Conosciamo e Crediamo Preghiere e poesie Riflessioni personali Homepage Home Un sito per te

"Non facciamoci del male, curiamo la vita, curiamo la famiglia, curiamo la natura, curiamo i bambini, curiamo gli anziani" Papa Francesco

La Chiesa si oppose alla Repubblica di Salò

Nel settembre del 1943 le truppe tedesche invasero l’Italia, liberarono Mussolini e lo posero a capo della Repubblica Sociale Italiana. Per spingere la popolazione ad appoggiare questo regime, il Duce italiano cercò di fare leva sui valori del fascismo delle origini, riprendendo le istanze rivoluzionarie dei primi anni cercando di mettere in discussione la proprietà privata e il rapporto tra lavoratori e imprese (tentativi velleitari dato che le industrie erano sotto stretto controllo dei tedeschi). La Repubblica di Salò cercò anche di giocare sul buon rapporto tra Stato e Chiesa ribadendo principi quali “la Religione Cattolica Apostolica Romana è la sola religione della RSI”, ma anche questo tentativo andò a vuoto.

 

L’alleanza con la Germania nazista, manifestatasi in particolar modo con l’introduzione delle leggi razziali e l’entrata in guerra a fianco dell’alleato tedesco, aveva infatti profondamente “disaffezionato” l’Italia cattolica dal fascismo. Il Vaticano manifestò un pieno distacco dalla Repubblica di Salò e ciò fu evidente quando il cardinale Maglione, segretario di Stato vaticano, con una nota del 27 settembre rifiutò il riconoscimento diplomatico ribadendo che la Convenzione di Ginevra stabiliva che un paese neutrale non riconosceva alcuno stato sorto in tempo di guerra (scelta dettata probabilmente anche dal fatto che s’intuiva che la repubblica di Salò non era nient’altro che uno stato fantoccio della Germania nazista).

Alcune scelte concrete effettuate dalla Chiesa rimarcarono la diffidenza di questa nei confronti dello stato fascista: il rifiuto di Pio XII di ricevere il generale Graziani, l’attribuzione delle sede episcopali vacanti ad amministratori apostolici e non a vescovi per evitare il placet del governo, il sostegno ai vescovi in contrasto con il regime o l’invito al rettore della Cattolica, padre Gemelli, a evitare nei conferimenti delle lauree qualunque riconoscimento ai “poteri conferiti dallo stato”.

È ormai noto inoltre che nelle proprietà vaticane oltre a moltissimi ebrei, vi trovarono rifugio anche molti esponenti antifascisti come Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Ivanoe Bonomi, Giuseppe Saragat e molti partigiani. L’ostilità del Vaticano verso la Repubblica di Salò era pienamente avvertita dal regime: “Oggi il Vaticano si comporta verso di noi da nemico” scriveva Vittorio Ricci il 18 gennaio del ’44 sul settimanale fascista L’Orizzonte.

I fascisti, per combattere la malcelata ostilità vaticana, agitarono lo spettro di uno scisma nazionale finanziando l’opera del sacerdote don Tullio Calcagno. Questo parroco che non aveva inizialmente accolto con entusiasmo il fascismo (aveva criticato i Patti Lateranensi ed elogiato l’enciclica di Pio XI “Non abbiamo bisogno”), diverrà paradossalmente un fervente sostenitore del regime a partire dalla guerra d’Etiopia. Durante la RSI verrà utilizzato dal ras di Cremona, Roberto Farinacci, per incrinare la compattezza della Chiesa in maggioranza ostile alla ricomparsa dei fascisti. Con l’appoggio di Mussolini, il prete dirigerà il settimanale “Crociata Italica” che fu il giornale più letto dalla repubblica di Salò con 100.000 copie di tiratura nonostante avesse avuto la condanna di importanti vescovi come il cardinale di Milano, Idelfonso Schuster o il vescovo di Cremona, Giovanni Cazzani, che invitarono i fedeli a diffidare da quel sacerdote che era già stato sospeso a divinis, subendo per questo minacce (“questo porco vescovo di Cremona. Se sarò molestato, questo signore me lo lavorerò per benino” scriverà Farinacci a Mussolini). Don Calcagno sul suo giornale proporrà di costituire una Chiesa Cattolica autocefala cioè indipendente da quella romana con un primate italiano distinto dal papa e per questo motivo sarà scomunicato il 24 marzo 1945. Verrà fucilato il mese dopo dai partigiani a pochi giorni di distanza dalla morte del Duce (fine che faranno purtroppo anche molti altri sacerdoti che non si erano compromessi con il regime).

Non va dimenticato perciò che nella Resistenza ebbe un ruolo importante anche il clero consapevole di essere un punto di riferimento sociale e morale nel vuoto apertosi con il crollo delle istituzioni e buona parte del laicato cattolico pronto a scegliere la via della lotta contro il nazifascismo.

 

Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali