, è un ipotesi, che la Chiesa accetta, infatti non sarebbe altro che un testo da cui hanno preso i sinottici

«Inoltre si dice che faccia parte del tesoro il leggendario Documento Q, un manoscritto la cui esistenza è ammessa persino dal Vaticano. A quanto si dice, è un libro con gli insegnamenti di Gesù, forse scritto da lui stesso» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 300)  

Continuiamo con le invenzioni, alla fine di questa lettura rimaniamo convinti che esista uno scritto dello stesso Gesù. Basta un breve sguardo a uno studio contemporaneo sui vangeli sinottivi per trovare menzionata l'ipotesi Q, un tentativo di spiegazione dell'origine dei vangeli, in particolare di Luca e Matteo, dal punto di vista letterario. Questa ipotesi vuole spiegare le concordanze e le discordanze tra i vangeli sinottici (Marco, Matteo, Luca). Suppone che i due vangeli dipendano da una fonte precedentemente chiamata Q e dal vangelo di Marco. Q d'altronde non è affatto un nome segreto, ma si riferisce alla parola tedesca Quelle, che significa fonte. Nessuno ha mai visto questo documento semplicemente perchè è una ipotesi, non è stato ritrovato nessun frammento. Le somiglianze tra i sinottici, suggeriscono ci sia una fonte comune, anche orale, non per forza scritta, questa fonte Q spiegherebbe le somigliuanze, ma questa fonte Q in sè non esiste.

La Chiesa ha ingannato il mondo diffondendo bugie eh? Onestamente sembra essere un altro a diffondere cose non vere

« Alcuni uomini molto potenti, all'inizio della Chiesa cristiana hanno ingannato il mondo diffondendo bugie [...] Aveva alle spalle una lunga storia di inganni e di violenze. La sua brutale crociate per rieducare le religioni pagane e il culto della femminalità era durata per tre secoli e aveva impiegato metodi astuti e orribili» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 149-150)   La Chiesa ha sempre esortato alla verità, anche se certo non sempre i suoi membri sono stati santi. Ma di certo al suo interno ce ne sono stati e questi hanno messo la verità al primo posto come è nella dottrina della Chiesa. Brown ancora una volta giustifica ciò che dice con il "lo sanno tutti", non è proprio una frase da storico. Anche qui inserisce i praticanti del culto femminino, mai perseguitato dalla Chiesa, mai esistito in realtà. Per quanto riguarda i pagani non si capisce quali siano questi tre secoli le indicazioni di Brown sono sempre generali. Subito dopo parla dell'Inquisizione, ma durò dal XIII al XIX secolo e nel XIII secolo i pagani non esistevano, forse Brown intende gli eretici? Come suo solito Brown riporta dati non veri e li presenta come incontestabili.

La Chiesa abborrisce il sesso? tutto il contrario...

« La donna, un tempo celebrata come un'essenziale metà dell'illuminazione spirituale, era stata bandita dai templi del mondo. Non c'erano rabbini ortodossi di sesso femminile, nè sacerdotesse cattoliche, nè donne di religione -imam -islamiche. L'atto, un tempo sacro, dello hieros gamos, l'unione sessuale naturale tra uomo e donna, con cui ciascuno dei due acquisiva l'unità spirituale, era stato ridefinito come peccato» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 150)   La chiesa ha sempre trattato la sessualità con rispetto, perchè a differenza dei pagani ritiene che l'essere umano sia l'unione di corpo e anima, e che entrambi sopravvivranno dopo la morte, dopo la risurrezione della carne. La rivelazione cristiana ha certamente reso la vita più seria, ma anche più gioiosa. Per gli spiriti più sensibili del paganesimo la dottrina cristiana aveva una notevole attrattiva, visto che forniva una risposta a domande latenti nella cultura precristiana. La novità sino allora sconosciuta che portarono i cristiani era la santità della vita. La vita pagana tendeva a una totale licenziosità nei costumi.

La dottrina cristiana sin dai vangeli esalta il pudore e la modestia. Dio ci ha dato la sessualità, dotandola di una forza molto intensa. La volontà dell'uomo può spezzare il legame originale che Dio ha stabilito tra il piacere sessuale e la vita affettiva. In fondo la battaglia avviene tra la Chiesa, che attribuisce a Dio il merito di tutto ciò che abbiamo e segue un proposito che bisogna rispettare, e coloro che vogliono una vita e una ricerca del piacere non regolata da una norma.

