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Due sono le vittime dell'aborto. Mamma e figlio... informiamoci...
 

Una delle grandi bugie che si dicono sull'aborto è per tutelare la donna, la sua libertà, la sua salute. Niente di più falso. Il sito Unione Cristiani Cattolici Razionali ci ricorda che, il termine “Sindrome Post Aborto” (PAS) è stato utilizzato per la prima volta nel 1981 durante un’audizione al Senato degli Stati Uniti. Lo ha usato lo psicologo Vincent Rue, testimoniando che, per le sue osservazioni, l’aborto potrebbe portare a disturbi da stress post-traumatico. Da quell’anno innumerevoli studi scientifici ne hanno dimostrato l’esistenza.

Anche la salute della donna è fortemente compromessa aumenta il rischio di placenta previa, di mortalità materna, di cancro al seno, di nascite premature e aborti spontanei, ma è anche rilevato come aumenti il rischio di danni (anche cronici) all’utero

 

Questo video descrive bene alcuni problemi per la salute della donna, e porta un'esperienza della depressione che può portare l'aborto anche a distanza di qualche anno:

 

Molte le conseguenze fisiche di un aborto a cominciare da infezioni derivanti da parti del bambino (o parti fetali se vi aggrada) rimaste dentro, perforazione dell'utero, emoragie interne, problemi di sterilità o tumori. Una vasta gamma di pubblicazioni peer-reviewed indica che un aborto indotto aumenta almeno del 30% il rischio di contrarre il cancro al seno.

Nel novembre 2012 due ricerche cinesi pubblicate su Asian Pacific Journal of Cancer hanno rilevato una correlazione tra il rischio di cancro al seno, l’età avanzata alla nascita del primo figlio e la mancanza di allattamento, il ciclo mestruale breve, l’uso di pillole contraccettive, il non aver mai partorito e soprattutto l’età postmenopausale che purtroppo quintuplica il rischio della temuta malattia.

Nell’aprile 2012 il dottor Hatem Azim, oncologo presso il Jules Bordet Institute di Bruxelles ha effettuato in un periodo di 5 anni uno studio approfondito su 333 donne, di età fra 21 e i 48 anni, che è rimasta incinta dopo una diagnosi di cancro al seno e un gruppo di controllo di 874 donne con diagnosi di cancro al seno simili, ma che non erano rimaste incinta. Diventare incinta in qualsiasi momento dopo una diagnosi di cancro al seno non aumenta il rischio di ricaduta, anche se la gravidanza si verifica durante i primi due anni dopo la diagnosi. Inoltre le pazienti che iniziano una gravidanza sembrano sopravvivere più a lungo rispetto a quelle che non lo fanno.

Nell’agosto 2011, il docente di biologia e endocrinologia dell’University of New York, Joel Brind, e tra i massimi esperti al mondo di cancro al seno, ha affermato che l’aborto indotto ha causato almeno 300 mila casi di cancro al seno con conseguente morte della donna dal 1973 (anno in cui l’aborto è divenuto legale negli USA

Il 22 giugno 2010, uno studio condotto da ricercatori dello Sri Lanka, ha rilevato che le donne che hanno abortito hanno avuto un aumento di rischio di cancro al seno rispetto a quelle che hanno tenuto il bambino. Questo studio epidemiologico ha confermato i risultati di tre altre ricerche eseguite nei 14 mesi precedenti da parte di équipe degli Stati Uniti, Cina e Turchia.

Nel 2009, il docente di biologia e endocrinologia dell’University of New York, Joel Brind, ha pubblicato uno studio chiamato “The abortion-breast cancer connection“, col quale esamina il dettaglio storico-scientifico che riguarda la connessione tra aborto-cancro al seno. Lo specialista sottolinea che «anche se sono stati promulgati studi politicamente corretti per neutralizzare i dati comprovanti il collegamento tra cancro al seno e aborto, dati ancora più forti sono emersi negli ultimi anni, i quali puntano con forza a connettere l’aborto a nascite premature nelle gravidanze successive, che a loro volta aumentano il rischio di cancro al seno nelle madri e la paralisi cerebrale nei bambini nati prematuramente». Il ricercatore elenca e approfondisce tutti questi studi scientifici.

Sempre nell’aprile 2009 viene pubblicato uno studio sul cancro al seno nel peer-reviewed World Journal of Surgical Oncology, in cui si conclude che l’aborto indotto ha aumentato del 66% il rischio di cancro al seno: «I nostri risultati suggeriscono che l’età e l’interruzione di gravidanza sono risultati significativamente associati all’aumento del rischio di cancro al seno», hanno concluso i ricercatori dell’Università di Instanbul.

Per le altre moltissime ricerche potete andare direttamente alla fonte sempre l'ottimo sito Unione Cristiani Cattolici Razionali
 

Fonte: Unione Cristiani Cattolici Razionali