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"Non facciamoci del male, curiamo la vita, curiamo la famiglia, curiamo la natura, curiamo i bambini, curiamo gli anziani" Papa Francesco

India, fanatici indù uccidono un bambino cristiano

Il fondamentalismo non risparmia nemmeno i bambini. Anugrag Gemethi, un bambino cristiano di sette anni che tutti chiamavano Anmol, è stato torturato e ucciso da estremisti indù in un villaggio del Rajasthan, nell’India nordoccidentale. È quanto denunciano i suoi genitori secondo i quali il piccolo sarebbe stato ucciso per mandare un “messaggio” alla sua famiglia e alla comunità cristiana. Diverse organizzazioni cristiane, di differenti confessioni, hanno messo in moto una vasta campagna di comunicazione per assicurare alla giustizia gli assassini del minore.

 

In una nota inviata all’agenzia vaticana Fides dal “Catholic Secular Forum”, una delle associazioni promotrici, si legge: “E’ davvero scioccante che un bambino di 7 anni non sia stato risparmiato dai fondamentalisti dell’hindutva. Quel che è peggio è che la polizia non sia in grado di identificare gli assassini e assicurarli alla giustizia”.

La campagna, titolata “Giustizia per il martire Anmol”, intende sensibilizzare i leader della Chiesa e le istituzioni politiche e giudiziarie, nei più alti gradi. Si chiede una punizione severa per i killer, nel nome della legalità; lo stop alla “persecuzione dei cristiani indiani”; un risarcimento per la famiglia del bambino. Anugrag Gemethi è stato torturato e ucciso nel villaggio di Gamidi, che si trova nel distretto di Dungerpur, nello stato di Rajasthan. Il corpo del piccolo è stato trovato in un laghetto il 18 novembre scorso, dopo una giornata di intense ricerche. Il suo volto era mutilato, privo di occhi, naso e orecchie, e irriconoscibile. Vi erano segni di bruciature sull’addome, le dita dei piedi erano mozzate e tagli profondi su una mano su un braccio. Secondo il rapporto dell'autopsia, la causa della morte è l’annegamento e altre ferite sono imputabili a “morsi di animali”.

Cinque testimoni in ospedale dicono, invece, che sul cadavere erano evidenti segni di tortura, ignorati dal medico. Il padre del ragazzo, Harish Gemethi, ha spiegato alla polizia che “da anni alcuni estremisti indù locali minacciano di uccidermi e hanno danneggiato la mia famiglia innumerevoli volte”. L’uomo ha fatto i nomi degli aggressori, chiedendo agli investigatori di indagare su di loro, ma finora i suoi suggerimenti sono stati ignorati.

Nel villaggio esiste una comunità cristiana di 45 credenti, nata nel 2003. A settembre scorso, un gruppo di estremisti indù ha bloccato un incontro di preghiera dei fedeli, minacciando i presenti di morte. Il Pastore protestante P.S. Jose, segretario diocesano della “Chiesa dei credenti” in Rajasthan, in una lettera alle istituzioni denuncia “il grave ritardo delle polizia nelle indagini”, parlando di “grave brutalità contro i cristiani” e chiedendo “giustizia per una famiglia in lutto”. L’episodio è solo l’ultimo di una lunghissima lista di attacchi alle minoranze.

Secondo dati raccolti dal Global Council of Indian Christians (GCIC), nel solo 2011, la minoranza cristiana è stata vittima di 170 attacchi di nazionalisti indù, di entità più o meno grave. Si tratta di attacchi di vario genere perpetrati da gruppi appartenenti al movimento nazionalista indù del Sangh Parivar. E alle continue violenze anticristiane si aggiunge l’assenza giustizia per le vittime dei pogrom del 2008: una sola condanna per omicidio ogni 20 casi registrati. Intanto nel settembre 2011 il Parlamento ha bloccato per l’ennesima volta l’approvazione del Communal Violence Bill, la legge sulla violenza interreligiosa.

 

Fonte: Vatican Insider