La sessualità quindi è un aspetto molto importante per la Chiesa. La sminuisce chi la pone senza regole, rendendola banale, la Chiesa non è contro la sessualità è per la sessualità per questo insegna il giusto modo di viverla sulla linea dell'insegnamento di Gesù. La Chiesa a differenza di alcuni autori gnostici, che cita Brown come possessori della verità, non ha mai detto che il sesso è sporco o cattivo.

La figura della donna nella Chiesa è tutt'altro che negativa

« Gli uomini di fede, che un tempo avevano bisogno dell'unione sessuale con le loro equivalenti femminili per entrare in comunione con Dio, adesso temevano i loro naturali impulsi sessuali e li vedevano come opera del demonio, il quale operava in collaborazione con la sua complice preferita... la donna » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 150-151)   Ci sarebbe stata una presunta epoca in cui gli uomini e le donne copulavano in un rito di comunione con Dio? Nell'antica Roma esistevano culti provenienti dall'Oriente in cui gli adepti si dedicavano a riti durante i quali cadevano in estasi e perdevano conoscenza. Per raggiungere questo scopo si muovevano freneticamente e ascoltavano musiche ripetitive, consumavano sostanze allucinogene e in alcuni casi si abbandonavano a sfrenatezze sessuali. Il risultato era l'annullamento del raziocinio per un determinato periodo di tempo. Queste religioni credevano che gli dei fossero arbitrari e per questo motivo non ritenevano che la ragione fosse un veicolo adatto per entrare in comunione con loro. Per i cristiani la preghiera è un'elevazione della mente verso Dio. Dio è la verità, che per noi dipende innanzitutto dall'uso della ragione.

Questa idea della Chiesa contro la donna mi sembra contraria alla sua dottrina visto che se ci pensiamo un po' per la Chiesa Maria ha sempre avuto un'importanza particolare ed è l'unico essere solamente umano a essere senza peccato, piena di grazia, lei è in una condizione migliore di qualsiasi altro santo della Chiesa. Gesù e i vangeli sono i primi a difendere le donne, Gesù parla con le donne, Gesù difende una donna accusata di adulterio, la legge ebraica non era così generosa verso la donna, la Chiesa inaugura un cambiamento proprio in favore della donna. Lo stesso San Paolo che a volte sembra avere qualche pregiudizio in realtà affida a loro anche grandi incarichi, e nelle prime comunità cristiane avevano ruoli importanti le donne, e proprio per questo a volte Paolo interviene, perchè a volte esagerano nella loro presenza.

Associazione di sinistro e cattivo augurio: non è opera della Chiesa

« Neppure l'associazione tra il lato sinistro e il femminino era sfuggita alla diffamazione della Chiesa. In Francia e in Italia, gauche e sinistro avevano assunto una connotazione negativa, mentre i termini relativi alla destra assumevano un connotato di giustizia, correttezza e abilità. Ancora oggi tutto ciò che è malvagio è considerato "sinistro". I giorni della dea erani finiti » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 151)   L'associazione della sinistra con il cattivo augurio non ha niente a che vedere con la Chiesa. Tale caratteristica culturale tipica dell'Occidente non deriva da menti ecclesiastiche maligne, ma da pagani romani. La superstizione non si è originata nei tempi in cui è comparso il cristianesimo, ma faceva parte della cultura romana fin dall'inizio.

Per quanto riguarda l'associazione tra il femminino e il lato sinistro non so cosa c'entri.

La dinastia dei Merovingi sarebbe la discendenza di Cristo? su che basi? su dei documenti falsi forse?

« La discendenza di Cristo è stata allevata tranquillamente in Francia, nel suo nascondiglio, finché nel quinto secolo non ha fatto una mossa ardita, sposandosi con i re di Francia e creando la dinastia dei Merovingi » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 301)         L'ipotesi non trova conferma in alcuna fonte storica o archeologica. Deriva invece da Il santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln, autori che a loro volta non si basavano su alcun documento storico ma solo sui "Dossiers Secrets" del Priorato di Sion. Questi documenti, depositati in diversi momenti alla metà degli anni '60 presso la Bibliothèque Nationale di Parigi si sono rivelati dei falsi, compilati da Pierre Plantard per millantare una propria ascendenza nobiliare.

     Secondo Brown, il linguaggio di Cristo si mescola con quello reale francese e dà inizio alla casata dei merovingi. Si presume che da allora e fino a Dagoberto II tutti i re francesi siano discendenti di Gesù. Meno di cento anni dopo questa misteriosa e fantasiosa parentela Clodoveo, il più famoso dei merovingi - che si è sposato con Clotilde, principessa cattolica di borgognona - vince la battaglia di Tolbiac in seguito alla visione di un segno dal cielo. Poco dopo il 25 Dicembre di un anno intorno al 500, Clodoveo si battezza insieme a 3000 guerrieri fedeli. Dopo la conversione di Clodoveo la Chiesa merovingia comincia un deciso lavoro di evangelizzazione delle tribù franche. Il regno franco divenne un potente fuoco di irradiazione della fede cattolica. Appare molto strano che Clodoveo, secondo Brown discendente di Cristo, non solo si sia spostato con una principessa cattolica - che continuò a catechizzarlo sino a convertirlo - ma abbia chiesto solennemente il battesimo e adottato come religione ufficiale del regno il cristianesimo. Bisogna tenere presente che se c'era qualcuno che non aveva bisogno di fingere questo era proprio Clodoveo. Veniva da una famiglia pagana, il suo popolo era pagano come lui, intorno aveva  tutti popoli ariani, quindi non era la mossa più conveniente divenire cattolico.

     Brown tra l'altro arriverà a dire che Parigi è stata fondata dai merovingi, peccato che Parigi è molto più antica. Nel III secolo a.C. nell'attuale regione di Parigi si stavilirino i parisii.

Leonardo notoriamente devoto alla dea? non si sa dove prenda i suoi dati Brown

« Il professor Langdon parla ai suoi alunni "Leonardo era notoriamente devoto alle antiche tradizioni della dea. Domani vi mostrerò il suo affresco, L'Ultima Cena, che è uno dei più stupefacenti tributi al femminino sacro che si possa incontrare"» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 116)   Come al solito nessun documento che mostra assolutamente nulla di ciò che afferma. Leonardo sarebbe stato un devoto della dea? lo apprendiamo da Brown perchè in realtà la storia non lo dice. Leonardo da Vinci non fu certo un pio cattolico, ma non perchè fosse un adepto del culto della dea, cosa di cui non c'è la minima traccia nei suoi scritti e nelle biografie redatte poco dopo la sua morte. Leonardo visse in un periodo particolare c'era un certo scetticismo nell'astia, si pensava che il terreno più propizio per la conoscenza umana fosse la realtà materiale. Era un periodo di grande sviluppo  per la tecnica e le scienze applicate. Il pittore riconosceva l'esistenza di un essere superiore ma non nell'intervento nella storia di questo Dio. Le critiche alla Chiesa in Leonardo non mancano ma non appare nessun riferimento a Maria Mattalena o alla dea o a una sessualità sacra.

Secondo Vasari, biografo di Leonardo, in prossimità della morte Leonardo si volse verso il cattolicesimo inoltre. Nel suo testamento lascia denaro per messe in suo onore. Strana fine di certo per il più Gran Maestro del Priorato di Sion. Nel suo testamento innalzò una preghiera alla vergine Maria invece che a Maria Maddalena, le affermazioni di Brown si sfaldano non appena ci si documenta.

Informazioni Artistiche

Il Codice da Vinci dice....

 

La verità è

Aspetto femmineo di Giovanni apostolo, riscontrabile in molte altre opere

«Ma è una donna! afferma Sophie guardando il personaggio alla destra di Gesù nell'Ultima Cena (...) Quella donna, mia cara, è Maria Maddalena» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 285-286)  

L'aspetto femmineo di Giovanni apostolo fa parte dell'iconografia dell'epoca, riscontrabile non solo nell'opera di Leonardo ma in tutte le "ultime cene" dipinte da altri artisti tra il XV e il XVI secolo (qualche esempio: Taddeo Gaddi, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, Pietro Vannucci detto il Perugino). Gli artisti rinascimentali rappresentavano l'apostolo più giovane (il "prediletto" secondo lo stesso quarto vangelo) come un adolescente dai capelli lunghi e dai lineamenti dolci che oggi possono sembrare effeminati ma che all'epoca erano la consuetudine. In particolare ricordiamo che nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, voluminoso repertorio duecentesco di vite di santi ed episodi evangelici, usatissimo come fonte di soggetti per le opere d'arte, Giovanni viene descritto come un "giovane vergine" il cui nome "significa che in lui fu la grazia: in lui infatti ci fu la grazia della castità del suo stato virginale". Inoltre era usuale rappresentare i giovani in quel modo capelli lunghi e sciolti erano allora maschili, le donne venivano dipinte con il velo o con il mantello che copre la testa da Leonardo.

Manca il calice perchè manca anche nel vangelo di Giovanni

« Non c'erano calici nell'affresco, nessun Graal, (...) Leonardo pare essersi dimenticato di dipingere la Coppa di Cristo. » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 277)   Nell' Ultima Cena (che è un dipinto su muro, non un affresco come scrive ripetutamente Dan Brown) mancherebbe uno degli elementi più importanti e indispensabili, il Calice dell'Eucaristia. La scena raffigurata da Leonardo però si rifà al vangelo di Giovanni (Gv. 13), nel quale non è narrata la scena con il Calice e l'istituzione dell'Eucaristia. In tutto il quarto vangelo non si fa alcun cenno né al Calice né al vino, particolari che sono invece presenti negli altri tre vangeli. Il Calice è assente anche in numerosissime "ultime cene" di altri artisti: Domenico Ghirlandaio, Duccio di Boninsegna, Luca Signorelli, Jacopo Bassano, Andrea del Castagno, Andrea del Sarto, Daniele Crespi, Hans Holbein...

Pietro non è affatto piegato minacciosamente, il dipinto descrive il brano di Giovanni alla lettera

« Nell'affresco Pietro era piegato minacciosamente verso la donna e la sua mano sinistra simile a una lama faceva il gesto di tagliarle il collo. » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 290-291)   Anche il gesto di Pietro che tocca la spalla di Giovanni è narrato nel quarto vangelo. Leonardo in questo caso rispetta quasi alla lettera quanto si legge nel capitolo 13: "Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?"" (Gv. 13,21). Lo stesso gesto di Pietro che appoggia la mano sulla spalla di Giovanni si trova nell' Ultima cena affrescata da Pietro da Rimini nell'Abbazia di Pomposa (1316).

Il pugnale di Pietro è quello che taglierà l'orecchio a Malco, il servo del Gran Sacerdote, presente in tante altre cene

« Quella mano non stringe un pugnale? - Sì. Cosa ancora più strana, se conti le braccia, vedi che quella mano non appartiene a nessuno in particolare. È priva di corpo. Anonima. » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 291)   Il pugnale "misterioso" è impugnato da Pietro, così come in innumerevoli altre "ultime cene" rinascimentali (Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, Pietro Vannucci detto il Perugino, Andrea del Castagno, Jacopo Bassano, Jean Huguet, Giovanni Canavesio, solo per citarne alcune) ed è in diretto rapporto con la scena successiva del vangelo di Giovanni, quella in cui l'apostolo con quel coltello (una machaira, ovvero un grosso coltello con la lama ricurva, nel testo originale greco) taglierà l'orecchio a Malco, il servo del Gran Sacerdote (Gv 18:10). Uno schizzo preparatorio di Leonardo conservato alla Royal Collection di Windsor, mostra chiaramente il braccio di Pietro nella posa con il polso piegato all'indietro, appoggiato sull'anca. Questo disegno è pubblicato in moltissimi libri sull'artista e pure nell'ufficiale Guida al Refettorio ma se questo non bastasse la posizione del braccio e del coltello è documentata dalle moltissime copie dell'Ultima Cena dipinte in gran parte proprio da allievi di Leonardo. La più conosciuta e meglio conservata è quella del Giampietrino (Royal Academy, Londra), utilizzata anche durante i recenti restauri come documento preziosissimo per poter ricostruire e identificare particolari purtroppo perduti o degradati nell'originale di Leonardo.

La Vergine delle rocce , misura 2 metri di altezza Sophie difficilmente avrebbe potuto alzarla

« Afferrò l'angolo della cornice e l'allontanò dalla parete. Il quadro era grande e la cornice si incurvò. Poi la donna infilò la testa e le spalle dietro la tela (...). La donna aveva staccato il quadro e l'aveva appoggiato davanti a sé. Alto un metro e mezzo (...) Il quadro aveva uno strano rigonfiamento nel centro, proprio in corrispondenza del ginocchio della donna; le fragili figure della Vergine Maria, del Bambin Gesù e di Giovanni il Battista erano già distorte. (...) La donna era intenzionata a sfondare la tela! (...) «No, la supplico. È La Vergine delle Rocce» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 159-160)   In diversi siti web si legge che tra gli errori del Codice da Vinci ci sarebbe anche il fatto che la Vergine delle rocce non è una tela ma un dipinto su tavola di legno ma questo particolare non è veritiero. Il dipinto in origine era in effetti su tavola di legno, così come la versione della National Gallery, ma per motivi legati alla conservazione all'inizio del XIX secolo venne trasportato su tela da Francois Toussaint Hacquin, lo stesso restauratore che trasportò su tela anche la Madonna di Foligno di Raffaello. Rimane l'errore che riguarda le misure dell'opera, alta un metro e mezzo secondo Dan Brown, mentre in realtà misura circa 2 metri di altezza per 1,22 di larghezza. Si tratta di misure ragguardevoli, che unite all'enorme e pesante cornice che misura quasi 2x2,40 m avrebbero reso ben difficile alla minuta Sophie Niveau l'usare il dipinto quasi come uno scudo nella scena sopra descritta. Nel romanzo si dice poi che Sophie Afferrò l'angolo della cornice e la allontanò dalla parete. Il quadro era grande e la cornice si incurvò. Difficilissimo che una cornice di quella mole abbia potuto curvarsi.

La confraternità dell'immacolata Concezione era un ordine maschile laicale e i problemi furono di denaro

« Il quadro della Vergine delle Rocce era stato originariamente commissionato a Leonardo da una organizzazione chiamata Confraternita dell'Immacolata Concezione. (...) quando consegnò il lavoro le monache rimasero inorridite. Aveva riempito il quadro di particolari poco ortodossi se non allarmanti» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 165-166)   Quella Confraternita non era un ordine religioso femminile ma una associazione laica maschile. La controversia legale tra Leonardo e la Confraternita non riguardò il soggetto ma un conguaglio di 100 ducati che Leonardo aveva richiesto a compimento dell'opera. Esistono moltissimi documenti storici, ben conosciuti dagli studiosi, che provano come Leonardo abbia richiesto la restituzione dell'opera a causa del rifiuto della Confraternita di pagare una cifra superiore a quella pattuita inizialmente. La causa si protrasse fino al 1506 quando si concluse con l'ottenimento da parte di Leonardo di 50 ducati in più (la metà di quanto aveva richiesto). Nel frattempo l'artista aveva venduto la prima versione e per questo ne realizzò una seconda, quella che oggi si trova alla National Gallery di Londra.
 

Interpretazione del quadro della Vergine delle Rocce, tutta da rivedere.

« Il quadro mostrava una Vergine Maria vestita d'azzurro che sedeva con il braccio attorno a un bambino presumibilmente Gesù. Davanti a lei c'era Uriel, anch'egli con un bambino piccolo, presumibilmente il Battista. Stranamente però, invece della scena abituale in cui Gesù dava la benedizione al Battista, era il Giovanni bambino a benedire Gesù, e Gesù si sottometteva alla sua autorità! Inoltre, cosa ancora più preoccupante, Maria levava una mano al di sopra della testa del Battista con un gesto decisamente minaccioso: le dita sembrano gli artigli di un aquila, come se stringesse una testa invisibile. E infine l'immagine più chiara e allarmante: sotto le dita ripiegate di Maria, Uriel faceva un gesto come per tagliare la gola della testa invisibile tenuta dalla mono artiglio di Maria. Leonardo aveva infine tranquillizzato la confraternita dipingendo loro una seconda, annacquata versione della Vergine delle rocce in cui tutti i personaggi erano disposti in modo più ortodosso » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 166)   Allora iniziamo a far chiarezza anche qui aprite l'immagine della Vergine delle Rocce. Vedete? allora la Vergine tiene la mano sulla spalla di un fanciullo inginocchiato a terra. Il bambino però, non è Gesù, come dice Brown, ma Giovanni Battista. Il bambino è infatti vestito di pelli, che simboleggiavano la sua futura vita eremitica, e nella seconda versione Leonardo gli mette in mano un bastone a forma di croce, che nell'iconografia tradizionale spesso accompagna le rappresentazioni di San Giovanni Battista. Il bambino è inginocchiato in senso di venerazione davanti al Bambin Gesù, che lo benedice. Quindi Gesù non si sottomette all'autorità di Giovanni.

Il gesto della Vergine verso il Bambin Gesù non è assolutamente minaccioso ma di protezione. L'angelo Uriel appare accanto a Gesù come segno della gloria divina, e la mano dell'angelo non sta tagliando niente, ma indica il punto in cui si trova Giovanni bambino.

Nella seconda versione l'argomento è sostanzialmente lo stesso, se i confratelli si fossero inquietati di fronte alla composizione blasfema che Brown vede nascosta nel quadro, sarebbe stato logico che Leonardo nel ridipingere il tema, avesse scambiato le posizioni di San Giovanni e Gesù.
 

Il nome di Monna Lisa sarebbe l'anagramma della divina unione tra maschio e femmina. Non è vero. Leonardo omosessuale?

« Langdon dice ai suoi alunni: "Leonardo era omosessuale". (...)Abbiamo dunque Amon, il dio maschio (...) e la dea femminile Iside o Isis, il cui antico pittogramma era in tempo chiamato L'Isa (...) AMON L'ISA (...) Signori, non solo la faccia di Monna Lisa ha un aspetto androgino, ma il suo nome è l'anagramma della divina unione tra maschio e femmina. È quello, amici, il piccolo segreto di Leonardo. » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 145-146)   Leonardo era omosessuale? altra affermazione senza documenti o prove. Non si capisce l'utilità ora di questa affermazione in questo punto, la sua presunta omosessualità non c'entra molto con l'unione del femminile e del maschile, anzi tutt'altro. Leonardo da Vinci fu accusato in due occasioni e sempre in maniera anonima di aver intrattenuto rapporti sodomiti. Nel 1746 le accuse riguardavano anche alcuni membri della potente famiglia de' Medici. La faccenda odorava di vendetta politica. Comunque le accuse furono ritirate in entrambi i casi per mancanza di prove e non fu processato. Leonardo non si sposò ma come fecero molto altri artisti del rinascimento. Tutto questo normalmente non prova nulla, per Brown che da un indizio viaggia poi di fantasia, vuol dire che Leonardo fosse omosessuale.

Il dipinto chiamato comunemente La Gioconda o Monna Lisa non ha mai avuto il titolo Monna Lisa. Quel nome deriva da un brano del Vasari in cui si dice che «Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di monna Lisa sua moglie». A partire da questa citazione molti storici hanno ipotizzato che quel ritratto di donna oggi conservato al Louvre potesse essere quello descritto dal Vasari (che però parla delle perfette ciglia e di una fossetta nel collo, di cui nel dipinto non v'è traccia). Altri storici invece hanno ritenuto che potesse trattarsi del ritratto Isabella Gualandi, di Caterina Sforza o addirittura di Isabella d'Este. Inoltre non sta scritto da nessuna parte che Iside era conosciuta come l'Isa, assolutamente falso, "monna" non ha niente a che fare con Amon, ma è soltanto il diminutivo di "madonna", ovvero "signora" nel linguaggio dell'epoca, il nome egizio di Amon era Amen, o Amem che in italiano sarebbe Amone, quindi l'anagramma non funziona. Ancora Amon non era una divinità della fertilità ma del sole, e nella mitologia egizia non aveva alcun rapporto con Iside, ma solo con la dea Mut.  Ancora una volta quello che dice Brown è pieno di errori.

 

I templari creavano chiese circolari in onore del Santo Sepolcro di Gerusalemme, non per andare contro la Chiesa

« Temple Church era una volta l'epicentro di tutte le attività dei Templari e del Priorato in Inghilterra ed era stata così chiamata in omaggio al Tempio di Salomone (...). L'architettura è pagana da cima a fondo (...) la chiesa è circolare. I templari hanno ignorato la tradizionale pianta a croce delle chiese cristiane e hanno costruito una chiesa perfettamente circolare per onorare il Sole. (...) Uno sberleffo non precisamente sottile ai colleghi romani. Un po' come se avessero ricostruito Stonehenge al centro di Londra. » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 398)   Oltre al Temple di Londra moltissime chiese templari, piccole, sobrie e spoglie, avevano pianta circolare in quanto si ispiravano al Santo Sepolcro di Gerusalemme. La rotonda ad ambulacro è infatti la forma più usata fin dall'alto medioevo per ricreare in tutta Europa "copie" del Santo Sepolcro. Tra i tanti esempi si possono ricordare i più famosi: il Santo Sepolcro di Pisa, quello di Bologna (inserito nel complesso di Santo Stefano), quello di Cambridge (chiamato anche "The Round Church") e, tra i più recenti, quello di Reggio Emilia progettato da Gaspare Vigarani alla metà del Seicento. A parte le chiese dedicate al Santo Sepolcro, nella tradizione cristiana si incontrano moltissimi altri esempi di chiese di forma circolare: San Pietro in Montorio a Roma, la Rotonda di Umbertide, Santa Maria del Soccorso ad Albenga, il Duomo Vecchio di Brescia... Ma si potrebbe continuare citando moltissimi altri casi, sia effettivamente edificati che solo progettuali come quelli che troviamo nei trattati di architettura del Serlio o nei disegni di Bramante, Antonio da Sangallo, Michelangelo o dello stesso Leonardo da Vinci.

Croce latina e Croce Greca, tante cose da rivedere....

« Sophie e Langdon sono entrati in possesso della strana chiave lasciata loro da Jacques Sauniere. Sulla chiave è incisa una croce. Sophie suggerisce: "Sembra un oggetto cristiano". Ma Langdon non era molto sicuro. Non era la tradizionale croce cristiana con il lungo braccio verticale, ma una croce quadrata - con quattro bracci di uguale lunghezza - che precedeva di quindici secoli il cristianesimo. Quel tipo di croce non aveva nessuno dei connotati cristiani della crocifissione, associata alla croce latina, inventata dai romani come strumento di supplizio. Langdon si stupiva sempre nel constatare quanto fossero pochi i cristiani, che guardando il crocifisso pensavano alla violenta storia di quel simbolo. "Sophie", disse infine, "posso soltanto commentare che la croce con tutti i braci uguali è considerata una croce pacifica". Gli elementi orizzontali e verticali, con il loro equilibrio, simboleggiano la naturale unione di uomo e donna, in accordo con la filosofia del priorato » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 398)   Il segno della croce è uno dei segni più semplici che esistano ed appartiene al mondo precristiano. I cristiani poi lo adottarono per rappresentare il patibolo su cui è morto Cristo. Langdon afferma che la croce latina è caratteristica del cristianesimo a differenza di quella greca. Si sbaglia tanto per cambiare: l'aggettivo "greco", non deriva dagli antichi popoli ellenici, pagani come pensa lui, ma dai greci bizantini, che sono cristiani. Non sono stati i romani ad aver inventato la croce come strumento di tortura ma in realtà hanno solo adottato una tecnica presente nella società del Vicino e dell'Estremo Oriente. Le esecuzioni sulla croce erano comuni fra i greci, gli egizi e i persiani molto prima che fra i romani.

Non solo la croce sia greca che latina si rifà alla croce di Cristo e quindi ha lo stesso significato non ce n'è una più pacifica ma Brown dice che gli elementi orizzontali e verticali con il loro equilibrio simboleggiano l'unione naturale di uomo e donna. Il simbolo della croce indica complementarità di elementi opposti: il cielo e la terra, il positivo e il negativo, ma di qui a dire il resto che ci mette Brown ce ne passa.

Non solo ma per Langdon la croce dei Templari è una croce greca, ragione per cui si inserisce nella stessa tradizione del culto della dea, dell'equilibrio sessuale. Ma se osserviamo la croce dei Templari - che è innanzi tutto una croce cristiana - è diversa sia da quella latina sia da quella greca, visto che gli estremi dei suoi bracci si dividono in due punte affilate.

Informazioni Scientifico-Matematiche

Il Codice da Vinci dice....

 

La verità è

Le api negli alveari i conti come al solito non tornano

«Nonostante la bizzarra origine matematica di phi [...]piante, animali e persino gli uomini avevano misure che rispettavano esattamente il rapporto tra phi e uno [...] "Un momento" aveva detto una giovane donna seduta in prima fila "io sono diplomata in biologia e non ho mai visto questa divina proporzione in natura". "no?" Langdon aveva sorriso. "non ha mai studiato il rapporto tra femmine e maschi in un alveare?" "Certo. Le femmine sono sempre in numero superiore ai maschi." "Esatto. E sa che se in qualsiasi alveare si prende il numero delle femmine e si divide per quello dei maschi si ottiene sempre lo stesso numero?" "Davvero?" "Si, il numero phi".» (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 113-114)   Ancora una volta farebbe piacere capire da dove prenda questi dati Brown, la fantasia impazza. La popolazione di un alveare varia notevolmente nel corso dell'anno, così come il rapporto tra maschi e femmine. Le femmine scacciano i maschi quasi completamente in autunno perchè non servono in quel periodo e tornano solo in primavera e in estate, il rapporto quindi varia e di molto. Un alvera megio è formato da un'ape regina, 300-1000 maschi e 45-50000 api operaie, le femmine. Dividiamo il numero di femmine per quello dei maschi e otterremo un rapporto di circa 62 a 1. Il phi corrisponde a 1,618. Qualcosa non torna come succede spesso nelle tesi di Brown.

La Meridiana della Chiesa di Saint Sulpice non ha niente a che fare con il Meridiano di Parigi

« Una linea dorata tagliava il pavimento della chiesa (...) era uno gnomone, uno strumento astronomico pagano della famiglia delle meridiane. Turisti, scienziati, storici e pagani di tutto il mondo si recavano a Saint Sulpice per vedere quella famosa linea. (...) Il Maestro aveva rapidamente informato Silas della famosa curiosità architettonica di Saint Sulpice, una striscia d'ottone che tagliava la chiesa secondo un perfetto asse nord-sud. Era un'antica meridiana, un resto del tempio pagano che un tempo sorgeva in quel punto esatto. » (Dan Brown, Il Codice da Vinci, 2003, p. 126-127)

       La Meridiana della Chiesa di Saint Sulpice a Parigi è stata realizzata nel 1743, come si legge chiaramente sulla lapide, su richiesta del curato della parrocchia di Saint Sulpice. Il suo scopo era il calcolo del "computo ecclesiastico", ovvero la precisa data delle festività cristiane basate su calcoli astronomici (la Pasqua ad esempio cade la domenica che segue la prima luna piena successiva all'equinozio di primavera). Non ha niente a che fare con il Meridiano di Parigi che passa dall'Observatoire de Paris, tracciato il 21 giugno 1667 e ufficializzato da Gian Domenico Cassini nel 1718.

     La Chiesa di Saint Sulpice a Parigi afferma l'autore che sia stata costruita sulle rovine di un antico tempio della dea Iside. Devo dirvi la verità? o questo punto la immaginate da voi? non esiste la minima prova di questo. Lo gnomone è uno strumento astronomico antico, dire che sia pagano non so che senso abbia esistono strumenti astronomici pagani? La meridiana di Saiint-Sulpice non ha niente di eccezionale. Ce ne sono in molte altre chiese, come Santa Maria degli Angeli a Roma. Oltre alla sua utilità astronomica, innalzare una chiesa disponendo entrate precise per la luce in modo da ottenere un solo raggio luminoso che percorra la navata è sempre stata una sfida ingegneristica.

    Il libro critica anche il seminario di Suulpice "l'attiguo seminario ha una ben documentata storia di credenze non ortodosse e un tempo era il luogo clandestino di incontro di numerose società segrete" eh? E questo dato da dove l'ha preso? Nel 1642 Jean-Jacques Olier viene nominato parroco di questa famosa chiesa e fa erigere il seminario di Saint-Sulpice, al fine di applicare le riforme del Concilio di Trento. In piena crisi modernista il papa San Pio X disse di loro "La congregazione dei sulpiziani è stata la salvezza della Francia. I sulpiziani affermavano con orgoglio che in tutta la loro storia nessuna opera teologica delle migliaia di discepoli della congregazione era stata inserita nell'indice dei libri proibiti dal Santo Uffizio. Dove siano queste ben documentate credenze non ortodosse sarebbe un'ottima domanda da fare a Brown.

 

CONOSCIAMO E CREDIAMO

 

Le informazioni presenti qui sono state prese soprattutto da Contro il Codice da Vinci di Josè Antonio Ullate Fabo e dall'enciclopedia on line Wikipedia